Messaggioda BarbarEdo » 02 mar 2019 09:28
Capita, sempre più raramente, purtroppo, di avere mezza giornata libera dal lavoro e di fare un giro nel monferrato da me meno battuto: le colline comprese tra Casale, Asti e Alessandria. Oltre che per la dolcezza del paesaggio e per i bei panorami, consiglio a tutti un giro in zona per queste due cantine:
ORESTE BUZIO
Cantina situata nel paese di Vignale Monferrato. Sei ettari tra barbera, chardonnay, grignolino, freisa e albarossa.
Mi accoglie la signora Buzio, simpatica padrona di casa, ancorchè un po' naif in tema di vino e di vigne. Mi fa assaggiare tutto, o quasi... dopo avermi squadrato un attimo decide che con me sui bianchi (uno chardonnay "base" e uno affinato in barrique) si può sorvolare e passare direttamente ai rossi... io non la contraddico e partiamo con il loro grignolino 2017:colore chiaretto, brillante, naso leggero di fiori, pepe e lampone, bocca irresistibile per acidità succosa, tannino ripulente e lunghezza incredibile per un vino così povero di estratti. Salato il giusto da essere dissetante. L'ho adorato. Dedicato a tutti gli amanti del pelaverga di Burlotto ( tra l'altro a 6,50 euro è un bel bere...). Si passa alla Freisa 2017: anche qui, un vino slanciato, agile, più sul frutto acidulo (lampone) e sotto un floreale terroso. Anche qui, tannino maturo ma irsuto. Divertente, disimpegnato. Piaciuto. Piccolo imbarazzo con la barbera del Monferrato 2017: ne apre una, puzza di ridotto. Ne apre una seconda, pure. Ossigenandosi molto credo che sarebbe svanito l'odoraccio, ma non avevo tutto sto tempo. Non valutabile, a differenza invece della "sorella maggiore" barbera del Monferrato superiore "Riccardo II" 2013, affinata in barrique. Colore rubino senza cedimenti, compatto e profondo. Naso molto particolare, su tonalità scure: mirtillo, torba e una nota, netta ma non invadente, di amaro (inteso come digestivo) e di liquirizia. In bocca torna tutto il quadro aromatico, è molto fine e fresco e riesce a camuffare agevolmente i 15.
Trovo poi finalmente al telefono Pietro Arditi, di CANTINE VALPANE: avevo letto qualche stralcio sul suo vino, ma mai assaggiato nulla, per cui mi dirigo verso Ozzano, a 15 minuti da Vignale. Non c'è che dire, già il posto merita una visita: una vecchissima cascina a corte, con cortile interno, molto rara in collina, domina un anfiteatro di vigne molto dolci, boschi e campi a seminativo. Passiamo la prima ora in piedi nel suo parcheggio a chiacchierare di viticoltura: è uno di quei chiacchieroni che si vede che hanno tanto da raccontare e nel farlo perdono la nozione del tempo. Mi è parso un uomo colto, vivace, ironico, con molti progetti per la testa nonostante non sia più un ragazzino, orgoglioso fino quasi allo sciovinismo della sua terra come fonte della qualità dei suoi vini, molto più che del suo lavoro. Passiamo ai vini, appunto: il Grignolino Euli 2015 ha profumi maturi, caldi, davvero eleganti di spezie e scorza d'arancia. In bocca ha una tensione acida minore di quello di Buzio, quindi vino meno "dissetante" ma più complesso e aristocratico. Impatto morbido, per la tipologia, ma contrastato da un tannino ben presente. Piaciuto moltissimo. Il Rosso Pietro 2015 è la barbera "base", per così dire. Ritornano le note di radici e di amaro, ritorna la frutta scura, le spezie, a quanto pare (forse..) marcatori sensoriali di queste terre. Bocca equilibrata senza mai un eccesso di acidità. Mi stupisce la differenza così netta con le altre barbera a cui ero abituato, ma la sorpresa più grande aveva ancora da venire. Barbera del Monferrato superiore Perlydia 2009 Un vin brulé naturale: non fa legno e ti tira fuori chiodi di garofano, cannella, scorza d'arancia essiccata e baccello di vaniglia. Nulla di stucchevole o caricaturale, anzi, eleganza se vogliamo un po' decadente. Ossidazione molto controllata, acidità in perfetto equilibrio con i 15° alcolici, in bocca un velluto. Ho sentito in bocca il ricordo di questi aromi "natalizi" per diverse ore dopo la visita. Vino per me estremamente affascinante, lo consiglio a chi non disdegna una certa maturità e terziarizzazione, meno a chi nel vino cerca soprattutto la giovinezza. Il barbera del Monferrato superiore Valpane 2007 contiene un saldo di freisa del 15% che ne sposta il sapore su toni più freschi, lamponosi e appena selvatici. E' l'unico che fa una parte di affinamento in legno ma non mi pare che questo aggiunga o tolga qualcosa rispetto al Perlydia, al quale in effetti somiglia molto. Ottimo vino, ma non ne vedo tanto il senso all'interno della gamma. Nella Freisa del Monferrato Canone Inverso 2010 l'ossidazione si fa più spinta e il vino risulta quasi estremo: trovo note insolite, torba, cenere, terriccio. Fa capolino un floreale molto appassito e appena un frutto, ma sono come sepolti. Non ho un ricordo chiaro del gusto, forse un po' vuoto, o forse ero io che a quel punto non capivo più molto. Si finisce con Il Ruchè (fuori zona) Rosa Ruske 2015 da vigne di suo cugino: buono, rosa molto tipica, netta ma non nauseante, alcol misuratissimo.
Una nota particolare per la gentilezza della persona: alle sette e mezza di sera, quando stavo per andare via, arriva, senza preavviso, una coppia di ragazzi milanesi: senza un plissé li ha accolti e ha ricominciato dall'inizio i racconti e gli assaggi..
Visita molto consigliata.
Primum bibere deinde philosophari