paolo7505 ha scritto:Rossano io traendo spunto dalla bevuta di un Sorì San Lorenzo 89 e ripeto 89, ho detto e confermo che sono fortemente convinto che i vini di Gaja abbiamno bisogno di molto tempo per esprimersi al meglio! L'unico che ha parlato di annata 2006 e di annate recenti in generale, sei stato tu, nello stesso post in cui dicevi che non ha alcun senso pensare come ho pensato io, perchè anche se l'etichetta è uguale il vino può ESSERE FATTO IN MANIERA DIVERSA.
Io non ho mai parlato di annate recenti, ne ho mai detto che ci si debba aspettare alcunche dalle annate recenti! Per me tu puoi essere totalmente in grado di interpretare le ultime annate anche dopo il semplice assaggio delle bottiglie appena uscite in commercio, io non sono in grado di farlo e quindi non mi lancio in nessuna previsione, mi fa solo molto specie che tu dica che non ha senso il mio modo di pensare, quando poi argomenti che le ultime uscite di Gaja evolveranno in maniera diversa da quelle di fine anni 80, perchè quelle di fine anni 80 quando sono uscite tu non le hai bevute, ma sai che erano diverse da quelle di adesso. Se poi è assurdo il mio modo di pensare.........
Tu puoi criticare "secondo quanto ritieni opportuno dire", e ci mancherebbe altro però dal mio punto di vista va criticato il pensiero e non il pensante! Dare del fazioso, non dico del talebano perchè questo ormai sul forum si dice quasi come un complimento, o dire che non ha senso il ragionamento che uno ha appena fatto, oltretutto quando tu l'hai male interpretato, perchè ripeto io ad annate recenti non ho mai fatto menzione, per me va un po' oltre a quella che dovrebbe essere una critica enologica
Ma qui non facciamo alcuna critica enologica, via, non esageriamo.
Qui si scambiano idee fra appassionati, cercando ovviamente di non dire troppe cazzate, ma se si deve fare della critica enologica ci si mette a fare cose diverse.
Se tu non ti riferivi alle annate recenti, bene, chiarito l'equivoco di cui mi scuso.
Continuo invece ad affermare che se mai Roberto Conterno mi presentasse un giorno un Barolo invecchiato in cigarillos, anche senza dirmelo, io non mi sentirei in dovere di aspettare vent'anni per vedere se invecchia come il Monfortino 1988 oppure no. Lo stesso si può dire, con la dovuta prudenza e con le dovute proporzioni, anche di vini che conoscono variazioni stilistiche di minore entità. Altrimenti che ci berremmo a fare tante bottiglie destinate al lungo invecchiamento e certamente incapaci di offrire la loro piena espressione, se non per sapere come sono venute, com'è l'annata ma anche e soprattutto se è cambiato qualcosa nella cantina del produttore di nostra affezione.
Guarda che io questo l'ho fatto anche con Giacosa, quando ancora Bruno stava benissimo, sul Rabajà Riserva 2001 ad esempio. Quel vino aveva un tenore di legno assolutamente mai sentito su altri vini di Giacosa, Etichette Rosse o meno. Invece di pensare: "boh, magari fra vent'anni sarà come il Santo Stefano 1989", chiesi a Bruno se per caso il vino non avesse fatto legni diversi dal solito, magari una botte grande ma nuova nuova, e lui anziché rispondermi "ma lei li ha assaggiati all'uscita, i vini degli anni 80, per poter dire che questo è diverso?", mi disse sornione: "ma sa che al mercato mica gli dispiace..."
Se si fa un minimo di esperienza di assaggio sui vini in lavorazione, se ci si fa un'idea di come e da cosa nasca la qualità che poi ci si ritrova nel bicchiere e nella bottiglia lungamente cullata nella propria cantina, la mistica dell'evoluzione come tunnel buio in cui non si può dire che cosa possa accadere nell'invecchiamento si dissolve e viene soppiantata dallo stesso approccio che si ha davanti al bicchiere. Quello che c'è, c'è. Può cambiare forma ma non sostanza.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”