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Matteo Renzi, leader di Italia Viva, coalizione di governo: «Dicendo No al Mes il premier Conte fa felici Meloni e Salvini ma delude centinaia di sindaci e larga parte della sua maggioranza. Il tempo dimostrerà come questa decisione sia un grave errore politico e soprattutto un danno per gli italiani». Nicola Zingaretti, segretario del Pd e governatore del Lazio, coalizione di governo: «Un tema come il Mes va affrontato nelle sedi opportune: Parlamento e dialogo tra le forze maggioranza. E non in una battuta durante una conferenza stampa perché questo porta uno strascico di polemiche». Luca Zaia governatore del Veneto, Lega, anima moderata, non tendenza Salvini: «Il Mes compete al Governo, dove a volte vedo un dibattito anche muscolare sulla decisione se utilizzare o meno il Mes, anche se non si è ben capito. I cittadini sappiano che non dipende dal governatore». Marco Zanni, europarlamentare della Lega tendenza Salvini, ex grillino, presidente del gruppo populista Identità e Democrazia: «Dopo mesi di battaglie a Roma e a Bruxelles, il no al Mes è una vittoria della Lega: meglio tardi che mai, Conte ci ha dato finalmente ragione». Alessandro Di Battista, picconatore 5 Stelle in rotta con i vertici, contrario all’alleanza con il Pd, un sovranista a modo suo anti-Ue, fieramente contro tutto e tutti: «Il Presidente del Consiglio ha liquidato, definitivamente, la questione Mes. Restano con l’amaro in bocca i Salvini e le Meloni (a detta loro il Mes è stato approvato già una ventina DI volte) che pensavano di lucrare elettoralmente su questo punto». L’elenco delle dichiarazioni, con tanto di interpretazioni opposte dello stesso argomento, potrebbe continuare.
Zingaretti: "In un momento così delicato non c'è spazio per polemica politica"
Non c’è dubbio: dopo “coronavirus” e “lockdown” la parola dell’anno 2020 rischia di essere Mes. Ormai gli italiani ne parlano come se parlassero di una saga tv: lo prenderà o non lo prenderà il governo? Intendiamoci non stiamo parlando di tutto il Meccanismo europeo di stabilità, anche noto come fondo salva-Stati, ma di una linea di credito di questo fondo a tassi super-agevolati. 37 miliardi in totale destinati alle spese sanitarie per l’emergenza Covid. Il governo è spaccato, la maggioranza è spaccata, anche l’opposizione è spaccata. M5S non lo vuole, tranne qualcuno. Il Pd e Iv lo vogliono. Lega e Fratelli d’Italia non lo vogliono. Forza Italia lo vuole. Non c’è un’uscita pubblica dalla quale il presidente del Consiglio Conte esca indenne da una domanda sul Mes. E ogni volta le reazioni alle sue risposte, sono a valanga, sia tra i favorevoli sia tra i contrari. Dopo la conferenza stampa di presentazione di domenica sera, 18 ottobre, però, il tema è deflagrato nella coalizione giallorossa e tra i presidenti di Regione che hanno la responsabilità diretta sulla gestione della sanità. Anche perché mai Conte era stato così esplicito ad argomentare il proprio no al Mes, in un momento però in cui preoccupa la seconda ondata del virus e si fa sentire la pressione sugli ospedali: «I soldi del Mes sono dei prestiti – ha detto da Palazzo Chigi - non possono finanziare spese aggiuntive, si possono coprire spese già fatte e vanno a incrementare il debito pubblico. Se li prendiamo dovrò intervenire con tassi e tagli perché devo mantenere il debito sotto controllo». E poi «sulla sanità abbiamo già investito 4 miliardi (nella prossima legge di Bilancio, ndr). Quello che voglio dire è che il Mes non è la panacea come viene rappresentato. Quando facciamo questi ragionamenti dobbiamo valutare che in ogni caso avremo interessi contenuti rispetto al rischio che gli analisti colgono. Si chiama stigma. Decine di Paesi hanno preso il Sure (fondo europeo per la lotta alla disoccupazione, ndr), anche noi. Il Mes nessuno».
Conte sembra seppellire il Mes, in attesa che qualcuno, per esempio la Spagna, ne chieda l’attivazione. Se nessuno farò il primo passo, la scommessa del premier è di farsi bastare i soldi che arriveranno dal Recovery fund, ma che al momento non saranno disponibili prima della primavera inoltrata del 2021. Conte però non dice l’altro motivo per il quale teme di anche solo di affrontare una discussione in merito in Italia. Per usare il Mes bisognerebbe passare dal Parlamento, il M5S si spaccherebbe e la maggioranza rischierebbe di uscire a pezzi, molto di più ora. Basta vedere la reazione di Graziano Delrio, capogruppo dem, alle parole del premier: «Venga in Parlamento come aveva detto, non sono d’accordo con il suo riferimento ai tagli e alle tasse se dovessimo usare il Mes». Quando gli chiedono un commento anche Paolo Gentiloni, ex presidente del Consiglio del Pd e commissario italiano agli Affari economici a Bruxelles, ammette l’impasse della maggioranza di governo: «E’ veramente un duello italo-italiano dal quale voglio restare fuori: la mia parte consisteva nel lavorare come Commissione per togliere da questa linea di credito le condizionalità che il Mes prevedeva. Oggi l'unica condizione per questa linea di prestito è che venga usata per la sanità».