Messaggioda l'oste » 10 nov 2008 18:03
Non avendo tempo oggi di raccontare le bottiglie (e le cibarie) del weekend, posto un racconto, sperando sia gradito.
LA FESTA, LO SCEMPIO
Aspettavo da tanto la festa per i 18 anni di Marco nella villa dei genitori. Lui era un po' più grande e soprattutto abitava in una reggia.
Siamo stati tutti, almeno una volta, nella casa di qualcuno mega-ultra-ricco. Luoghi in cui non manca nulla, anzi tutto è superlativo nel superfluo, quindi, per degli adoloescenti, praticamente un parco giochi.
C'era il grande parco, il campo da tennis, la piscina, il campetto da basket e quello per il calcetto, persino una pista da motocross e una vasca idromassaggio a tre posti, illuminata di notte.
Inoltre, alle feste di quel tenore economico, ci sono sempre ragazze bellissime, vestite a modo e moda, ma irraggiungibili, in genere sempre innamorate di uno più grande che fa quegli sport super esclusivi tipo surf sulla moto trainata da leoni o free climbing con aquila viva nello zaino.
Comunque sia, quelle piccole donne mettevano nelle nostre vene adolescenti un'euforia frenetica, che solo ad averla provata si capisce quanta adrenalina e testoterone scateni.
Infatti, anche se inizialmente era un party educatamente moderato, all'arrivo degli alcoolici il freno inibitore iniziò ad allentarsi.
Ricordo che era di tendenza il gin in tutte le declinazioni, da fizz a tonic persino sour con lime (il limone trendy). Poi c'era birra, rum e cocacola e iniziammo tutti a ballare la musica che saliva di volume, urlando come selvaggi.
Ovvia...una classica festa di diciottenni, no?
Ad un certo punto con altri due amici e il festeggiato entrammo in casa a prendere da mangiare e a giocare a biliardo tirandoci i tramenzzini, quando, ad un certo punto, ci accorgemmo che avevamo i bicchieri vuoti; fu allora che Marco, quasi ubriaco, ci disse di seguirlo che voleva farci provare qualcosa di speciale. Scendemmo una rampa di scale con esaltazione, fino a trovarci davanti una porta di legno massiccio chiusa da un lucchetto.
Marco prese la chiave da un nascondiglio e l'aprì, rivelandoci una cantina stupenda.
Laggiù il padre del nostro amico aveva raccolto bottiglie di ogni annata, formato e provenienza.
Erano sistemate in orizzontale negli scaffali di legno, con etichette appese al collo per indicarne nome e anno, soprattutto vini rossi, molti francesi con etichette eleganti e nobili, un mondo esclusivo e ordinato avvolto dal silenzio. Fu lo stesso padrone di casa, già palesemente alticcio, ad iniziare ad aprire uno di quegli scrigni impolverati e a buttarsi nel gozzo il nettare, senza bicchiere, senza aspettare, giù a garganella come una cocacola. Nella mia memoria restano impressi i momenti in cui trattavamo quelle delicate bottiglie come lattine qualsiasi, ricordo i nomi, che quella sera storpiavamo, ridendo da veri deficienti..." Chatò Lafitte, ah, si, ho una fitt qui al costat...ah ah...dai apri questo, deve essere amaro, si chiama Petrus...blahhh è pieno di fondo, dai aprine un'altra quella lì con l'etichetta con su il castello oppure quello lì dev'essere frizzante c'è scritto Gaja...dai si è del '69, il tuo anno, aspetta bella questa... senti che nome...Sassicaia, ci son dentro i sassi..." e qui vorrei glissare sul resto dello scempio, dato che andammo avanti così per almeno un'oretta.
Divenne famosa quella festa per l'enorme casino che avvenne poi.
I genitori che si telefonavano freneticamente, il padre del festeggiato incazzato come un orco, minacce di denuncia, risarcimenti organizzati, almeno una dozzina di bottiglie rarissime stappate e tracannate e per i colpevoli punizioni epiche. Niente più feste, niente moto e addio vacanze.
Solo ora, anni dopo, capisco la rabbia di quel papà, e come mi girano a pensare che ho "bevuto" delle divinità così superficialmente senza esserne conscio, preparato.
Conservo un solo ricordo legato ai sapori di quella serata, quando alla fine della festa ho baciato Maria e lei mi ha detto: "'...dai...'sta su di dosso che puzzi di vino..."
*Ogni riferimento a fatti e persone non è, purtroppo, casuale.
Casomai solo un poco romanzato.
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.
Iir Boon Gesùuu/ ciii/ fuuur/ mini