Palma ha scritto:Sul Rossese devo dire che sono abbastanza scettico sul fatto che possa arrivare realmente a 95 punti ed ancor meno capisco il volerlo raffrontare per forza a vini che hanno fatto la storia dell'enologia mondiale. Un vino può essere molto buono ed addirittura esaltante anche senza dover per forza sconfiggere Latour. Un minimo di prudenza nei commenti, tra l'altro, evita di attirare antipatie sul vino.
Mi dispiace ma smentisco, Fabrizio.
Ripeto che quel bicchiere aveva un naso assoluto. Il mio amatissimo Haut Brion nelle migliori annate, uno Chateau Rayas in stato di grazia, uno Chave coi controfiocchi, un Biondi-Santi Riserva ben invecchiato non vanno molto oltre, sono lì. Ognuno nella sua tipologia e carattere espressivo, e il Rossese pure, ma siamo lì.
Evidentemente si fa fatica a crederlo e a rendersene conto fino a che non si ha il bicchiere davanti, ed anzi la primissima volta, dovendosi costruire mentalmente il modello specifico si fa fatica ugualmente. Perché l'eccellenza assoluta nella mente di ognuno è un club chiuso, esclusivo, a cui non si accede con facilità. E giustamente, aggiungo. Altrimenti sarebbe un casino, letteralmente: chiunque passa, entra, si fa una trombatina più o meno a pagamento, gli si ammolla il suo bel certificato ufficiale di grande amatore, 100/100, Cinque Cuffiette, Tre Perizomi e via, tutti contenti a macinare consenso euforico e positiveggiante con il prossimo della lista. Sappiamo benissimo come va.
Ma questo non vuol dire che quando ti trovi qualcosa di davvero assoluto sotto al naso tu debba applicare una pesante tara ad un certo vino perché, non facendo
già/ancora parte del club esclusivo dell'eccellenza assoluta, a priori "non può sconfiggere Latour". Altrimenti si fa l'esatto contrario: nonostante il riscontro degustativo, "ci si rifiuta per puro e semplice pregiudizio di raffrontarlo a vini che hanno fatto la storia dell'enologia mondiale", solo perché sull'etichetta c'è scritto "Rossese di Dolceacqua" e non "Syrah de l'Hermitage" o "Brunello di Montalcino" o "Pinot Noir de Vosne".
Ricordo di avere obiettato esattamente il tuo stesso tenore di considerazioni a Bardamu, a mezza degustazione del 1988 di Biamonti, quando lui cominciò a dire che eravamo oltre i 95. Eppure tornando con il naso sul bicchiere mi accorsi che aveva ragione lui, che tolta la mancata corrispondenza con uno dei 5 o 6 modelli del "vino mammasantissima" già conosciuti, Bordeaux, Borgogna, Rodano, Piemonte, Toscana e poco altro, quel vino non aveva proprio niente di meno dei più grandi nasi mai sentiti in vita mia.
Lo stesso dicasi per il Rossese 2004 di Testalonga dell'altra sera. La lucidità sul giudizio mi pare peraltro ampiamente accreditata non solo dal fatto che oltre a me c'erano diversi altri assaggiatori, acclaratamente piuttosto credibili, ma soprattutto dal fatto che si è distinto fra il naso, epocale, e la bocca, "solo" molto buona.
Qui non si tratta di entusiasmo o di voglia di tirarla per le lunghe, si tratta di avere beccato sotto al naso un vino fra i più grandi mai sentiti. Come detto uno può accorgersene ed accettarlo, nonostante la cosa sia oggettivamente disorientante, oppure non accorgersene, oppure non accettarlo. Ma il vino sempre quello era.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”