Re: The Drunk Ducks' Nest ...fall-winter 2018-19
Inviato: 18 set 2018 15:42
AUGURIIIIIIIIIII
Questo thread ha più di 10 anni, complimenti
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Gambero Rosso Forum
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Wineduck ha scritto:....Olfattivamente è partito a mille!.....Ha poi avuto una fase calante in cui ho lasciato che l'ossigeno.... Dopo oltre due ore è arrivato un incenso leroyano dopo essere passato dalla fase fruttata
Fedevarius ha scritto:Wineduck ha scritto:....Olfattivamente è partito a mille!.....Ha poi avuto una fase calante in cui ho lasciato che l'ossigeno.... Dopo oltre due ore è arrivato un incenso leroyano dopo essere passato dalla fase fruttata
chiedo scusa se approfitto di questo thread e vado un po' OT per fare una domanda da pivello quale sono: come vi regolate in questi casi? come si stabilisce se il vino avrà o meno una evoluzione in positivo nel giro di qualche ora oppure no??
si tratta semplicemente di cultura ed esperienza?
recentemente un 1er cru di Borgogna (niente di impegnativo) appena aperto aveva tutta la frutta rossa immaginabile, lamponi, caramelle alla fragola... poi parita nel giro di qualche minuto per lasciare un naso non molto espressivo che dopo un paio d'ore sì è aperto ma senza mai ritrovare la dolcezza e futtosità iniziale... sbaglio qualcosa? tempi? bicchiere? (vino? )
Wineduck ha scritto:Meravigliosa bottiglia di Farò Palari 1998
Olfattivamente è partito a mille! Terra vulcanica, rosa, liquirizia, cardamomo, carciofo bollito, thè nero. Ha poi avuto una fase calante in cui ho lasciato che l'ossigenazione facesse il suo giusto lavoro. Dopo oltre due ore è arrivato un incenso leroyano dopo essere passato dalla fase fruttata (durone affogato nel cacao) e della scorza d'arancia. Il cacao è rimasto una costanza di tutte le fasi, percepito fin nella PAI praticamente infinita che mi accompagnava anche dopo molti minuti al sorso successivo.
In bocca aveva una freschezza quasi sbarazzina, un classico caso di "potenza senza peso" nel suo colore diafano, granato luminosissimo che attraeva in modo ipnotico.
La bocca è stata senza dubbio la sua parte migliore: ingresso fresco, tannini fittissimi, levigati ma estremamente vivi, assolutamente non ancora domi... un vino decisamente ancora non arrivato. Finale in crescendo con un vortice di sentori freschi e caldi in perfetta armonia: ancora cacao in polvere, scorza d'arancia, menta, nocciola, terra, thè nero....tanto altro a cui non sono riuscito a dare un nome.
Un applauso scrosciante a Salvatore Geraci: è sempre un gran vino (il più sottovalutato d'Italia, senza se e senza ma) e la '98 rimane di gran lunga la sua migliore annata.
Wineduck ha scritto:Bellissimo pranzo in famiglia con l'aggiunta di due storici forumisti. E' stato veramente un grandissimo piacere condividere con loro alcune bottiglie. In particolare:
- Champagne Brut Blanc de Blancs Heurtebise 2008 Chartogne-Taillet partito un po' contratto e leggermente amaro in chiusura, si è aperto con l'ossigenazione e con un filo di calore, evidenziando una bellissima parata di pasticceria sostenuta da un'acidità da manuale dello Champagne. Stile ossidativo ma di quelli di cui capisci il senso e la direzione. Con una tartare di chianina stra-to-sfe-ri-ca accostata a capperi sotto sale e/o patè d'olive.... sesso puro!
- Champagne Brut Grand Année 2005 Bollinger meno profondo che in annate più nobili ma sempre un grande vino, uno stile possente ma sempre molto equilibrato; gli manca un filo di complessità ma in abbinamento con i crostini di acciughe del cantabrico e burro di Peppino Occelli è goduria pura....
- Meursault Charmes 2001 Comtes Lafon ...punto, game, set, partita! Maremma impestata che vino! Solo all'olfatto ti faceva girare la testa per una girandola di sentori affumicati, di limone candito, di fiori gialli, di burro d'alpeggio, di pesca fresca, di confetture di albicocche, di crema al limone e tanti altri che dopo un po' non può più memorizzare nemmeno se avessi 2 terabyte di memoria! Una mobilità pazzesca al naso che trova poi nella bocca la sua sublimazione: fresco ma voluminoso, dolce ma salato, ampio ma dritto, soprattutto con una lungheeeeeezza... chilometrica! Vino che ti stordisce poi ti ristora e poi di annichilisce! Super!
- Cote Rotie La Serene 2005 Noir Gangloff all'inzio mi ha lasciato perplesso malgrado un'apertura anticipata di oltre 2 ore; naso da manuale della cote rotie ma bocca non legatissima e non proprio voluminosa con una grande acidità ma una caduta abbastanza rapida almeno rispetto alle aspettative. Il tempo però è stato galantuomo e la parte finale della bottiglia è stata sublime: tutte le parti morbide e dure si sono fuse insieme per un risultato di grande livello: carne cruda, oliva fresca, fumè di prim'ordine ed una cremosità (di cassis, di frullato di mirtilli, di carne frollata, di faggio affumicato) veramente splendida. In questa annata gli manca comunque un filino di volume rispetto alle annate più recenti ma il manico è davero di primissimo ordine. Come sostengo da sempre, è il numero uno in Cote Rotie entro i primi vent'anni di invecchiamento dei vini.
- Leoville Las Cases 1989 per me è stata la sorpresona della giornata: naso inizialmente un po' contratto, ferroso ed erbaceo, ma non ampio e variegato come mi sarei aspettato. La bocca però è partita subito bene ed è addirittura migliorata con il passare del tempo! Tutto quello che potreste desiderare da Saint Julienne e non avete mai osato chiedere! Sempre molto elegante, quasi abbottonato ma infinatamente nobile con i suoi tannini finissimi, dolcissimi e super saporiti. La freschezza è dominante e rende piacevole tutti i sentori, dalle erbe da tisana fino al peperone rosso perfettamente maturo e ben condito.
Ancora giovane, non è ancora al top ma è già bevibile con estremo piacere.
maxer ha scritto:
Splendida descrizione di cinque vini goduriosi : complimenti !
("quasi" come averli bevuti insieme ..... )
... i vini degli anni settanta sono quasi un buco nero per la critica: all'uscita erano durotti , non equilibratissimi per tannini abrasivi , relativamente sottili strutturalmente . Proprio per i bassi prezzi d'uscita , riempita la cantina e ancor oggi ne godo i benefici, perché quelle erano annate con caratteristiche per durare . Oggi sono deliziosi, chiaramente se conservati alla perfezione . solitamente l'annata calda , proprio perché fruibile da subito, ha molto più impatto sulla critica. Domenica il Las Cases era magnifico , serafico , teso ma rilassato . Aveva note speziate che rivaleggiavano con il Cote Rotie , una balsamicità pennellata , una struttura salda , senza ipertrofie sensoriali. Bordeaux, quando è grande, ha definizione da acquerello , più che da tela ad olio . E' sfumato e discreto , nel caso di domenica anche una sensualità data da rotondi ammiccamenti sensoriali . Difficile resistergli , come sempre coi vecchi Bordeaux ...che dico , "maturi" ...Wineduck ha scritto:Oggi ripensando e riassaporando con la memoria il fantastico Las Cases '89 di ieri mi sono ricordato dell'insegnamento di uno dei "padri fondatori" di questo forum e di una relativa curiosità.
Immagino e spero che molti di voi abbiamo avuto modo di conoscere Roberto-cortomaltese-lafacciazza uno dei più grandi esperti di Bordeaux del globo terracqueo, uno che quando io ho iniziato a bere vini seri stava già bevendo da vent'anni tutto lo scibile possibile ed immaginabile sia della riva sinistra che da quella destra. Insomma subito dopo vinogodi, a cui mettevano Lafite nel biberon per non farlo piangere, è venuto Roberto con il suoi pantaloni corti, merendina in una mano e bottiglione di Margaux dall'altra!
Cosa mi insegnò Il nostro Robertino? Una regoletta tanto semplice quanto efficace: "il vero esperto della finezza di Bordeaux non è Robert Jr. Parker ma il suo antagonista James Suckling! Parker premia la concentrazione e la potenza, Suckling la definizione, la sinuosità e le sfaccettature". Ammetto che questa affermazione inizialmente mi lasciò interdetto anche perché non avevo l'esperienza per poterla né verificare né confutare.
Con il passare del tempo non ho mai dimenticato il suo insegnamento ed ho cominciato ad osservare se potesse avere un fondamento. Diversi casi mi insinuarono il dubbio che ci fosse del vero (ricordo un clamoroso Pichon Baron ''98 che una sera stupì una platea di bevitori fra cui alcuni molto esperti), fino a quando non ebbi la fortuna di imbattermi in una serie di bottiglie di Margaux '89. Grazie al punteggio infimo che Robertino gli affibbiò all'uscita (89 punti, se non ricordo male) le bottiglie che giravano una decina di anni or sono sul forum costavano decisamente poco rispetto alle altre annate più punteggiate. Suckling al contrario, lo aveva già segnalato come vino top! La prima che comprai la stappai senza molta enfasi a causa delle aspettative bassine. Il risultato però fu entusiasmante. Allora ne presi altre ed iniziai a condividerle con gente più esperta di me per capire se non dipendesse dalla mia scarsa esperienza. Tutti rimanevano basiti: vino della madonna e forse anche di tutti gli arcangeli! Purtroppo anche i nostri due critici se ne accorsero, tanto che James lo porto a 100/100esimi e Parker ad un più dignitoso 96. La differenza però rimaneva e, a mio parere, a totale vantaggio di Suckling (poi possiamo discutere sul fatto che un qualunque vino possa meritare o meno i 100 punti).
La storia del Las Cases 89 è simile: 90 pt. RP e 96 JS. Dopo averlo bevuto la voce di Roberto mi riecheggia nelle orecchie: "ci capisce molto di più Suckling...."
Voi avete esperienze di vini di Bordeaux che vi sono sembrati molto più buoni di quanto Parker non li avesse valutati?
Wineduck ha scritto:Bellissimo pranzo in famiglia con l'aggiunta di due storici forumisti. E' stato veramente un grandissimo piacere condividere con loro alcune bottiglie. In particolare:
- Champagne Brut Blanc de Blancs Heurtebise 2008 Chartogne-Taillet partito un po' contratto e leggermente amaro in chiusura, si è aperto con l'ossigenazione e con un filo di calore, evidenziando una bellissima parata di pasticceria sostenuta da un'acidità da manuale dello Champagne. Stile ossidativo ma di quelli di cui capisci il senso e la direzione. Con una tartare di chianina stra-to-sfe-ri-ca accostata a capperi sotto sale e/o patè d'olive.... sesso puro!
- Champagne Brut Grand Année 2005 Bollinger meno profondo che in annate più nobili ma sempre un grande vino, uno stile possente ma sempre molto equilibrato; gli manca un filo di complessità ma in abbinamento con i crostini di acciughe del cantabrico e burro di Peppino Occelli è goduria pura....
- Meursault Charmes 2001 Comtes Lafon ...punto, game, set, partita! Maremma impestata che vino! Solo all'olfatto ti faceva girare la testa per una girandola di sentori affumicati, di limone candito, di fiori gialli, di burro d'alpeggio, di pesca fresca, di confetture di albicocche, di crema al limone e tanti altri che dopo un po' non può più memorizzare nemmeno se avessi 2 terabyte di memoria! Una mobilità pazzesca al naso che trova poi nella bocca la sua sublimazione: fresco ma voluminoso, dolce ma salato, ampio ma dritto, soprattutto con una lungheeeeeezza... chilometrica! Vino che ti stordisce poi ti ristora e poi di annichilisce! Super!
- Cote Rotie La Serene 2005 Noir Gangloff all'inzio mi ha lasciato perplesso malgrado un'apertura anticipata di oltre 2 ore; naso da manuale della cote rotie ma bocca non legatissima e non proprio voluminosa con una grande acidità ma una caduta abbastanza rapida almeno rispetto alle aspettative. Il tempo però è stato galantuomo e la parte finale della bottiglia è stata sublime: tutte le parti morbide e dure si sono fuse insieme per un risultato di grande livello: carne cruda, oliva fresca, fumè di prim'ordine ed una cremosità (di cassis, di frullato di mirtilli, di carne frollata, di faggio affumicato) veramente splendida. In questa annata gli manca comunque un filino di volume rispetto alle annate più recenti ma il manico è davero di primissimo ordine. Come sostengo da sempre, è il numero uno in Cote Rotie entro i primi vent'anni di invecchiamento dei vini.
- Leoville Las Cases 1989 per me è stata la sorpresona della giornata: naso inizialmente un po' contratto, ferroso ed erbaceo, ma non ampio e variegato come mi sarei aspettato. La bocca però è partita subito bene ed è addirittura migliorata con il passare del tempo! Tutto quello che potreste desiderare da Saint Julienne e non avete mai osato chiedere! Sempre molto elegante, quasi abbottonato ma infinatamente nobile con i suoi tannini finissimi, dolcissimi e super saporiti. La freschezza è dominante e rende piacevole tutti i sentori, dalle erbe da tisana fino al peperone rosso perfettamente maturo e ben condito.
Ancora giovane, non è ancora al top ma è già bevibile con estremo piacere.
win_67 ha scritto:Parlando del Turriga leggo: " Il 1995 è considerata l’annata peggiore tanto da non essere stato messo in commercio."
Come sono strane le informazioni che circolano in internet!!!
Vincenzo
ilvinaio ha scritto:win_67 ha scritto:Parlando del Turriga leggo: " Il 1995 è considerata l’annata peggiore tanto da non essere stato messo in commercio."
Come sono strane le informazioni che circolano in internet!!!
Vincenzo
Il 1995 non solo fu messa in commercio ma rimane una delle annate migliori
Wineduck ha scritto:Brevi flash sulle bevute dell'ultimo mese:
- Meursault village 2010 Dominique Lafon ...non riconosciuto; sottile …
Wineduck ha scritto:In occasione del mio esimo compleanno ho comcinciato a ragionare sul fatto che il mio tempo per i grandi vini non durerà ancora moltissimo e che quindi non vale la pena aspettare eccessivamente i top wines che occhieggiano languidi nella mia direzione ogni volta che entro in cantina. Ho deciso quindi di tirare il collo a quella che più mi faceva "sbavare" in sogno da mesi...
Meursault Perrieres 2004 Domaine Comtes Lafon
Di esperienze semi-mistiche con il vino in 20 anni ne ho fatte diverse ma questa entrerà di prepotenza nell'olimpo delle migliori. Le aspettative erano decisamente alte ma quando un vino ti sorprende oltre le tue grandi speranze, significa che è proprio "top". A se stessi non si proprio mentire!
Il vino si è presentato di un bel colore dorato, luminosissimo, maturo ma senza eccessi né cromatici né olfattivi. La partenza è fisiologicamente un po' appannata ma la sensazione, sia al naso che in bocca, è di "una piccola bomba sul punto di esplodere": naso compresso, bocca aggrovigliata di 100 sentori, subito lunghissima ma ancora confusa. Sono però bastati alcuni minuti ed il consueto "miracolo dello scioglimento del sangue" si è ripetuto per l'ennesima volta. Il risultato è stato esaltante: alle narici arrivavano zaffate di mazzi di fiori viola e bianchi, come quando i mazzi vengono agitati nelle feste paesane e ti arrivano delle folate intense, stordenti, ammalianti. Niente profumini appena accennati da andare a cercare ma vere e proprie "ventate" che progressivamente si sono rinfrescate con refoli di mentuccia, zafferano ed una leggera polvere pirica sullo sfondo. I sorsi si facevano sempre più entusiasmanti man mano che il tempo trascorreva e che l'ossigeno faceva la sua parte: l'ingresso in bocca diventava sempre più fresco, salato e mentolato fino quasi a sembrare glaciale, Una sensazione quasi imbarazzante di freschezza che mi penetrava fin sul colletto dei denti facendomi rabbrividire di piacere. Il meglio però è arrivato poco dopo: dopo un paio di secondi, non appena il sorso si accomodava al centro della bocca, si percepiva "l'esplosione" palatale! Sembrava davvero che mi scoppiasse in bocca un nucleo densissimo di mille diversi sentori che mi permeavano tutto il cavo orale e mi lasciavano attonico per decine di secondi, anche alcuni minuti, con una persistenza che non ricordo di aver mai provato in un vino bianco (e ve lo dice un amante dei vini bianchi del Rodano che non brillano per freschezza ma in quanto ad intensità e persistenza sono dei campioni mondiali!). Erbe provenzali, di nuovo menta, un filo di miele di acacia (finissimo e appena percepibile), zafferano, curcuma ed altre spezie gialle, ginestra e rododendro: sono solo alcuni dei sentori che sono riuscito a percepire e memorizzare in quella sarabanda di sensazioni che cambiava ad ogni sorso e che mi stupiva sempre di più. Arrivato verso il fondo della bottiglia si è un po' calmato diventando ancora più fresco e beverino ma meno intenso e sconvolgente rispetto alla fase centrale. In definitiva una bevuta che poteva essere paragonata ad un amplesso con una ventenne scatenata!
Bottiglia unica che difficilmente mi ricapiterà di bere nuovamente nella vita. Un motivo in più per tenere in memoria questo bellissimo ricordo.
P.S. su FB mi sono permesso di ipotizzare che un vino bianco del genere possa essere superato in bellezza solo dai migliori Montrachet. Non ho ovviamente molta esperienza di bevute di vini della "divina collina": per questo mi piacerebbe che qualcuno si pronunciasse sull'accostamento fra i migliori Perrieres (anche quello di Coche Dury) ed i migliori Montrachet. Giusto per sognare un po' un accostamento "galacticos"...
...mai , dico mai , incontrato premox in Comte Lafon , sei stato davvero sfigato .Konstantin_Levin88 ha scritto:Wineduck ha scritto:In occasione del mio esimo compleanno ho comcinciato a ragionare sul fatto che il mio tempo per i grandi vini non durerà ancora moltissimo e che quindi non vale la pena aspettare eccessivamente i top wines che occhieggiano languidi nella mia direzione ogni volta che entro in cantina. Ho deciso quindi di tirare il collo a quella che più mi faceva "sbavare" in sogno da mesi...
Meursault Perrieres 2004 Domaine Comtes Lafon
Di esperienze semi-mistiche con il vino in 20 anni ne ho fatte diverse ma questa entrerà di prepotenza nell'olimpo delle migliori. Le aspettative erano decisamente alte ma quando un vino ti sorprende oltre le tue grandi speranze, significa che è proprio "top". A se stessi non si proprio mentire!
Il vino si è presentato di un bel colore dorato, luminosissimo, maturo ma senza eccessi né cromatici né olfattivi. La partenza è fisiologicamente un po' appannata ma la sensazione, sia al naso che in bocca, è di "una piccola bomba sul punto di esplodere": naso compresso, bocca aggrovigliata di 100 sentori, subito lunghissima ma ancora confusa. Sono però bastati alcuni minuti ed il consueto "miracolo dello scioglimento del sangue" si è ripetuto per l'ennesima volta. Il risultato è stato esaltante: alle narici arrivavano zaffate di mazzi di fiori viola e bianchi, come quando i mazzi vengono agitati nelle feste paesane e ti arrivano delle folate intense, stordenti, ammalianti. Niente profumini appena accennati da andare a cercare ma vere e proprie "ventate" che progressivamente si sono rinfrescate con refoli di mentuccia, zafferano ed una leggera polvere pirica sullo sfondo. I sorsi si facevano sempre più entusiasmanti man mano che il tempo trascorreva e che l'ossigeno faceva la sua parte: l'ingresso in bocca diventava sempre più fresco, salato e mentolato fino quasi a sembrare glaciale, Una sensazione quasi imbarazzante di freschezza che mi penetrava fin sul colletto dei denti facendomi rabbrividire di piacere. Il meglio però è arrivato poco dopo: dopo un paio di secondi, non appena il sorso si accomodava al centro della bocca, si percepiva "l'esplosione" palatale! Sembrava davvero che mi scoppiasse in bocca un nucleo densissimo di mille diversi sentori che mi permeavano tutto il cavo orale e mi lasciavano attonico per decine di secondi, anche alcuni minuti, con una persistenza che non ricordo di aver mai provato in un vino bianco (e ve lo dice un amante dei vini bianchi del Rodano che non brillano per freschezza ma in quanto ad intensità e persistenza sono dei campioni mondiali!). Erbe provenzali, di nuovo menta, un filo di miele di acacia (finissimo e appena percepibile), zafferano, curcuma ed altre spezie gialle, ginestra e rododendro: sono solo alcuni dei sentori che sono riuscito a percepire e memorizzare in quella sarabanda di sensazioni che cambiava ad ogni sorso e che mi stupiva sempre di più. Arrivato verso il fondo della bottiglia si è un po' calmato diventando ancora più fresco e beverino ma meno intenso e sconvolgente rispetto alla fase centrale. In definitiva una bevuta che poteva essere paragonata ad un amplesso con una ventenne scatenata!
Bottiglia unica che difficilmente mi ricapiterà di bere nuovamente nella vita. Un motivo in più per tenere in memoria questo bellissimo ricordo.
P.S. su FB mi sono permesso di ipotizzare che un vino bianco del genere possa essere superato in bellezza solo dai migliori Montrachet. Non ho ovviamente molta esperienza di bevute di vini della "divina collina": per questo mi piacerebbe che qualcuno si pronunciasse sull'accostamento fra i migliori Perrieres (anche quello di Coche Dury) ed i migliori Montrachet. Giusto per sognare un po' un accostamento "galacticos"...
Dico due cose:
1) è soggettivo, e la descrittologia non è scienza esatta, ma mi colpisce che nei molti descrittori da te citati non ci fosse la nocciola (o la mandorla, o qualche altra frutta secca), che nei 2 millesimi che ho sentito di questo vino era parte dominante del bouquet. Forse la 2004 ha un profilo più fresco e sparisce...
2) Posso dire che hai avuto anche un po' di culo? Con Comtes il premox è dietro l'angolo, e soprattutto sui Perrieres di quegli anni...
Bello però vedere tanto entusiasmo. Di sicuro è una bottiglia che lo merita.
Complimenti!
Dario
vinogodi ha scritto:...mai , dico mai , incontrato premox in Comte Lafon , sei stato davvero sfigato .Konstantin_Levin88 ha scritto:Wineduck ha scritto:In occasione del mio esimo compleanno ho comcinciato a ragionare sul fatto che il mio tempo per i grandi vini non durerà ancora moltissimo e che quindi non vale la pena aspettare eccessivamente i top wines che occhieggiano languidi nella mia direzione ogni volta che entro in cantina. Ho deciso quindi di tirare il collo a quella che più mi faceva "sbavare" in sogno da mesi...
Meursault Perrieres 2004 Domaine Comtes Lafon
Di esperienze semi-mistiche con il vino in 20 anni ne ho fatte diverse ma questa entrerà di prepotenza nell'olimpo delle migliori. Le aspettative erano decisamente alte ma quando un vino ti sorprende oltre le tue grandi speranze, significa che è proprio "top". A se stessi non si proprio mentire!
Il vino si è presentato di un bel colore dorato, luminosissimo, maturo ma senza eccessi né cromatici né olfattivi. La partenza è fisiologicamente un po' appannata ma la sensazione, sia al naso che in bocca, è di "una piccola bomba sul punto di esplodere": naso compresso, bocca aggrovigliata di 100 sentori, subito lunghissima ma ancora confusa. Sono però bastati alcuni minuti ed il consueto "miracolo dello scioglimento del sangue" si è ripetuto per l'ennesima volta. Il risultato è stato esaltante: alle narici arrivavano zaffate di mazzi di fiori viola e bianchi, come quando i mazzi vengono agitati nelle feste paesane e ti arrivano delle folate intense, stordenti, ammalianti. Niente profumini appena accennati da andare a cercare ma vere e proprie "ventate" che progressivamente si sono rinfrescate con refoli di mentuccia, zafferano ed una leggera polvere pirica sullo sfondo. I sorsi si facevano sempre più entusiasmanti man mano che il tempo trascorreva e che l'ossigeno faceva la sua parte: l'ingresso in bocca diventava sempre più fresco, salato e mentolato fino quasi a sembrare glaciale, Una sensazione quasi imbarazzante di freschezza che mi penetrava fin sul colletto dei denti facendomi rabbrividire di piacere. Il meglio però è arrivato poco dopo: dopo un paio di secondi, non appena il sorso si accomodava al centro della bocca, si percepiva "l'esplosione" palatale! Sembrava davvero che mi scoppiasse in bocca un nucleo densissimo di mille diversi sentori che mi permeavano tutto il cavo orale e mi lasciavano attonico per decine di secondi, anche alcuni minuti, con una persistenza che non ricordo di aver mai provato in un vino bianco (e ve lo dice un amante dei vini bianchi del Rodano che non brillano per freschezza ma in quanto ad intensità e persistenza sono dei campioni mondiali!). Erbe provenzali, di nuovo menta, un filo di miele di acacia (finissimo e appena percepibile), zafferano, curcuma ed altre spezie gialle, ginestra e rododendro: sono solo alcuni dei sentori che sono riuscito a percepire e memorizzare in quella sarabanda di sensazioni che cambiava ad ogni sorso e che mi stupiva sempre di più. Arrivato verso il fondo della bottiglia si è un po' calmato diventando ancora più fresco e beverino ma meno intenso e sconvolgente rispetto alla fase centrale. In definitiva una bevuta che poteva essere paragonata ad un amplesso con una ventenne scatenata!
Bottiglia unica che difficilmente mi ricapiterà di bere nuovamente nella vita. Un motivo in più per tenere in memoria questo bellissimo ricordo.
P.S. su FB mi sono permesso di ipotizzare che un vino bianco del genere possa essere superato in bellezza solo dai migliori Montrachet. Non ho ovviamente molta esperienza di bevute di vini della "divina collina": per questo mi piacerebbe che qualcuno si pronunciasse sull'accostamento fra i migliori Perrieres (anche quello di Coche Dury) ed i migliori Montrachet. Giusto per sognare un po' un accostamento "galacticos"...
Dico due cose:
1) è soggettivo, e la descrittologia non è scienza esatta, ma mi colpisce che nei molti descrittori da te citati non ci fosse la nocciola (o la mandorla, o qualche altra frutta secca), che nei 2 millesimi che ho sentito di questo vino era parte dominante del bouquet. Forse la 2004 ha un profilo più fresco e sparisce...
2) Posso dire che hai avuto anche un po' di culo? Con Comtes il premox è dietro l'angolo, e soprattutto sui Perrieres di quegli anni...
Bello però vedere tanto entusiasmo. Di sicuro è una bottiglia che lo merita.
Complimenti!
Dario
Marco
Konstantin_Levin88 ha scritto:vinogodi ha scritto:...mai , dico mai , incontrato premox in Comte Lafon , sei stato davvero sfigato .Konstantin_Levin88 ha scritto:Wineduck ha scritto:In occasione del mio esimo compleanno ho comcinciato a ragionare sul fatto che il mio tempo per i grandi vini non durerà ancora moltissimo e che quindi non vale la pena aspettare eccessivamente i top wines che occhieggiano languidi nella mia direzione ogni volta che entro in cantina. Ho deciso quindi di tirare il collo a quella che più mi faceva "sbavare" in sogno da mesi...
Meursault Perrieres 2004 Domaine Comtes Lafon
Di esperienze semi-mistiche con il vino in 20 anni ne ho fatte diverse ma questa entrerà di prepotenza nell'olimpo delle migliori. Le aspettative erano decisamente alte ma quando un vino ti sorprende oltre le tue grandi speranze, significa che è proprio "top". A se stessi non si proprio mentire!
Il vino si è presentato di un bel colore dorato, luminosissimo, maturo ma senza eccessi né cromatici né olfattivi. La partenza è fisiologicamente un po' appannata ma la sensazione, sia al naso che in bocca, è di "una piccola bomba sul punto di esplodere": naso compresso, bocca aggrovigliata di 100 sentori, subito lunghissima ma ancora confusa. Sono però bastati alcuni minuti ed il consueto "miracolo dello scioglimento del sangue" si è ripetuto per l'ennesima volta. Il risultato è stato esaltante: alle narici arrivavano zaffate di mazzi di fiori viola e bianchi, come quando i mazzi vengono agitati nelle feste paesane e ti arrivano delle folate intense, stordenti, ammalianti. Niente profumini appena accennati da andare a cercare ma vere e proprie "ventate" che progressivamente si sono rinfrescate con refoli di mentuccia, zafferano ed una leggera polvere pirica sullo sfondo. I sorsi si facevano sempre più entusiasmanti man mano che il tempo trascorreva e che l'ossigeno faceva la sua parte: l'ingresso in bocca diventava sempre più fresco, salato e mentolato fino quasi a sembrare glaciale, Una sensazione quasi imbarazzante di freschezza che mi penetrava fin sul colletto dei denti facendomi rabbrividire di piacere. Il meglio però è arrivato poco dopo: dopo un paio di secondi, non appena il sorso si accomodava al centro della bocca, si percepiva "l'esplosione" palatale! Sembrava davvero che mi scoppiasse in bocca un nucleo densissimo di mille diversi sentori che mi permeavano tutto il cavo orale e mi lasciavano attonico per decine di secondi, anche alcuni minuti, con una persistenza che non ricordo di aver mai provato in un vino bianco (e ve lo dice un amante dei vini bianchi del Rodano che non brillano per freschezza ma in quanto ad intensità e persistenza sono dei campioni mondiali!). Erbe provenzali, di nuovo menta, un filo di miele di acacia (finissimo e appena percepibile), zafferano, curcuma ed altre spezie gialle, ginestra e rododendro: sono solo alcuni dei sentori che sono riuscito a percepire e memorizzare in quella sarabanda di sensazioni che cambiava ad ogni sorso e che mi stupiva sempre di più. Arrivato verso il fondo della bottiglia si è un po' calmato diventando ancora più fresco e beverino ma meno intenso e sconvolgente rispetto alla fase centrale. In definitiva una bevuta che poteva essere paragonata ad un amplesso con una ventenne scatenata!
Bottiglia unica che difficilmente mi ricapiterà di bere nuovamente nella vita. Un motivo in più per tenere in memoria questo bellissimo ricordo.
P.S. su FB mi sono permesso di ipotizzare che un vino bianco del genere possa essere superato in bellezza solo dai migliori Montrachet. Non ho ovviamente molta esperienza di bevute di vini della "divina collina": per questo mi piacerebbe che qualcuno si pronunciasse sull'accostamento fra i migliori Perrieres (anche quello di Coche Dury) ed i migliori Montrachet. Giusto per sognare un po' un accostamento "galacticos"...
Dico due cose:
1) è soggettivo, e la descrittologia non è scienza esatta, ma mi colpisce che nei molti descrittori da te citati non ci fosse la nocciola (o la mandorla, o qualche altra frutta secca), che nei 2 millesimi che ho sentito di questo vino era parte dominante del bouquet. Forse la 2004 ha un profilo più fresco e sparisce...
2) Posso dire che hai avuto anche un po' di culo? Con Comtes il premox è dietro l'angolo, e soprattutto sui Perrieres di quegli anni...
Bello però vedere tanto entusiasmo. Di sicuro è una bottiglia che lo merita.
Complimenti!
Dario
Marco
Perrieres 2000, bevuto 5/6 anni fa: ossidato precedentemente. Mi fu detto dai miei maestri che non era evento raro con questo produttore. Relata refero.
Perrieres 2006: 2 anni fa, straordinario ma molto diverso dalla descrizione di Wineduck.