maxer ha scritto:Ziliovino ha scritto:vinogodi ha scritto:Kalosartipos ha scritto:Andate avanti voi..
...eppure vedo che è un argomento che "tira" ...
voi ridete, ma è ormai qualche anno che ogni tanto qualcuno salta fuori con la dritta: ah, vedrai, i vini del futuro sono quelli del... e metteteci uno stato a caso tra quelli ad est di Trieste. E poi immancabilmente i più ricercati restano Borgogna, Barolo, Champagne etc...
Saranno suggestioni? vogliono sviarmi? o sono battute ed io non le capisco?
..... al di là delle battute, che i possono stare, una delle cause di questo tipo di chiamiamolo 'fenomeno di marketing' sta senz' altro nel bassissimo costo dei terreni e della manodopera in quegli Stati.
Non per niente da 10 - 15 anni molte realtà agrovinicole, anche importanti, continuano ad investire in quei territori con capitali, background di conoscenze, enologi e attrezzature specifiche, alla ricerca di notevoli ritorni economici.
E poi non è detto che anche fra quei terreni non si possa trovarne di particolarmente vocati per produrre buoni vini.
Non lo escluderei a priori.
Ai posteri .....
... io sono più laico , anche perché una realtà molto discussa con il mio povero padre , a cui chiesero consulenze proprio , in epoca "non sospetta" , imprenditori italiani propensi a investire in quelle aree. Allora i mercati internazionali non erano così aperti e articolati e intere aree , oggi superpotenziali per esportazione, non avevano la stessa attrattiva internazionale rispetto ad oggi (Cina , New Economy Russa , Indocina , catene del lusso mondiali). E le zone storiche erano ormai sature. La cortina di ferro cadde, aree dell'est europeo, con voglia di crescere anche nei bisogni edonistici, si affacciavano come realtà , per lo meno potenziali. Esportare in quei paesi , ancora a basso reddito, pura utopia . Quindi necessità di "prodotto locale" , a basso prezzo , a qualità accettabile . Unica possibilità , esportare Know How in loco , soprattutto per il mercato interno ... e lì , investendo relativamente poco ... l'impresa ( in tutti i sensi) era possibile (compresa Ungheria) . Ma , appunto, salvo Ungheria e la sua storia , non sono e , difficilmente, saranno mai , quelli locali, vini da esportare nei paesi dove l'economia è florida, il bene "vino" è legato a comunicazione e valori prioritariamente sostenuti dall'"Intangibile" elevatissimo (usando un eufemismo caro ai bocconiani...)e a qualità e tradizione legati al brand quasi insostituibili, salvo una cassa mediatica ben indirizzata con dispiegamento di risorse ad oggi inconcepibile per quei paesi (mettendo anche su libro paga testimonial di grandissimo impatto ... chiaro , vero?)...