Messaggioda bobbisolo » 11 lug 2025 08:05
Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati. Albanese è da tempo critica sugli abusi compiuti da Israele nei territori palestinesi, oltre che dell’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza, e le sanzioni sono l’ultimo passo di una serie di misure che gli Stati Uniti e Israele hanno messo in atto contro di lei.
In un comunicato, il segretario di Stato statunitense Marco Rubio l’ha accusata di antisemitismo e ha detto che Albanese sta portando avanti «una campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele».
Non è del tutto chiaro che conseguenze avranno le sanzioni: il comunicato del dipartimento di Stato non fornisce dettagli, ma è probabile che finché le sanzioni saranno in vigore Albanese non potrà entrare negli Stati Uniti, e che i suoi eventuali beni nel paese – sempre che ne abbia – saranno sequestrati. Albanese non ha commentato pubblicamente le sanzioni, ma in un messaggio a un giornalista di Al Jazeera ha scritto: «No comment sulle tecniche di intimidazione in stile mafioso».
Albanese è una giurista italiana, relatrice speciale delle Nazioni Unite dal 2022. I relatori speciali sono ricercatori indipendenti: Albanese in particolare ha il compito di valutare la situazione dei diritti umani della popolazione palestinese e di riferirla annualmente al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dando anche delle raccomandazioni su come migliorarla.
Soprattutto in questi ultimi anni, Albanese si è distinta come una delle critiche di più alto profilo dei crimini commessi da Israele nella Striscia di Gaza e dell’occupazione illegale della Cisgiordania. Nel suo rapporto del 2024 ha sostenuto che la condotta di Israele nella Striscia di Gaza configuri il crimine di genocidio previsto dalla Convenzione sul genocidio del 1948 (l’accordo internazionale che lo codifica).
Questa prominenza pubblica ha fatto di Albanese un oggetto delle critiche e delle ritorsioni di Israele e, più di recente, dell’amministrazione statunitense di Donald Trump. Nel febbraio del 2024 Israele ha vietato ad Albanese l’ingresso nel paese. Più di recente la task force del dipartimento della Giustizia statunitense contro l’antisemitismo aveva chiesto che fosse rimossa dal suo incarico.
Le sanzioni statunitensi sono giustificate in due modi. Anzitutto, il dipartimento di Stato accusa Albanese di aver sostenuto le cause della Corte penale internazionale contro membri del governo israeliano, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Poiché né gli Stati Uniti né Israele riconoscono la Corte, il dipartimento di Stato considera quello di Albanese un accanimento ingiusto.
In secondo luogo, gli Stati Uniti accusano Albanese di aver «minacciato l’interesse nazionale e la sovranità degli Stati Uniti», perché con il suo lavoro ha accusato «decine di aziende in tutto il mondo, comprese importanti compagnie americane» di contribuire alla distruzione del popolo palestinese. Il riferimento è al più recente rapporto scritto da Albanese per l’ONU, in cui sono elencate le aziende private che sostengono direttamente o indirettamente l’esercito israeliano e l’occupazione dei territori palestinesi.
Il rapporto, che si intitola Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio ed è stato presentato al Consiglio dei diritti umani la settimana scorsa (benché fosse disponibile già da prima), cita più di 45 aziende che, secondo Albanese, «fanno profitti sulla distruzione di vite innocenti».
Il rapporto cita anzitutto le aziende militari, e in particolare quelle che producono i caccia F-35, usati tra gli altri da Israele per bombardare la Striscia di Gaza. Gli F-35 sono prodotti dall’azienda americana Lockheed Martin, ma usano componenti prodotti da centinaia di fornitori. Tra questi Albanese cita l’italiana Leonardo. Lockheed Martin, in un comunicato fatto avere a Reuters, ha detto che non è l’azienda a vendere direttamente gli F-35 a Israele, ma il governo degli Stati Uniti: «Le vendite militari all’estero sono transazioni tra governi».
Il rapporto cita poi alcune aziende tecnologiche americane (tra le altre Google, Microsoft, Amazon, IBM, Palantir) che forniscono tecnologie cosiddette “dual-use”, che cioè vengono vendute per scopi civili ma che Israele può usare anche per le proprie attività militari. Per esempio i server per raccogliere dati possono essere usati per attività di sorveglianza e per fornire infrastrutture tecnologiche all’esercito. Alcune delle aziende citate, come per esempio Alphabet, la holding che controlla Google, sostengono che i propri contratti di fornitura al governo israeliano siano esclusivamente per uso civile.
Il rapporto di Albanese cita vari altri settori economici: per esempio accusa Caterpillar e Volvo di produrre i mezzi pesanti (come bulldozer) che l’esercito israeliano utilizza per distruggere abitazioni e infrastrutture nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Accusa inoltre varie banche, tra cui Barclays e BNP Paribas, di avere comprato titoli di stato israeliani negli ultimi due anni, sostenendo così l’economia del paese e fornendo indirettamente i mezzi finanziari per portare avanti l’offensiva su Gaza.
Nelle sue conclusioni Albanese ha chiesto di imporre sanzioni e un embargo alla vendita di armi su Israele, e di imporre inoltre conseguenze pesanti, come sanzioni e congelamento dei beni, contro «entità e individui coinvolti in attività che potrebbero danneggiare i palestinesi».
Saranno questi gli "utili idioti di putin" a cui Vossignoria von der leyen si riferisce?
Retaliation dei più grandi mafiosi del pianeta