Messaggioda ferrari federico » 24 nov 2024 10:33
Trattoria - Ristorante nota (soprattutto) per la importante e articolatissima cantina, degna più di un tre stelle Michelin che di una trattoria di paese, ha cambiato “rotta”: pochi tavoli, cucina molto più curata, carta dei vini “scomparsa” e richieste del cliente all’impronta (e al buio, senza vedere il listino prezzi…).
Partiamo con il chiedere che propongano loro vino che si accompagni bene con il menù degustazione per tutto il tavolo che abbiamo dovuto scegliere e che sia qualcosa che “ci sorprenda”: ci viene risposto che non vogliono sorprendere nessuno, che il vino è convivialità, che non gradiscono le “pippe mentali” sul vino ecc.
Allora chiediamo una bottiglia di bollicine, per iniziare, e che poi prenderemo un rosso.
Per la prima ci viene consigliato Champagne, perché gli Champagne sono ancora le migliori bollicine del mondo (ahpperò!); poiché siamo con un’amica che beve solo Champagne da Pinot Nero, chiediamo un Blanc de Noirs: ci viene risposto che sono molto meglio, molto più fini, molto più buoni gli Champagne da Chardonnay. Dico: sarà una questione di gusti?
Riusciamo ad avere uno Champagne da Pinot, il Brut Grand Cru Ernest Remy (che si rivelerà buono, molto scuro all’occhio, quasi un rosè, con una bella freschezza accoppiata ad un corpo notevole e a intensi profumi di crosta di pane).
Prima che ci fosse servito lo Champagne, ci viene chiesto di scegliere anche il rosso, perché i rossi “vanno aperti per tempo”.
Chiediamo, per restare sul tema, un Pinot noir. Il ristoratore ci prospetta un Borgogna e noi consentiamo di buon grado.
Evidentemente, però, pensa che bn la nostra richiesta di un vino rosso da Pinot volesse alludere a un rosso leggerissimo perché il Borgogna che ci porta (insieme allo Champagne e che ci stappa al tavolo prima che potessimo dire se andava bene o no) è veramente lieve, quasi inconsistente (11,5 gradi), non cattivo - per carità - ma un incrocio tra un Tavernello (come struttura) e un Beaujolais nouveau (come esuberanza quasi invadente di profumi primari e fruttati): il Terres Bourgondes 2022 di Emmanuel Giboulot.
Dopo l’assaggio, che a onor del vero ci ha lasciati spiazzati (volevamo essere sorpresi, non spiazzati…) e delusi (siamo un gruppetto di amanti dei rossi consistenti, non dei vini - frutto alla Luca Maroni…), azzardo a dire che la denominazione era per me « strana » e che non l’avevo mai sentita. Mi viene detto che anzi Terres Bourgondes è in piena Borgogna, vicino a Beaune ecc. ecc.
In realtà, scopro dopo grazie all’amico internet che é il nome del vino, un igp… effettivamente a 7 km da Beaune.
A dire la verità, a bicchiere molto areato (diciamo a fine bottiglia) escono fuori anche profumi un po’ più interessanti, con un accenno di speziatura e di cuoio, ma la beva resta sempre inconsistente.
La cucina, almeno, ha soddisfatto.