Bollettino AVR - " Never Ending Tour "

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Baroloonline
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Baroloonline » 20 mag 2011 01:57

Dedalus ha scritto:
Baroloonline ha scritto:i vini che voi chiamate moderni [...] i vini che voi chiamate tradizionalisti


Io invece preferisco puntare a vendere pop corn sulla base di argomenti più originali, tipo la diatriba modernisti-tradizionalisti in Langa... :lol:

Quindi chiederei a Francesco quali espressioni usa lui per identificare i vini in cui è riconoscibile l'impronta moderna, e quelli in cui è riconoscibile l'impronta tradizionale.

Partendo dal punto di vista di considerare vini senza difetti, quindi vini senza volatili eccessive, senza tannini gallici, senza sentori di botte vecchia o di smalto, senza sentori di brett o di chips, ridurrei nelle annate recenti il discorso ad un semplice punto: nel vino in uscita il legno (ben usato) fa parte e fara' sempre parte del corredo aromatico oppure è assente e lo sarà sempre? Oramai se si vuole cercare il sottile confine che divide i due ex schieramenti secondo me basta focalizzare questo punto.Infatti le tecniche di cantina oramai si vanno a confondere, quasi sovrapponendosi, le malolattiche in legno o in acciaio non sono determinanti, i frutti scuri stanno via via svanendo, di tannini gallici se ne sentono sempre meno, tra un tonneau e una botte da 10hl non ci sono enormi differenze, il batonnage è usato sempre di meno....
Ora, fermo restando che per me al nebbiolo non serve l'apporto di legno, fermo restando che rispetto alla Borgogna, a Bordeaux o al Rodano il nebbiolo digerisce di meno il legno e in piu' tempo, fermo restando che certi legni ora sono piu' "educati" e "governati" rispetto ad un tempo, dopo tutto sono contento che ci sia stato il passaggio degli anni 90, perche' la scossa all'ambiente c'è stata, si sono rovinati tanti grandi vini, ma la qualità media del Piemonte Vitivinicolo alla fine è migliorata. Annate ce ne sono in uscita in continuo: nella nostra carriera di bevitori, se non cambiamo passione, avremo la possibilità di seguire almeno 30/40. E' davvero cosi' determinante averne perse 4 o 5 per una parte dei produttori?
I conti con le mie convinzioni passate (molte imparate talune inculcate da questo forum) li ho fatti, e voglio sottolineare che dal 1999 ogni annata è migliore tecnicamente alla precedente e tutto è in continuo movimento. A questo punto mi vengono spontanee delle domande: abbiamo voglia o no di rimettere in gioco le nostre convinzioni assaggiando e riassaggiando anche chi non ci ha convinto nel passato? Abbiamo voglia di non dare per scontato che certe nostre idee debbano essere immutabili? Abbiamo tutti la serenità e l'umiltà di capire fino a dove avevamo ragione e fino a dove avevamo torto? Abbiamo la serenità di aprirci un Bric del Fiasc di Scavino 96, sapendo che cosa stiamo facendo e giudicandolo per quello che è e non per quello che "sappiamo" che sia?
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Dedalus » 20 mag 2011 04:30

Io non sto mica dicendo che ci sono caste immutabili, produttori moderni in una e produttori tradizonali nell'altra, e che mai nessuno potrà mai uscire dalla propria categoria, a prescindere da come fa i vini.

Chiedevo se, per i singoli vini che risultano in degustazione moderni e per i singoli vini che risultano in degustazione tradizionali, di ultima uscita come di lungo invecchiamento, tu usassi una terminologia diversa.

Ovviamente, nel giudicare in retrospettiva i vini che all'uscita erano pienamente modernisti o anche turbomodernisti bisogna sempre adottare il metro assoluto del grande Barolo, e non quello relativo del miglioramento relativo rispetto a come erano all'uscita.

Se prendiamo il Bric del Fiasc 1996, non dobbiamo valutarlo rispetto a come era all'uscita (peraltro questo vino lo ricordo benissimo all'uscita ad una degustazione di Tre Archi ad Oleggio, e a parte le note di maturità un po' così che caratterizzano molte annate non caldissime di questo produttore mi parve un vino tutt'altro che cattivo già allora), dobbiamo sempre valutarlo rispetto ai Monfortino 1996, agli Asili e ai Rocche del Falletto 1996, ai Brunate Le Coste 1996, ai Monprivato 1996...

Per il resto delle tue preoccupazioni c'è la degustazione alla cieca, per quanto oggi pare vada poco di moda.
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Palma » 21 mag 2011 20:08

Bene visto che il dibattito è interessante e che qualche pagina è stata messa nel paniere, dico anch'io la mia:
modernisti e tradizionalisti li vedo spesso usati a sproposito come termini, nel senso che vengono usati come sinonimo rispettivamente di tristo e buono, mentre io al termine moderno non riesco ad associare valori negativi o per lo meno non solo. E' ovvio facendo paragoni con l'arte e la cucina che una tela tagliata od una lametta od una spuma di mortadella siano delle minchiate, ma lo sono a prescindere, nulla hanno a che fare con il concetto di moderno, lo stesso un vino che esce smaltato da schifo, non è moderno, ma semplicemente molto tristo, diciamo inverecondo.
Se il modernismo, in ambito vinicolo e Langarolo in particolare, aveva come obiettivo quello di creare dei vini, comunque di elevato livello, capaci di reggere nel tempo, ma più approcciabili e gradevoli fin dall'inizio, allora il miglior interprete di questo movimento non può che essere considerato Giacosa ed anche Conterno è tra i primissimi. Se per medernismo si intende l'utilizzo di moderne tecnologie in cantina, estrema pulizia e quant'altro, allora non può non venirmi in mente Mauro Sebaste, ma certamente ce ne sono molti altri.
Riguardo ai cosidetti turbomodernisti, che invece io chiamerei produttori di vini tristi, non è certo difficile individuarne un 10-20, ma forse anche di più (a La Morra, ad esempio, si poteva e per molti versi si può ancora andare quasi ad occhi chiusi) e non ho problemi a fare dei nomi, ma tanto li conosciamo tutti. Vorrei invece sottolineare che io sono contento che quegli esperimenti siano stati fatti, così ci si è tolto il dubbio una volta per sempre. Il Nebbiolo è sempre stato vinificato in botte grande e con macerazioni lunghe, non perché i vecchi fossero dei coglioni o non conoscessero le barriques, ma perché quell'uva dà il meglio di sé in quel modo e senza quegli esperimenti non sarebbe invece stato possibile avere questa certezza.
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Dedalus » 21 mag 2011 21:55

Salva pagina con nome...
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda de magistris » 21 mag 2011 22:03

Palma ha scritto:Il Nebbiolo è sempre stato vinificato in botte grande e con macerazioni lunghe, non perché i vecchi fossero dei coglioni o non conoscessero le barriques, ma perché quell'uva dà il meglio di sé in quel modo e senza quegli esperimenti non sarebbe invece stato possibile avere questa certezza.


marchese, ti quoto completamente fino a questo punto qua. Sei davvero convinto che i tuoi top 20 annuali langaroli siano tutti fatti in botte grande e macerazioni lunghe? E poi, da quale dimensione in poi parliamo di botte grande? E da quanti giorni minimo devono esserci per parlare di macerazione lunga? Con controllo di temperatura o senza? E con quali processi di estrazione? Non sono domande provocatorie ma segnalazioni di quanto sia ormai trasversale il "protocollo", lasciando ovviamente da parte i vini tristi e basta.
Avevo scritto una cosa a tema qualche tempo fa sul blog del Gambero, ma devo essere stato più confuso del solito, dato che non è nato nessun tipo di confronto.. :D
Paolo De Cristofaro

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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Pigigres » 21 mag 2011 22:09

Palma ha scritto: Il Nebbiolo è sempre stato vinificato in botte grande e con macerazioni lunghe, non perché i vecchi fossero dei coglioni o non conoscessero le barriques, ma perché quell'uva dà il meglio di sé in quel modo e senza quegli esperimenti non sarebbe invece stato possibile avere questa certezza.


In realtà penso che storicamente la scelta di utilizzare i legni grandi sia stata di natura esclusivamente economica. La barrique in Langa era già conosciuta nell'ottocento perché l'aveva portata un enologo francese che adesso mi sfugge, quindi era già popolare. Solo che si preferì altro tipo di affinamento credo per motivazioni principalmente economiche.

Che poi il nebbiolo con la barrique non c'entri nulla sono d'accordo con te.
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Re: Bollettino AVR - " Forza Toro " da pag.114

Messaggioda JohnnyTheFly » 29 mag 2011 19:24

JohnnyTheFly ha scritto:Forza Toro

Cosa aprirò in caso di vittoria del Torino nelle seguenti partite:

Torino - Sassuolo = le pergole torte '96 montevertine
Novara - Torino = barolo cascina francia '04 giacomo conterno
Torino - Pescara = gattinara vigneto osso S. Grato '99 antoniolo
Portogruaro - Torino = brunello di montalcino '01 fattoria poggio di sotto
Torino - Atalanta = Nuits-St.Georges 1er cru Clos De La Marechale '06 Jacques-Frédéric Mugnier
Vicenza - Torino = brunello di montalcino ris. 01 franco pacenti
Torino - Livorno = barolo ris. Le rocche del falletto '01 bruno giacosa
Frosinone - Torino = barolo villero '04 brovia
Ascoli - Torino = Champagne Le Mont Aigu Jack Legras
Torino - Grosseto = chianti classico ris. Viacosta '01 fattoria rodàno
Albioleffe - Torino = barolo rocche '04 aurelio settimo
Torino - Reggina = Clos de vougeot Grand Cru v.v. '04 chateaux de la tour
Modena - Torino = barbaresco ris. Santo stefano '04 castello di neive
Torino - Piacenza = brunello di montalcino ris. Vigneti dei cottimelli '90 fuligni
Siena - Torino = barolo ris. Monfortino '01 giacomo conterno
Torino - Triestina = brunello di montalcino ris. Poggio al vento '97 col d'orcia
Empoli - Torino = barbaresco pajé '04 roagna
Torino - Padova = verduno pelaverga '09 fratelli alessandria


Questa è la scaletta definitiva:


Champagne Le Mont Aigu Jack Legras
chianti classico ris. Viacosta '01 fattoria rodàno
barolo rocche '04 aurelio settimo
gattinara vigneto osso S. Grato '99 antoniolo
brunello di montalcino ris. Poggio al vento '97 col d'orcia
brunello di montalcino '01 fattoria poggio di sotto


Non prendete altri impegni.
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Re: Bollettino AVR - " Forza Toro " da pag.114

Messaggioda davidef » 31 mag 2011 01:41

JohnnyTheFly ha scritto:
JohnnyTheFly ha scritto:Forza Toro

Cosa aprirò in caso di vittoria del Torino nelle seguenti partite:

Torino - Sassuolo = le pergole torte '96 montevertine
Novara - Torino = barolo cascina francia '04 giacomo conterno
Torino - Pescara = gattinara vigneto osso S. Grato '99 antoniolo
Portogruaro - Torino = brunello di montalcino '01 fattoria poggio di sotto
Torino - Atalanta = Nuits-St.Georges 1er cru Clos De La Marechale '06 Jacques-Frédéric Mugnier
Vicenza - Torino = brunello di montalcino ris. 01 franco pacenti
Torino - Livorno = barolo ris. Le rocche del falletto '01 bruno giacosa
Frosinone - Torino = barolo villero '04 brovia
Ascoli - Torino = Champagne Le Mont Aigu Jack Legras
Torino - Grosseto = chianti classico ris. Viacosta '01 fattoria rodàno
Albioleffe - Torino = barolo rocche '04 aurelio settimo
Torino - Reggina = Clos de vougeot Grand Cru v.v. '04 chateaux de la tour
Modena - Torino = barbaresco ris. Santo stefano '04 castello di neive
Torino - Piacenza = brunello di montalcino ris. Vigneti dei cottimelli '90 fuligni
Siena - Torino = barolo ris. Monfortino '01 giacomo conterno
Torino - Triestina = brunello di montalcino ris. Poggio al vento '97 col d'orcia
Empoli - Torino = barbaresco pajé '04 roagna
Torino - Padova = verduno pelaverga '09 fratelli alessandria


Questa è la scaletta definitiva:


Champagne Le Mont Aigu Jack Legras
chianti classico ris. Viacosta '01 fattoria rodàno
barolo rocche '04 aurelio settimo
gattinara vigneto osso S. Grato '99 antoniolo
brunello di montalcino ris. Poggio al vento '97 col d'orcia
brunello di montalcino '01 fattoria poggio di sotto


Non prendete altri impegni.


son molto curioso per la performance dell'ultimo, voglio vedere come va questo giro 8)
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Dedalus » 31 mag 2011 16:30

Pigigres ha scritto:
Palma ha scritto: Il Nebbiolo è sempre stato vinificato in botte grande e con macerazioni lunghe, non perché i vecchi fossero dei coglioni o non conoscessero le barriques, ma perché quell'uva dà il meglio di sé in quel modo e senza quegli esperimenti non sarebbe invece stato possibile avere questa certezza.


In realtà penso che storicamente la scelta di utilizzare i legni grandi sia stata di natura esclusivamente economica. La barrique in Langa era già conosciuta nell'ottocento perché l'aveva portata un enologo francese che adesso mi sfugge, quindi era già popolare. Solo che si preferì altro tipo di affinamento credo per motivazioni principalmente economiche.

Che poi il nebbiolo con la barrique non c'entri nulla sono d'accordo con te.


Che sia stata solo una questione economica io non lo penso. Penso invece che c'entri principalmente il tannino del Nebbiolo: il nebbiolo ne ha già molto, e aggiungerne altro con il legno piccolo e tendenzialmente nuovo va ad appesantire abbastanza inutilmente il vino. Poi c'è il tema del potenziale redox, il Nebbiolo essendo ossidativo gradisce una botte che respira poco. Poi c'è il tema aromatico, il Nebbiolo essendo un vitigno di grande complessità non ha bisogno dell'allargamento di spettro aromatico che offre il legno piccolo, ed essendo un vitigno di grande finezza olfattiva ha solo da perdere dalle note tipicamente dolci e/o tostate che vengono dal legno piccolo.

Insomma, il Nebbiolo mi pare proprio che venga meglio con il legno grande, e penso che questo sia parso abbastanza evidente sin dalla notte dei tempi. Poi costa anche meno, che vuoi di più?

Quanto alle obiezioni sollevate da de magistris: man mano che la ricetta moderna si avvicina a quella tradizionale, ecco che vengono a diluirsi le obiezioni che si possono sollevare al vino in questione. Il che non toglie nulla alla fondatezza dele critiche a cui si espone l'impostazione moderna, ed anzi le conferma visto che gli stessi produttori moderni pian piano moderni non vogliono più essere, producendo oggi per lo più vini che non sono più riconoscibili come vini moderni.
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda de magistris » 31 mag 2011 16:59

Dedalus ha scritto:
Quanto alle obiezioni sollevate da de magistris: man mano che la ricetta moderna si avvicina a quella tradizionale, ecco che vengono a diluirsi le obiezioni che si possono sollevare al vino in questione. Il che non toglie nulla alla fondatezza dele critiche a cui si espone l'impostazione moderna, ed anzi le conferma visto che gli stessi produttori moderni pian piano moderni non vogliono più essere, producendo oggi per lo più vini che non sono più riconoscibili come vini moderni.


A me sembra che la ricetta moderna si avvicini a quella tradizionale in misura non dico identica ma piuttosto simile a quella con cui la ricetta tradizionale si avvicina a quella moderna. Andando a vedere i dettagli tecnici di tanti bellissimi nebbiolo di cui spesso si parla, anche qui, come "tradizionali", si prende atto di protocolli mica tanto lontani da altri maggiormente associati ad un'impostazione "moderna".
Ti rinnovo le domande fatte al marchese, almeno così ragioniamo su cose concrete: da quale dimensione in poi parliamo di botte grande? E quanti giorni minimo devono esserci per parlare di macerazione lunga? Con controllo di temperatura o senza? E con quali processi di estrazione?
Inoltre, perché il confronto abbia davvero un senso, dovremmo metterci d'accordo sul periodo che ha senso prendere in esame per discutere di tradizione nebbiolesca ed eventuali variazioni sul tema. Mi sembra che in molti casi questo arco temporale sia allungato o accorciato in funzione delle tesi che si vogliono sostenere, in un senso o in un altro. Personalmente, credo che un buon compromesso sia riflettere laicamente su quel che è accaduto dagli anni '80 in poi, non solo nel campo dei modernisti poi "pentiti". Dire che i tradizionalisti siano rimasti lì fermi ad aspettare il cadavere passante è semplicemente un falso storico, perfino per quelli che più spesso vengono citati come capofila, a cominciare da Bartolo Mascarello e Giuseppe Rinaldi.
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Wineduck » 31 mag 2011 17:50

Palma ha scritto:Vorrei invece sottolineare che io sono contento che quegli esperimenti siano stati fatti, così ci si è tolto il dubbio una volta per sempre. Il Nebbiolo è sempre stato vinificato in botte grande e con macerazioni lunghe, non perché i vecchi fossero dei coglioni o non conoscessero le barriques, ma perché quell'uva dà il meglio di sé in quel modo e senza quegli esperimenti non sarebbe invece stato possibile avere questa certezza.


Anche io penso che abbiano fatto bene a sperimentare, anzi sarò sempre grato a chi si è staccato per primo dalla consuetudine ed ha avuto il coraggio di percorrere sentieri nuovi. Quando si abbandona la strada consunta del conformismo si rischia sempre qualcosa ed è più facile fare errori. Solo i cattivi maestri se ne stanno al calduccio del conformismo a "sparare sentenze" verso chi rischia qualcosa di proprio ed in proprio. Infatti questi infimi individui non sono e non saranno mai imprenditori, perchè non hanno la mentalità e non potranno mai capire cosa significa rischiare.
A parte questa piccola chiosa polemica vorrei tornare sul punto: l'evoluzione consolidata, ovvero nuovi standard, nascono sempre da un compromesso fra conformismo ed innovazione della prima ora. Si sperimenta, si commettono errori, si aggiusta il tiro e dopo un percorso a volte sofferto e tortuoso si arriva al nuovo standard; che oggigiorno dura pochissimo, a volte il battito di un ciglio perchè c'è sempre una novità da sperimentare, qualcosa che prima sembrava inconcepibile e che qualcuno fa diventare reale.
Se aziende come F.lli Cavallotto e Aurelio Settimo (molto stimate su questi lidi) possono oggi mostrare a tutti i visitatori i loro bei rotomaceratori (orizzontali o verticali), è grazie ai cosidetti "turbomodernisti", che hanno talvolta realizzato vini non piacevoli per tutti i palati (specialmente per quelli "aristocratici") ma che hanno avuto il grande merito di creare un forte rottura con il passato. Ovviamente questi sono solo dei piccoli esempi: si potrebbero citare tante altre aziende e tanti altri protocolli produttivi (di vigna e di cantina) che 30 anni or sono erano totalmente disapplicati e ora sono largamente diffusi.
In futuro ad esempio, si diffonderà l'utilizzo dei tannini naturali estratti dalle relative piante di provenienza ed aggiunti per migliorare le qualità organolettiche ma anche sanitarie del vino: sembra che il loro utilizzo permetterà presto di ridurre drasticamente o addirittura eliminare la solforosa in cantina. E' un fenomeno che prenderà piede in modo inarrestabile e a cui le nuove generazioni di vignaioli non si sottrarranno per nessun motivo al mondo: sarebbero pazzi se lo facessero! Li stanno già utilizzando aziende italiane sulla cui "assoluta tradizionalità" alcuni di voi sarebbero pronti a scommettere la testa dei propri (futuri) figli... :lol: I francesi invece sono avanti almeno 7-8 anni, tanto per cambiare... (e stiamo parlando solo dei nomi top... 8) )
Per fortuna, a dispetto del pensiero deviato di alcuni cattivi maestri (con evidenti problemi personali), sarà sempre vero quello che sostiene quel famoso detto inglese (che una nota compagnia di assicurazioni utilizza per come slogan pubblicitario): .. BECAUSE CHANGES HAPPEN!


E nessuno lo potrà fermare... :wink:
"Woke up this morning with a wine glass in my hand - Whose wine? What wine? - Where the hell did I dine? - Must have been a dream - I don't believe where I've been - Come on, let's do it again"
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Pigigres » 31 mag 2011 21:34

Dedalus ha scritto:
Pigigres ha scritto:
Palma ha scritto: Il Nebbiolo è sempre stato vinificato in botte grande e con macerazioni lunghe, non perché i vecchi fossero dei coglioni o non conoscessero le barriques, ma perché quell'uva dà il meglio di sé in quel modo e senza quegli esperimenti non sarebbe invece stato possibile avere questa certezza.


In realtà penso che storicamente la scelta di utilizzare i legni grandi sia stata di natura esclusivamente economica. La barrique in Langa era già conosciuta nell'ottocento perché l'aveva portata un enologo francese che adesso mi sfugge, quindi era già popolare. Solo che si preferì altro tipo di affinamento credo per motivazioni principalmente economiche.

Che poi il nebbiolo con la barrique non c'entri nulla sono d'accordo con te.


Che sia stata solo una questione economica io non lo penso. Penso invece che c'entri principalmente il tannino del Nebbiolo: il nebbiolo ne ha già molto, e aggiungerne altro con il legno piccolo e tendenzialmente nuovo va ad appesantire abbastanza inutilmente il vino. Poi c'è il tema del potenziale redox, il Nebbiolo essendo ossidativo gradisce una botte che respira poco. Poi c'è il tema aromatico, il Nebbiolo essendo un vitigno di grande complessità non ha bisogno dell'allargamento di spettro aromatico che offre il legno piccolo, ed essendo un vitigno di grande finezza olfattiva ha solo da perdere dalle note tipicamente dolci e/o tostate che vengono dal legno piccolo.

Insomma, il Nebbiolo mi pare proprio che venga meglio con il legno grande, e penso che questo sia parso abbastanza evidente sin dalla notte dei tempi. Poi costa anche meno, che vuoi di più?


Io sono assolutamente d'accordo con te nel dire che il Nebbiolo sia un vitigno da lavorare in legni di dimensione grande. Per rispondere a de magistris, non so quale sia esattamente la dimensione ottimale e penso che sia assurdo supporre che esista una dimensione ottimale, dal momento che dipende da una marea di fattori di cui il (bravo) produttore deve tener conto. Ma non è questo il punto. Il punto non è trovare La dimensione corretta, il punto è affermare, sostenuti da una certa esperienza, che la barrique probabilmente rappresenta un minus per il Nebbiolo. Io mi limito a dire che, per la mia esperienza di bevitore, non ho mai trovato un Nebbiolo in barrique che abbia giudicato essere alle vette della denominazione (alla cieca, non alla cieca, indifferentemente) Al contrario, le vette della denominazione le ho sempre riscontrate con Nebbiolo affinati non in barrique, ovvero in "legni grandi". Ho trovato invece ottimi vini vinificati in barrique (fascia 88-89-90-91-92 punti), questo sì, e alcuni di essi si trovano persino nella mia cantina. Ma mai un eccellenza, mai una punta della denominazione. E chissà come sarebbero i vini di questi produttori se invece usassero legni di dimensione maggiore. Sono d'accordo con te Rossano, le motivazioni per cui il Nebbiolo non "sopporta" i legni di dimensione piccola sono quelli che hai detto tu, a cui ne aggiungeri una terza:

- vitigno ossidativo.
- spettro aromatico complesso e fine, corre il rischio di essere saturato dall'impatto del legno piccolo.
- il lato prettamente fruttato del Nebbiolo, che solitamente non è uno dei principali descrittori del vitigno rispetto al floreale/marnoso/minerale che sono invece predominanti, viene schiacciato e soppresso, incupito.

Quindi le motivazioni nel bicchiere ci sono.

Ma io parlavo di un aspetto storico. Mi riferisco all'inizio del '900, quando in Langa era appena stata introdotta la barrique da questo enologo francese. All'epoca, nell'Italia dei primi del novecento, non credo proprio che i vignaioli piemontesi avessero fatto gli stessi ragionamenti nostri al fine di privilegiare le usuali botti di grande dimensione rispetto alla novità francese. Credo che la loro scelta sia stata prevelentemente di natura economica, ma questa è una cosa che inferisco io. Poi, per fortuna, le due cose hanno coinciso, credo.
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Pigigres » 31 mag 2011 22:13

de magistris ha scritto:
Dedalus ha scritto:
Quanto alle obiezioni sollevate da de magistris: man mano che la ricetta moderna si avvicina a quella tradizionale, ecco che vengono a diluirsi le obiezioni che si possono sollevare al vino in questione. Il che non toglie nulla alla fondatezza dele critiche a cui si espone l'impostazione moderna, ed anzi le conferma visto che gli stessi produttori moderni pian piano moderni non vogliono più essere, producendo oggi per lo più vini che non sono più riconoscibili come vini moderni.


A me sembra che la ricetta moderna si avvicini a quella tradizionale in misura non dico identica ma piuttosto simile a quella con cui la ricetta tradizionale si avvicina a quella moderna. Andando a vedere i dettagli tecnici di tanti bellissimi nebbiolo di cui spesso si parla, anche qui, come "tradizionali", si prende atto di protocolli mica tanto lontani da altri maggiormente associati ad un'impostazione "moderna".
Ti rinnovo le domande fatte al marchese, almeno così ragioniamo su cose concrete: da quale dimensione in poi parliamo di botte grande? E quanti giorni minimo devono esserci per parlare di macerazione lunga? Con controllo di temperatura o senza? E con quali processi di estrazione?
Inoltre, perché il confronto abbia davvero un senso, dovremmo metterci d'accordo sul periodo che ha senso prendere in esame per discutere di tradizione nebbiolesca ed eventuali variazioni sul tema. Mi sembra che in molti casi questo arco temporale sia allungato o accorciato in funzione delle tesi che si vogliono sostenere, in un senso o in un altro. Personalmente, credo che un buon compromesso sia riflettere laicamente su quel che è accaduto dagli anni '80 in poi, non solo nel campo dei modernisti poi "pentiti". Dire che i tradizionalisti siano rimasti lì fermi ad aspettare il cadavere passante è semplicemente un falso storico, perfino per quelli che più spesso vengono citati come capofila, a cominciare da Bartolo Mascarello e Giuseppe Rinaldi.


Assolutamente d'accordo nel ritenere che le ricette tradizionali si siano negli anni "modernizzate", ove con questo termine si intende una maggior cura tecnica nei vari aspetti della coltivazione della vigna, della pulizia in cantina, del controllo della vinificazione, nella precisione e continuità dei risultati.

Purtroppo non potremo mai sapere se questo sia avvenuto grazie alla venuta dei turbomodernisti - il cui negare l'esistenza è un altrettanto falso storico - oppure se sarebbe ugualmente successo a causa dell'ammodernarsi dei tempi. Del resto, questo fenomeno di miglioramento tecnico ha colpito tutta Italia, non solo le Langhe. Ma i modernisti c'erano quasi solo lì, e facevano vini da Nebbiolo. Se fosse loro il merito, allora solo il Piemonte avrebbe dovuto subire una miglioria tecnica, e il resto d'Italia sarebbe dovuto restare impastoiato neli limiti tecnici e culturali della tradizione.

Purtroppo non abbiamo la controprova.

Sull'altra questione che dici, non si può dire con quale dimensione si ha la "botte grande", però si possono stabilire i limiti inferiori dell'unità di misura in oggetto (i limiti superiori no, dal momento che l'infinito non è contemplato :lol: ) e la barrique rappresenta praticamente il limite inferiore. Se vuoi, possiamo dire che con "botte grande" si intende una capacità superiore ai 225 litri. Ma la ricetta/dimensione ideale dipende da zona a zona, da produttore a produttore.

Sulle macerazione, sui controlli di temperatura, sulle estrazioni non mi esprimo, semplicemente perché fuori dal senso del discorso: qui si parla di capacità del legno, non altro.

Infine, si badi bene che il discorso fin qui fatto è riferito al Nebbiolo - punto e basta. Esistono altri vitigni che invece, secondo me, hanno solo benefici da trarre dal legno piccolo. Senza citare i già noti, uno a caso potrebbe essere proprio il Rossese :D
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda de magistris » 31 mag 2011 22:26

Pigigres ha scritto:
Sulle macerazione, sui controlli di temperatura, sulle estrazioni non mi esprimo, semplicemente perché fuori dal senso del discorso: qui si parla di capacità del legno, non altro.



invece Palma parlava anche di questo, se rileggi.

ps secondo te toglie di più al nebbiolo, secondo l'analisi tua e di Rossano, una barrique di terzo-quarto passaggio o una botte da 20-30 hl nuova?
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Pigigres » 31 mag 2011 22:32

de magistris ha scritto:
Pigigres ha scritto:
Sulle macerazione, sui controlli di temperatura, sulle estrazioni non mi esprimo, semplicemente perché fuori dal senso del discorso: qui si parla di capacità del legno, non altro.



invece Palma parlava anche di questo, se rileggi.

ps secondo te toglie di più al nebbiolo, secondo l'analisi tua e di Rossano, una barrique di terzo-quarto passaggio o una botte da 20-30 hl nuova?


La botte grande nuova è tremenda, sono d'accordo con te. Ma tremenda semplicemente perchè "lascia" giù molto, al vino. Dagli assaggi di cantina è evidente, ho avuto spesso la prova che la botte grande nuova al primo anno marca troppo il vino. Ma già dal secondo le cose vanno a posto. Per il resto, la botte grande, anche se nuova, è più adatta ad un vitigno ossidativo come il nebbiolo e permette una maggior espressività del frutto. Quindi delle tre critiche che si facevano alla barrique (vitigno ossidativo, marcatura legno, incupimento frutto) solo la seconda ritorna nel caso di botte grande nuova, mentre le altre due no.

Poi non posso risponderti in maniera ragionevole, perchè se si fanno paragoni estremi diventa difficile.
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda pippuz » 31 mag 2011 23:07

Questa è perfetta, 50% di superficie in più rispetto ad una barrique normale. Da utilizzare rigorosamente nuova.

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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda manichi » 31 mag 2011 23:16

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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Dedalus » 01 giu 2011 04:52

I tannini in polvere come grande rivoluzione alle porte... :lol:


...maròòòòò che novità! :lol:
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Wineduck » 01 giu 2011 13:39

Dedalus ha scritto:I tannini in polvere come grande rivoluzione alle porte... :lol:


...maròòòòò che novità! :lol:


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Re: Bollettino AVR - " Forza Toro " da pag.114

Messaggioda davidef » 01 giu 2011 14:21

davidef ha scritto:
JohnnyTheFly ha scritto: brunello di montalcino '01 fattoria poggio di sotto


Non prendete altri impegni.


son molto curioso per la performance dell'ultimo, voglio vedere come va questo giro 8)



scusate se mi autoquoto ma mi interessava avere qualche specifica info che non fossero quelle dell'eterna (e pedante) diatriba, è stata stappata questa bottiglie ? se si come è andata ?

grazie :D
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda JohnnyTheFly » 01 giu 2011 14:52

Non è ancora stata bevuta.
" Parlando e piangendo appese la giacca al muro poi chiese una birra mettendosi al sicuro " - MASSIMO BUBOLA [tratto dall'incipit della canzone MARIA CHE CI CONSOLA, 1979]
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda davidef » 01 giu 2011 14:53

JohnnyTheFly ha scritto:Non è ancora stata bevuta.



a quando l'evento ?
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda JohnnyTheFly » 01 giu 2011 15:02

davidef ha scritto:
JohnnyTheFly ha scritto:Non è ancora stata bevuta.



a quando l'evento ?

Non è stata ancora fissata la data. Devi pazientare.
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda Dedalus » 01 giu 2011 15:09

Wineduck ha scritto:
Dedalus ha scritto:I tannini in polvere come grande rivoluzione alle porte... :lol:


...maròòòòò che novità! :lol:


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Mi fa piacere che tu sia subito tornato al tuo nuovo modo di esprimerti.

Il dialogo con gli altri forumisti basato sull'apertura mentale, sulla focalizzazione degli argomenti, sul dibattito puntuale e pertinente.

Nessuna concessione al conflitto fine a sé stesso, tantomeno alla denigrazione.

Così ti riconosco.
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Re: Bollettino AVR - " Terzo Tempo " da pag.124

Messaggioda meursault » 02 giu 2011 18:02

de magistris ha scritto:A me sembra che la ricetta moderna si avvicini a quella tradizionale in misura non dico identica ma piuttosto simile a quella con cui la ricetta tradizionale si avvicina a quella moderna. Andando a vedere i dettagli tecnici di tanti bellissimi nebbiolo di cui spesso si parla, anche qui, come "tradizionali", si prende atto di protocolli mica tanto lontani da altri maggiormente associati ad un'impostazione "moderna".
Ti rinnovo le domande fatte al marchese, almeno così ragioniamo su cose concrete: da quale dimensione in poi parliamo di botte grande? E quanti giorni minimo devono esserci per parlare di macerazione lunga? Con controllo di temperatura o senza? E con quali processi di estrazione?
Inoltre, perché il confronto abbia davvero un senso, dovremmo metterci d'accordo sul periodo che ha senso prendere in esame per discutere di tradizione nebbiolesca ed eventuali variazioni sul tema. Mi sembra che in molti casi questo arco temporale sia allungato o accorciato in funzione delle tesi che si vogliono sostenere, in un senso o in un altro. Personalmente, credo che un buon compromesso sia riflettere laicamente su quel che è accaduto dagli anni '80 in poi, non solo nel campo dei modernisti poi "pentiti". Dire che i tradizionalisti siano rimasti lì fermi ad aspettare il cadavere passante è semplicemente un falso storico, perfino per quelli che più spesso vengono citati come capofila, a cominciare da Bartolo Mascarello e Giuseppe Rinaldi.


E' vero parecchi vini tradizionali non hanno solo migliorato la tenica eliminando vari difetti (volatili ecc...) ma hanno proprio spostato un poco il baricentro della loro tecnica produttiva.
In alcuni casi macerazioni più brevi, estrazioni più soft del tannino ecc......
Ed oggi infatti il confine è davvero più sfumato tra queste due categorie, ma bisogna ricordare che c'è stato un momento in cui modernisti e tradizionalisti erano molto più distanti, e si è rischiato parecchio che il Barolo fosse profondamente snaturato.
Si fa presto, e qui non mi rivolgo a te ma a wineduck, ad incensare questi innovatori perchè hanno dato una scossa al sistema Langa......ma questo sostanzialmente perchè comunque la ricetta tradizionale ne è uscita vincente, e non è passata la linea dei Baroli fatti col rotomaceratore (2 gg) più barrique.
Oggi è molto più facile parlare con serenità di queste cose ma ricordiamoci che se il Barolo esiste ancora è soprattutto merito di quei produttori che hanno tenuto duro quando pur in minoranza culturale venivano guardati come marziani perchè continuavano ad utilizzare botti grandi, a macerare per 30 giorni e in generale a trattare in Nebbiolo secondo la tradizione.
Tutto questo mentre gli altri, gli "innovatori", facevano soldi a palate e tutta la critica era pronta ad incensare la nouvelle vague del Nebbiolo...........
Ecco, se oggi abbiamo ancora il Barolo è soprattutto merito di quei produttori che hanno tenuto duro e hanno salvaguardato il Nebbiolo prima, contro tutti, per poi prendere in parte spunto anche da quei produttori che qualcosa di buono avevano portato.......
Quindi io non mi sento di parlare troppo positivamente di questi signori, non mi sento di identificarli come salvatori della patria, perchè se avessero avuto mano libera e tutti gli altri produttori li avessero seguiti, oggi la Langa sarebbe un posto decisamente deisamente peggiore.
...non può superare un certo delta, altrimenti, scusassero, uno dei due non ci ha capito un cazzo di quel vino(vinogodi)
La valutazione è oggettiva a meno di un delta (limitato, diciamo circa 5 punti) dovuto alla inevitabile componente soggettiva(fufluns)

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