meursault ha scritto:E' chiaro che quel Rossese 2004 non varrà 96 punti per tutti, così come il Kurni o il Calvari varanno non varrano mai per tutti i punteggi che gli attribuiscono vignadelmar e Vinogodi, ma non è solo giusto che sia così., è necessario che sia così.
Ovviamente come ha già detto andrea la raccolta di un certo tipo di degustatori intorno al tavolo del mio compleanno può avere la sua parte, che si deve mettere nel conto per evitare di cadere nelle solite battaglie sul nulla.
Ma non vorrei nemmeno che, per l'ansia di smontare le polemiche, si finisse per derubricare la qualità di quel vino a mera eccitazione di un qualche gusto personale senza possibilità di un riscontro più generale.
Il naso di quella bottiglia di Rossese di Dolceacqua DOC Vigneti d'Arcagna 2004 di Vignaioli Testalonga - Antonio Perrino è stato obiettivamente eccezionale. Semplicemente non risponde alla fama e alle aspettative che si hanno sul vitigno e sulla denominazione.
Il problema è solo quantitativo, ed è legato alla fortuna vitivinicola della zona. I picchi qualitativi non si improvvisano, e nemmeno si possono costruire con la sola abnegazione umana, come si potrebbe ricordare facilmente citando l'esempio di qualche "terroir vocato" coperto dagli investimenti e dall'entusiasmo ma senza una sola etichetta di valore apicale. Qui invece escono quasi -dico quasi!- per sbaglio, da cantine piccolissime, men che artigianali, senza chissà quali ambizioni. Certo per arrivare alla costanza e alla perfezione tecnico-formale condivisa dall'ampio numero di cantine della Borgogna, di Bordeaux, del Rodano o anche solo delle Langhe di strada ce n'è ancora tanta.
Ciò non toglie che Dolceacqua e il Rossese siano evidentemente un'accoppiata di enorme potenziale, solo limitatissimamente sfruttato dalla storia. Se uno inciampa in bottiglie come quella dell'altra sera può accorgersene, oppure pensare "macheccazz'èdolceacquapervalere96punti" e fare come se nulla fosse.