Wineduck ha scritto:giodiui ha scritto:Comunque in langa baroli 'classici' o base' a poco più di 20 euro si trovano regolarmente: Trediberri, Luigi Pira, Fenocchio, Massolino, ecc.
quindi non è che sia poi tutta questa 'bazza' quello di Rosso.
Sicuramente è un bel business per lui, visto che ne fa 50.000 bottiglie (
http://www.giovannirosso.com/pages/it/v ... alunga.php).
Che poi viene da chiedersi
cui prodest, compra le uve e ne fa una vagonata per poi venderlo ai supermercati. Non esattamente la mia idea di produttore di territorio, ma probabilmente è quello che gli ha permesso di creare il capitale per investire sull'Etna.
Come si è detto in altri lidi, è il mercato bellezza...
A questo punto non capisco più caro Roberto: se un produttore imbottiglia poche centinaia di bottiglie che vanno a ruba sul mercato con relativo incremento della domanda rispetto al'offerta, la fisiologica ed ineliminabile crescita del prezzo non ti va bene. Se però il produttore aumenta le quantità, driblando così la trappola dell'irrigidimento dell'offerta che fa salire il prezzo, non ti va bene lo stesso perchè secondo te "non è territoriale"! Secondo me hai le idee un po' confuse oppure hai un desiderio fanciullesco di ottenere solo quello che piace a te al prezzo che piace a te. Che una grande quantità di appassionati ed amatori del Barolo possano godere di un buon prodotto ad un prezzo "abbordabile" ti irrita (sul fatto poi che una bottiglia di vino sia "economica" a 20 euro avrei molti mamolti dubbi: dovremmo chiederlo a qualche milione di cassaintegrati, disoccupati, pensionati con la minima, ecc.).
Non ho ancora capito per quali insondabili motivi tu ritenga te stesso un appartenente "di diritto" a quella elite eno-culturale che dovrebbe poter ricevere, in esclusiva e ad un prezzo basso, dei prodotti che oggettivamente piacciono a centinaia di migliaia di persone (per non dire milioni) sulla faccia della terra. Personalmente mi vengono i brividi quando leggo su questo forum qualcuno scrivere, in pieno stile "enofighetto e vagamente spocchioso", che un vino è da considerare "da supermercato": come se la migliore reperibilità togliesse automaticamente bontà al vino stesso.
Infatti che cinquantamila bottiglie siano una "vagonata" avrei qualcosa da dire: le tirature dei primi vini dei migliori Chateau di Bordeaux sono di centinaia di migliaia di bottiglie ciascuno eppure la qualità è al top mondiale. Nessuno si è mai sognato di considerarli "vinelli" solo perchè ne vengono imbottigliati "a vagonate".
Queste tue esternazioni mi ricordano molto un certo atteggiamento di "spocchia intellettuale" che caratterizzava questo forum una quindicina di anni fa: magari tu sei diverso (lo spero sinceramente) perchè ho sperato per anni che quel brutto periodo non tornasse più. E sinceramente continuo a sperarlo per il bene di questa comunità.
Caro Alessandro, secondo me fraintendi l'essenziale (e anche il marginale) di quello che scrivo perché sovrapponi due discorsi diversi che ho fatto, anche se entrambi legati a come si sta sul mercato, e peraltro piuttosto coerenti l'uno con l'altro, a mio modo di vedere. E li confondi perché hai un pregiudizio che ti fa vedere in modo manicheo la questione: o accetti il mercato nella sua versione più neoliberale e spietata (i vermi e gli squali) o lo rifiuti secondo modalità cripto-comuniste d'antan (la sinistra fighetta, gli idealisti, l'elite spocchiosa). Caro Alessandro, il mondo sta lì in mezzo, e le sfumature sono tante, tu qui tagli troppo con l'accetta. Chiuso il 'pippone' filosofico.
Riguardo a Rosso mi sono limitato ad osservare che:
1) un barolo a 20 euro non è che sia poi tutta questa bazza perché i 'base' buoni in zona si prendono a poco di più, quindi era una riflessione sul polverone legato alla super offerta che a me non sembra tale.
2) se accettiamo il principio che tutto quello che il mercato sostiene va bene, allora è normale che un piccolo produttore triplichi la sua produzione comprando uve anziché concentrarsi sul suo, diciamo, 'core business' (ester canale?), il che va benissimo se si accetta il principio del mercato sovrano, che tu peraltro condividi.
Al contrario di te, io mi interrogo su due fenomeni che in modi diversi mi lasciano perplesso: la speculazione del mercato secondario (i bagarini del vino) e la produzione per commercializzazione un po' spinta. anche qui evito il pippone sulle diverse interpretazioni del capitalismo, del mercato, di come la ipercapitalizzazione della terra stravolga meccanismi che altrimenti (e altrove) funzionerebbero e funzionano diversamente.
La chiusa sul "è il mercato bellezza" era ironico-provocatrice, e vedo che con te ha funzionato il pungolo della provocazione più che quello dell'ironia.
Del resto provocazione e ironia sono le due facce della stessa medaglia, e questa è la sezione polemiche, bellezza
sugli enofighetti e le elites di diritto non commento perché di queste cose è divertente scherzare a voce, ma si rischia rapidamente di degenerare se ci si affida alla parola scritta.