Vinos ha scritto:marcolanc ha scritto:Prima di tutto, grazie Marco! Giornata piacevolissima, con bottiglie in gran forma e ottima compagnia. Poi, come al solito, abbiamo mangiato da urlo!
Tralascio per brevità gli champagne (che mi sono comunque piaciuti molto) e i chinati (anch’io ho preferito il 2008), passando direttamente alle “sfide” tra baroli.
Massolino - personalmente, come ti ho detto subito, ho preferito il 2008 ( ), più fresco e dinamico, al 1996 ( ), che ho provato a tenere nel terzo bicchiere a lunghissimo, senza però mai trovare spunti che mi entusiasmassero. Anzi, col tempo mi è sembrato sedersi anche di più. Per me, ha dato il meglio di sé qualche anno addietro.
Burlotto - qui la sfida per me si è fatta più interessante, con un 2013 ( ) esplosivo ed un 2001 ( ) che sembrava il suo fratello maggiore, ugualmente dinamico, ma giustamente più maturo. Gran bella coppia. A faccine, li metto alla pari, ma dovendo scegliere prendo il 2013, che avrà una bella strada davanti a sé.
Gaja - in questo caso, i 22 anni in più del Tildin sono stati nettamente a suo vantaggio. L’anno scorso ho assaggiato Tildin e San Lorenzo 2013: due vini totalmente inespressivi (nella mia incompetenza, ho avuto il dubbio che certi premi e punteggi siano stati assegnati più come atti di fede che altro). Il 2008 ( ) di oggi, pur pagando un pegno evidente al legno della botte (cocco sparatissimo), almeno era un vino... poi, quando senti il ‘96 ( ), finalmente bevi un vero Gaja!
Giacosa - 2011 ( ) fantastico... ma 1996 ( ) un fuoriclasse: per me, ha dato un giro a tutti i precedenti. Che vino!!!
Roagna - farci assaggiare l’anteprima del 2008 ( ) è stato un gran bel regalo, tanto più in parallelo con un Crichet Paje di altra concezione come il 1998 ( ), di grande carattere, ma anche più rustico. Anche in questo caso, parlo per me: pur essendo ancora un neonato, il 2008 mi è piaciuto un botto! Vino estremamente dinamico (tenuto nel terzo bicchiere per un bel po’, è cambiato di almeno dieci volte), acidità mostruosa, tannino di grandissima finezza, lungo da morire... uno spettacolo! Mi piacerebbe risentirlo tra qualche anno.
Mascarello - peccato per il 1995 defunto, in compenso un 2008 ( ) di grande spessore, con questi netti sentori di salamoia che via via lasciavano spazio ad un frutto golosissimo. È stato un pelino penalizzato (almeno per quanto mi riguarda) dai due colossi successivi, che mi hanno sparato in un’altra dimensione.
Conterno - e finalmente ho bevuto il 2010 ( ), di cui molto avevo letto e sentito (e per cui mi sono svenato come tanti a “scatola chiusa”, nella speranza di non avere buttato un bel mucchio di soldi in un mero fenomeno speculativo). Anche in questo caso, solo una parola: fuoriclasse. Come (e forse addirittura più di quanto) mi era già successo per il 2008 (più floreale e anche più pronto di questo), ho avuto la sensazione di avere nel bicchiere un autentico gigante di rarissima esuberanza, che certamente crescerà nei prossimi decenni, ma che già adesso è un caleidoscopio di emozioni. Sono situazioni rare (almeno per me) e me le godo tutte. Ero curioso anche di sentire il 1996 ( ), che ho trovato molto più aperto di quanto mi aspettassi. Ovvio che ogni bottiglia fa storia a sé, a maggior ragione quando ha vent’anni e passa, ma se devo parlare di questo, capisco perché sia stato descritto da chi ha esperienza in materia come un capolavoro: ha ancora tanta strada davanti, viste l’acidità sferzante e la carica tannica che lo sorreggono, ma già adesso, dopo “appena” 21 anni dalla vendemmia, è un’esperienza.
Un’ultima nota sulle faccine: ho cercato di “relativizzarle” ad un contesto molto particolare. Per intenderci, il Vigna Rionda 1996 di Massolino sarebbe da 5 faccine nel 99% delle mie bevute, ma qui le ho dovute dimezzare...
Di nuovo, grazie Marco!
Una sola cosa se posso permettermi, il vigna rionda 1996 anche in un contesto diverso SECONDO ME non avrebbe superato 3 faccine.
Mi sono espresso male. Il concetto è che in occasioni come queste si bevono vini che, almeno per quanto mi riguarda, sono ben oltre la media di quanto capiti nel (mio) bicchiere abitualmente.
Di conseguenza, si rischia di passare per “avari” nei giudizi, ma, dovendo cercare di trovare un metro di che dia anche un’idea di “classifica delle preferenze”, io rimodulo di volta in volta il numero di faccine. Forse (anzi, sicuramente) ho fatto l’esempio sbagliato, ché come ho scritto, anche per me quel Vigna Rionda non era il massimo della vita, ma in generale gran parte delle bottiglie bevute ieri (compresi almeno 3 champagne su 4) avrebbero fatto la parte del leone in quasi tutte le altre occasioni (parlo per me).