littlewood ha scritto:gianni femminella ha scritto:@Franco, non dimenticare la difficoltà di averli. Non discuto sul fatto che quello che dici è vero, ma sulla reperibilità che è la variante imprescindibile.
Assolutamente Gianni! Ma dobbiamo confrontare i prezzi REALI. Non quelli speculativi...
Esatto.
Infatti, è proprio quello che intendevo.
Il
valore reale dei vini dei tradizionalisti di Langa è quello:
Rinaldi 40, Bartolo 50, Cappellano rup. 40 e p.f. 80 (ci sta visto l'unicum che rappresenta), Accomasso 35 e così via. Guarda caso questi produttori, gente seria, evidentemente, fissano a tot il prezzo in uscita dei loro vini. Si chiama onestà: sanno che valgono quello. Sono stupidi secondo voi? O masochisti? No.
Quello che ho detto era semplice:
Al netto del mio gusto personale, non ritrovo nei prezzi a tre cifre di quei vini (ma neanche in molti prezzi over 50 che son "saltati sul carro") una corrispondente qualità. Un'eccellenza, qualcosa di nettamente distintivo. Un salto quantico di intensità, finezza, nobiltà rispetto a molti altri vini da 20/30/40 euro.
Non li valgono.
Gli unici in cui ho sentito qualcosa di nettamente incommensurabile rispetto al "gruppone" sono (me cojoni, direte...) G.Conterno, G.Mascarello, Giacosa E.R. e il Crichet Paje. Qualche Gaja... Gli altri si differenziano per sfumature. Tutti non esattamente economici, ma di questi, per le mie tasche, 120 euro per un Monprivato o 60/70 per un Villero o S.S. di Perno sono una spesa che per me vale la qualità.
Opinione personale. Se Rinaldi metteva, e ora le figlie continuano a mettere, il barolo a 37€ è perché lavorano per guadagnare un margine equo, anche stante il prestigio della denominazione, a fronte di un certo costo di produzione.
(Tra l'altro, lessi una volta che il costo di produzione di una bottiglia di Petrus è di circa 30 €. Pure in pianura, per cui ipso facto da quel punto di vista costi inferiori rispetto alla Langa... quello è un investimento per l'eccellenza). È evidente che il costo aziendale di una bottiglia di Rinaldi è di pochi euro. Comparabile con quello di altre cantine piemontesi. Il procedimento è simile a quello della scimmiottata Borgogna, ma con una differenza: che tra la terra delle Brunate e la terra di un qualunque sorì di Diano d'Alba, o di qualunque bricco di Roddino (per dire) non c'è neppure un centesimo della differenza che passa tra, che ne so, la terra de La Tache e quella di un qualunque bourgogne rouge lungo la statale.
Non basta la terra, in Langa, per fare grandi vini. Ci va l'investimento finalizzato all'eccellenza. E questo non c'è.
In Toscana negli ultimi 15/20 anni lavorano con più attenzione, con più scienza, puntando all'eccellenza. Hanno terreni e clima che di per sé richiedono meno costi, ma in generale , e in media, sono più attenti, dalla gestione del terreno agli interventi sulla vite, alla selezione delle uve, alla gestione in cantina. Alla pulizia e al controllo sulle procedure. Andate a visitare San Giusto a Rentennano, o Pian dell'Orino. Poi andate a visitare Bartolo Mascarello o Accomasso. Davvero devo spiegare ulteriormente le differenze?
Ciao.
Sono un piemontese atipico, lo so. Ma il sangiovese m'ha stregato.