In giorno come gli altri, il mio 40° compleanno...
Con un antipasto di salame di Felino ed Asiago Pennar fresco (pranzo): Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut Vigneto della Riva di San Floriano, Nino Franco, 2018 (12%)
Back to basics. Spuma evanescente, carbonica a livello visivo stranamente grossolana, al gusto invece scampato pericolo. Il pedigree nobile del vigneto (uno dei più suggestivi di Valdobbiadene, strapiombante sul centro storico, ai piedi della salita verso il Monte Cesen) si percepisce in modo chiaro al naso nel nitore del frutto bianco (pera), con l'agrume (mandarino?) in seconda battuta; anche toni vegetali freschi di contorno, il tutto in ogni caso in modo particolarmente soffuso, delicato. Bocca consequenziale, gli manca un po' di
oomph, ma così è la sua cifra stilistica, estremamente rarefatta e diafana.
Con un antipasto di salami veneti (suino e asino, prodotti locali dell'entroterra veneziano) ed Asiago Pennar mezzano (cena): Trento Pas Dosé 3.Tre, F.lli Pelz, 2013 (12,5%)
Sboccatura 2018. Nocciola cruda e timido frutto bianco al naso, acidità "cembrana" che a tratti deborda rispetto ad un corpo abbastanza magrolino, sembra quasi un BdB ma non lo è. Non si sente per nulla il parziale passaggio in barriques del vino base, e non so se questo sia un pregio o un difetto... Un po' inconcludente se preso da solo, ma si anima e prende notevolmente ritmo se accompagnato al cibo, pur in un quadro generale di persistenza non eccezionale. Bolla per giunta non finissima, sarebbe stato un plus...peccato. QPR per me rivedibile, tra l'altro.
Con tagliatelle (fatte in casa) con porcini (pranzo):Alsace Engelgarten, Marcel Deiss, 2015 (13,5%)
Oro carico, molto brillante. All'apparenza già in parte evoluto al naso, gioca a fare lo Chenin in annata calda e matura, nelle sue note di frutta gialla quasi in confettura (cotogna), cera, miele ed altri prodotti apiari, poi anche toni canforati/resinosi/medicinali, ma alla fine capisci che è solo il riesling (non in solitario, ma chiaramente in veste maggioritaria nella
complantation) che gioca a nascondino, dietro il muro dell'estrema maturità delle uve, con IMHO anche un filo di botrite ad ampliare il quadro. Bocca
sec-tendre (per rimanere negli stilemi consueti ad una certa Loira), molto voluminosa all'attacco, poi si sfina nella progressione, asciugandosi senza risultare amaro, il che è una gran cosa. Non perfetto focus, ma suprema gourmandise complessiva, in pieno stile-Deiss (leggi Strabismo di Venere applicato).
Terra Alta Blanc La Serra, Herència Altés, 2014 (14,5%)
Tappazzo brutto... Ne ho un'altra boccia, riproverò, perché il vino credo meriti (piccola produzione da vigneti vecchissimi di garnatxa blanca, oltre i 110 anni di età).
Con risotto alla salsiccia mantovana al finocchio e zucca violina (cena): Mosel Pündericher Marienburg Rothenpfad, Clemens Busch, 2007 (13,5%)
Non classificato né Trocken né GG (che comunque esiste nell'annata), presumo sia l'equivalente di quello che ora è etichettato come "Rothenpfad Reserve". Un tappeto volante ci trasporta dall'Alsazia di Deiss verso quello che per certi versi si può considerare l'alter-ego germanico del vecchio Jean-Michel (per gli amici Ricciolino), ovverosia Clemens Busch: anch'egli pioniere dell'approccio
natur nel proprio territorio, vini più di impeto che di dettaglio, alla ricerca dei limiti di concentrazione di massa (e alcol, ricordo un Raffes a 15% una quindicina di anni fa...

) del riesling. Testimone ne è la gran copia di frutto tropicale maturo che marca sin da subito il naso di questo vino, portato poi con coerenza in bocca, che impatta tutta in orizzontale (una specie di "legnata morbida" sui denti, per così dire), con un residuo zuccherino piccolo, ma non ininfluente...anche se poi la proverbiale, naturale acidità del Re dei vitigni inizia a lavorare, allungando il sorso, sfinandolo.
Not your ordinary riesling, comunque...e a dire il vero, non sono questi nemmeno i "miei" riesling, da sempre, anche se ne riconosco la fattura.
Fine cena:More Than 40 Years of Age Tawny Port, W. & J. Graham & Co. (20%)
Versione d'antan del 40 y.o. della Graham's, un imbottigliamento grossomodo metà-fine anni '90 importato da Sagna, in bottiglia verde satinata con tappo raso e ceralacca (una delle più tenaci che mi sia capitato di incontrare, peraltro). Stappatura non semplicissima, ma il corto tappo si lascia domare senza problemi dal cavatappi a lame.
Color marroncino trasparente, con un'incredibile, implausibile sfumatura rossiccia che ancora "lurka" in sottofondo, e lacrime lentissime, dense sulle pareti del bicchiere. Appena stappato parte subito a mille, sbattendosene bellamente dei decenni. Che dire: non cercare troppi descrittori (ad ogni modo: nocino, cuoio agée, tabacco, fieno, catrame, lacca, marron glacé, e forse altri 100 e più)...mettilo in bocca, e comincia a masticare finché non ti stanchi. Dopo 2-3 minuti dalla deglutizione esce in retrolfatto un'altrettanto stupefacente nota di frutto rosso fresco, come a dire che 60 e più anni tra legno e vetro, in fondo, non hanno voluto dire nulla. Lo seguirò per un paio di settimane nel suo tragitto a bottiglia aperta, vedremo.
Digestivo: Slivovka, Kilc, Raccolto 1997 (40%)
Prodotto artigianalmente dalla storica distilleria di Plezzo/Bovec nell'alta valle dell'Isonzo in Slovenia, da doppia distillazione discontinua. Che dire, un grande distillato, cristallino e mobile nei profumi, che da una secchezza vegetale quasi severa dell'inizio, si fanno via via sempre più dolci, speziati ed avvolgenti, trasposti alla perfezione in bocca, con una finezza ed un controllo delle note amare in chiusura segno di una gestione dei noccioli praticamente perfetta. Una chicca.