Ieri sera mini- panoramica sui Barolo di Burlotto, con 6 cari amici:
Nebbiolo 2022Molto buono, succoso, relativamente semplice e beverino com’è giusto che sia, giusto un filo di alcool nel finale. 15,75
Barolo Acclivi 2018Bel naso floreale e speziato, un tocco di china. In bocca molto vivo, dritto ma la parte alcolica qui non è un difetto, anzi scalda e arrotonda piacevolmente il vino, nel finale di media lunghezza torna la china e rispuntano le spezie. 17,5 ma penalizzato purtroppo dal confronto con
Barolo Monvigliero 2017Non mi è capitato tanto spesso di sentire un naso così seducente e sensuale, così irradiante per complessità: parte discretamente mentolato, sull’eucalipto, poi diventa struggente nelle note dolci di rosa e spezie orientali, con l’aerazione acquista freschezza e va verso il chinotto e la cola, fa capolino un’oliva bianca. Bocca esplosiva, che ci regala frutto luminoso e spezie dolci e fiori macerati, la trama è cesellata, è seta ma con una quota di velluto, le impunture del tannino sono minime. Un pochino di alcool di troppo tradisce il calore dell’annata in un finale lungo ma non chilometrico. 18,5
Barolo Cannubi 2015Il registro qui cambia leggermente, i toni sono più scuri, il fiore di riferimento è la viola e la speziatura è più pungente. In bocca il frutto è carnoso, c’è una bella arancia rossa, sorso dinamico, mobile, ma nonostante questo quadro più “movimentato” il vino ha grande finezza e definizione 17,75
Castagnier Clos Vougeot 2013L’intruso è, a sorpresa, il vino più materico della serata: naso molto “Vougeot”, le spezie sono quelle giuste, poi una cote autunnale di fiori e foglie secche. La bocca è un terremoto, la materia scalpita, praticamente Sangioveseggia (

): agrume rosso quasi aspro, aciditá importante, tannini pungenti. Forse un po’ di rusticità per essere un GrandCru, soprattutto per via del tannino che forse conserva una piccola quota verde, ma l’intensità e la forza del vino sono lì da vedere. 17,5
Barolo Monvigliero 2010Gran finale doveva essere e gran finale è stato.
Un liquido di misteriosa perfezione, che danza in equilibrio tra una dolcezza e una sensualità simili a quelle della 17 (con la rosa, l’agrume candito etc) e una parte più austera/agreste di oliva nera, alloro, pomodoro. La trama è seta pura, perfetta la tensione del sorso, nel finale si avverte perfino una traccia di mineralità fumè, quasi pirica. Probabilmente il più grande vino italiano che io abbia mai bevuto. 18,75