certe sere non si ha voglia di sperimentare ma si vuole giocare sul sicuro, magari andando a vedere a che punto sta una bottiglia che già in passato ti ha dato grosse soddisfazioni. Una di quelle che hai sempre aperto volentieri, e che non ti ha mai tradito. Magari non un fuoriclasse, ma neanche un mediano da strapazzo.
E anche ieri sera ha fatto la sua figura: già bellissimo il colore, giallo con riflessi verdolini, ed il perlage fine fine mentre lo si versa nel calice, al naso parte con una crema chantilly nettissima, che in breve lascia spazio ad un soffio di lampone abbinato al burro della pasta frolla, come se si fosse in una bella boulangerie di campagna che sforna delle
tartelette aux framboises. L'ossidazione è quasi inesistente, nonostante l'età avanzi. In bocca, la carbonica avvolge in un attimo la lingua, e la prepara ad accogliere la graziosa sferzata di acidità, che avvolge e controbilancia una dolcezza di dosaggio forse un tantinello troppo pronunciata. Un filo di amaro, da pompelmo, accompagna il centro bocca, con una chiusura piacevole e ben integrata anche se più corta di altre volte. Come detto non siamo di fronte ad un fenomeno, ma non lo pretendiamo nemmeno. È uno champagne tutto pasto, che regge benissimo anche un arrosto. Ieri sera tanto per dire mi era venuta voglia di salsiccia alla griglia.
Qualche volta vien da chiedersi, ma cosa distingue un bel champagne dal resto delle bolle? La bottiglia di ieri può aiutare in questo senso: è la nitidezza dei profumi, la loro estrema pulizia e il loro rincorrersi nel tempo. È in una bocca equilibrata, avvolgente, dove le componenti si integrano e non si separano ciascuna dal suol lato, dove l'acidità sferza ma controbilancia la materia, dando volume al centro, e con un finale piacevole, persistente. Così semplice eppure non così facile...
Di cosa ho parlato? Beh, nel caso fosse importante
si tratta di una bottiglia di Cuvée Creation 1998 di Vilmart.