Sherry-Jerez secco da top-league, senza dubbio una delle etichette di riferimento il zona, anche considerata la buona reperibilità in genere. Da sempre uno dei fiori all'occhiello di Valdespino, con un invecchiamento dichiarato di 25 anni in media, con la recente re-brandizzazione/svecchiamento di look, ed il passaggio dal formato 75 cl a 50 cl, ha visto diminuire il differenziale di prezzo col fratello maggiore, il raro Cardenal (sulla carta solo un VORS, quindi per legge 30 anni di invecchiamento medio, ma in realtà ben oltre i 50). La mia, imbottigliata ad inizio 2021, è una delle ultime a jerezane da 75, con la bella livrea classicamente retró, dove sono enumerati i vari premi internazionali conquistati dalla Bodega.
Ad ogni modo, tutto ciò premesso, nel bicchiere appaiono, nell'ordine: nota iniziale di punzante derivata dal primo decennio di crianza bajo flor, poi cere e lacche varie per mobili, cuoio ben rodato, e per finire un ricordo tutt'altro che vago di frutto, sotto forma di svariate marmellate di agrumi e di membrillo (la cotognata spagnola), a ricordarci che non di solo rancio vive l'uomo. In bocca, nessuno spigolo: prima ti avvolge di glicerine e poi ti pulisce con l'acidità, con una superba nota sulfurea sul finale, à la Macallan dei tempi che furono (o meglio, direi che è il contrario...

Abbinato, nel complesso bene, a del prosciutto d'oca affumicato.