Diario economico

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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 18 feb 2019 12:08

In coma per anni, ora stanno per risorgere. E non è escluso che si possa tornare al voto per scegliere a suffragio universale i loro Consigli. La resurrezione delle Province dopo la soppressione per legge potrebbe ricevere un primo benestare già nelle prossime settimane dal tavolo tecnico istituito al ministero dell’Interno sotto la guida del sottosegretario leghista Stefano Candiani.

Ma anche sul terreno politico, dove la Lega ha già presentato una proposta di legge per ripristinare l’elezione diretta, starebbe venendo meno il veto che i CinqueStelle avevano posto alla sopravvivenza stessa delle Province. "Bisogna partire dalle competenze da affidare loro – spiega Candiani - e quindi dalle risorse necessarie. Dopo di che, una volta tornata la capacità di spesa, serve anche una loro chiara riconoscibilità da parte dei cittadini, un legame che solo l’elezione diretta può dare. La Provincia non è affatto un ente inutile, la dimensione provinciale è insostituibile, come dimostra il modo di operare di tutte le istituzioni sul territorio: dalle camere di commercio ai vigili del fuoco, dalla polizia ai carabinieri alle associazioni commerciali".

Su una simile lunghezza d’onda, nonostante la militanza nel Pd, è il presidente uscente dell’Unione province Achille Variati, ora sostituito da Michele De Pascale: "Non si tratta di tornare al passato ma di fare delle Province il motore dello sviluppo locale, l’ente della programmazione strategica territoriale e di restituirle l’elezione diretta".

Ma per rimettere in piedi decine di strutture finite spesso in stato comatoso e riavvicinarle alle esigenze dei territori il cammino è ancora disseminato di ostacoli. E quelli politici sono solo una parte. Nei territori provinciali opera in realtà una miriade di enti, consorzi e società che avrebbero bisogno di una radicale razionalizzazione, a cominciare da quella cura dimagrante che la riforma Madia aveva avviato e che questo governo ha bruscamente interrotto.

Questa pletora di organismi, secondo l’Upi, andrebbe assorbita dalle Province. Vediamola: ci sono 87 “Ato rifiuti” e 69 “Ato acqua”, ossia Ambiti territoriali ottimali, individuati dalle Regioni. Si contano poi 48 Autorità di bacino, organismi costituiti tra Stato e Regioni e operanti sui bacini idrografici. Seguono 150 Consorzi di bonifica, con competenze sulle opere di sicurezza idraulica e di irrigazione. E non è finita, perché tra partecipate e consorzi vari si aggiungono altri 3 mila organismi.

Tutte strutture che invece di essere drasticamente sfoltite, hanno ricevuto dal governo gialloverde la garanzia di sopravvivere almeno fino al 2021. La legge di bilancio dà infatti alle amministrazioni la possibilità di rinviare di due anni la chiusura delle società prive di interesse generale e con amministratori più numerosi dei dipendenti, purché in utile tra il 2014 e il 2016. Il rischio, insomma, è che intorno alle nuove Province resti quella rete autoreferenziale di poltronifici dotati di poteri di veto che a tutto è servita meno che a offrire servizi ai cittadini.

C’è poi un altro rischio che potrebbe minare l’efficienza amministrativa nei territori provinciali. Una delle funzioni delle Province dovrebbe essere quella di fare da stazione appaltante ai Comuni più piccoli. La legge di bilancio aveva inizialmente previsto l’obbligo per i Comuni di ricorrere alla Stazione Unica Appaltante creata finora da 50 Province.

Ma poi la norma è stata cancellata ed è rimasta solo la facoltà di adesione. Così a poter appaltare i lavori pubblici continueranno ad essere circa 30 mila soggetti. Un’occasione persa.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 18 feb 2019 18:28

Divario di produttività tra nazioni, che nasce da: minori efficacia/efficienza, minore qualità percepita che si tramuta in minore pricing power, minore presenza sui mercati, alla fine diventa minore valore aggiunto per l'azienda. Che non può quindi che pagare di meno i propri dipendenti, l'anello debole nella catena dei costi dei fattori produttivi.
L'infografica del Sole è illuminante.

https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/02/15/38388/
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 21 feb 2019 15:47

Nel 2018 le assunzioni dei datori privati sono state 7.424.293 (+5,1% sul 2017), a fronte di 6.993.047 cessazioni (+6% sull'anno precedente), con un saldo positivo di 431.246 contratti (-7,4% rispetto a +465.587 del 2017, +326k nel 2016 e +613k nel 2015). La variazione netta sui rapporti di lavoro a tempo indeterminato (assunzioni più trasformazioni meno cessazioni) risulta pari a +200.450 contratti; su quelli a termine +52.008. Nel 2017 la dinamica è stata pari a -117mila per i contratti a tempo indeterminato, a +58mila per i contratti di apprendistato, a +10mila per i contratti stagionali e a +537mila per i contratti a tempo determinato.

È la fotografia dell'Osservatorio sul precariato, pubblicato dall'Inps, che specifica che le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato nel complesso risultano "quasi raddoppiate", da 299 mila a 527 mila, con un aumento del 76,2%. Nell'ultimo bimestre, quello di vigenza del Decreto Dignità anche per rinnovi e proroghe, l'Inps rileva una "ulteriore accelerazione", con 124 mila trasformazioni contro le 61 mila di novembre e dicembre, un aumento del 101%.

Nel 2018 sono state presentate all'Inps nel complesso (tra vecchie e nuove domande) 2.045.362 richieste di disoccupazione e mobilità, un numero in aumento rispetto al totale di 1.933.917 del 2017 (+5,8%). ENel 2016 il totale era stato più basso e pari a 1.871.793 domande, più alto invece nel 2015, quando aveva toccato 2.125.806 richieste.

Diventa abbastanza evidente come i datori di lavoro abbiano preferito, vuoi per maggiore ottimismo sulle condizioni economiche, vuoi per la diversa legislazione (vedi il decreto dignità), stabilizzare molti tempi determinati invece che insistere. Mi piacerebbe comunque conoscere la divisione dei dati tra primo e secondo semestre 2018.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 22 feb 2019 11:07

https://www.corriere.it/economia/19_febbraio_21/quota-100-richieste-sud-statali-pensioni-domande-2fdf35ea-3614-11e9-a9b4-ecf4c6ca5234.shtml

Sorpresa: la maggior parte delle domande per «quota 100» arriva dalle regioni del Sud. A trainare la corsa del Mezzogiorno soprattutto le richieste di pensionamento anticipato dei dipendenti pubblici. E così la misura fortemente voluta dalla Lega — per favorire in particolare l’uscita dal lavoro degli operai del Nord — sta invece prendendo un indirizzo diverso.
A ieri risultavano presentate all’Inps 60.704 richieste di pensione con «quota 100». Di queste 25.403, cioè il 41,8% del totale viene dalle regioni del Mezzogiorno. Al secondo posto il Nord con 21.877 domande (il 36% del totale) e al terzo il Centro con 13.424 (22,1%).

La corsa dei pubblici
Per capire che cosa sta succedendo è utile un’altra tabella Inps, che suddivide le domande per il lavoro svolto da chi le presenta. Si vede, così, che quelle depositate dai dipendenti pubblici sono praticamente quante quelle dei dipendenti privati: 21.779 contro 22.071. Ora, basta ricordare che i dipendenti delle amministrazioni pubbliche sono poco più di tre milioni mentre quelli del settore privato sono circa 15 milioni, per vedere come «quota 100» abbia, in queste prime tre settimane, interessato soprattutto il personale del pubblico impiego.

Sul settore privato, invece, un dato interessante è quello sui disoccupati: una domanda su tre delle 13 mila lavorate dal patronato Cisl viene da persone che hanno perso il lavoro e stanno percependo la Naspi (indennità di disoccupazione).
Quest’insieme di dati sembra suggerire che nel privato ricorrano a «quota 100» molti lavoratori di aziende in crisi per evitare di finire «esodati», cioè senza stipendio né sussidi. In questa direzione va anche il fatto che più di 40 mila dei 60 mila richiedenti hanno un’età fra 63 e 67 anni mentre solo 20 mila hanno presentato domanda non appena raggiunta «quota 100».
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 25 feb 2019 13:46

Cosa racconta il rapporto 'Il mercato del lavoro', elaborato da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal.

Nella media del 2018 il numero di occupati supera il livello del 2008 di circa 125 mila unità. Si sono così recuperati i livelli pre-crisi. Eppure qualcosa si è perso: nei primi tre trimestri del 2018, rispetto a dieci anni fa, mancano all'appello poco meno di 1,8 miliardi di ore lavorate, ovvero oltre un milione di posti full time (unità di lavoro a tempo pieno). Una ripresa, quindi, a "bassa intensità lavorativa": più occupati ma per meno ore.

"La mancanza di opportunità lavorative adeguate può comportare la decisione di migrare all'estero, fenomeno in crescita negli ultimi anni: da 40 mila del 2008 a quasi 115 mila persone nel 2017". Quindi in meno di dieci anni le fughe sono quasi triplicate, si legge nel rapporto.

"Per raggiungere il tasso di occupazione della media Ue15 (nel 2017 pari a 67,9%, contro il 58,0% di quello italiano) il nostro Paese dovrebbe avere circa 3,8 milioni di occupati in più", continua il rapporto 'Il mercato del lavoro'. Secondo il report "la distanza dalla media europea è anche frutto della diversa partecipazione per genere: in Italia meno della metà delle donne tra 15 e 74 anni appartiene alle forze lavoro (48,1% contro il 59,0% dell'Ue). Aggiornato al 2018 è invece il conto sul divario tra il Sud e il resto del Paese. Se nel Centro Nord ci sono quasi 376 mila occupati in più a confronto con dieci anni prima, nelle regioni meridionali il saldo è ancora "ampiamente negativo:": -262mila.

Sottoccupati e sovraistruiti: nel 2017 circa un milione di occupati ha lavorato meno ore di quelle per cui sarebbe stato disponibile, mentre la schiera dei sovraistruiti ammonta a quasi 5,7 milioni: quasi un occupato su 4. Così il rapporto 'Il mercato del lavoro' (ministero del Lavoro-Istat-Inps-Inail-Anpal). E, viene sottolineato, negli anni il fenomeno risulta "in continua crescita, sia in virtù di una domanda di lavoro non adeguata al generale innalzamento del livello di istruzione sia per la mancata corrispondenza tra le competenze specialistiche richieste e quelle possedute"

"L'aumento della quota di occupazione meno qualificata, accompagnata dalla marcata segmentazione etnica del mercato del lavoro italiano, ha favorito la presenza di lavoratori immigrati più disposti ad accettare lavori disagiati e a bassa specializzazione". Tra il 2008 e il 2018 "gli stranieri sono passati dal 7,1% al 10,6% degli occupati". Nei servizi alle famiglie "su 100 occupati 70 sono stranieri".
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 25 feb 2019 15:52

Notizie oltreoceano come questa fanno pensare che gli tsunami non sono mai finiti

http://fortune.com/2019/02/12/americans-late-on-car-payments/

"7 milioni di americani, un record, hanno smesso di pagare le rate dell’auto: è un dato che sorprende anche la Fed"
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo 2 » 25 feb 2019 18:30

harmattan ha scritto:Notizie oltreoceano come questa fanno pensare che gli tsunami non sono mai finiti

http://fortune.com/2019/02/12/americans-late-on-car-payments/

"7 milioni di americani, un record, hanno smesso di pagare le rate dell’auto: è un dato che sorprende anche la Fed"


quelli che "si però la politica economica di Trump è un successo per l'America"
come no
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda beluga » 25 feb 2019 18:58

tenente Drogo 2 ha scritto:
harmattan ha scritto:Notizie oltreoceano come questa fanno pensare che gli tsunami non sono mai finiti

http://fortune.com/2019/02/12/americans-late-on-car-payments/

"7 milioni di americani, un record, hanno smesso di pagare le rate dell’auto: è un dato che sorprende anche la Fed"


quelli che "si però la politica economica di Trump è un successo per l'America"
come no


Si col debito pubblico alle stelle in attesa del botto.
Come dalle parti di Erdogan.
E come da noi se questi sciammanati continueranno a fermare i cantieri, elargire elemosine costose e pagare pensioni che impoveriranno le future generazioni.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 27 feb 2019 12:54

Peggiora il clima di fiducia a febbraio. L'Istat stima "un ampio calo" dell'indice di fiducia dei consumatori, che passa da 113,9 punti a 112,4. Ed è in "evidente flessione" anche l'indice composito delle imprese (da 99,1 a 98,3), che tocca il minimo da quattro anni, partire da febbraio 2015. Continua così per le aziende "una evoluzione negativa in atto ormai dallo scorso luglio". L'indice dei consumatori tocca il valore più basso da 18 mesi con un peggioramento per tutte le componenti del clima.

Il clima economico e quello corrente registrano le flessioni più consistenti mentre cali più moderati caratterizzano il clima personale e quello futuro. Più in dettaglio, il clima economico cala da 130,5 a 126,6, il clima personale passa da 108,9 a 108,2, il clima corrente scende da 112,4 a 109,4 e il clima futuro flette da 117,4 a 116,9.

Per le imprese, l'indice di fiducia diminuisce in gran parte dei settori, con la sola eccezione del commercio al dettaglio, dove l'indice aumenta da 102,9 a 105,4, il valore più alto da un anno. Invece l'indice di fiducia delle costruzioni, dopo l'aumento dello scorso mese, torna a diminuire (da 139,2 a 135,5), mantenendosi comunque su livelli storicamente elevati.

Nella manifattura l'indice passa da 102 punti a 101,7, il livello più basso a partire da agosto 2016 (quando era sempre di 101,7) e peggiorano, per il secondo mese consecutivo, le attese sulla produzione, unitamente a un aumento del saldo relativo alle scorte di magazzino. I giudizi sul livello degli ordini permangono sostanzialmente stabili rispetto allo scorso mese.

Nelle costruzioni, il deterioramento del clima di fiducia riflette un deciso ridimensionamento delle aspettative sull'occupazione presso l'impresa e una stabilità, rispetto allo scorso mese, dei giudizi sugli ordini.

Per quanto riguarda il settore dei servizi (dove l'indice cala 98,6 a 98,3), l'Istat segnala il deterioramento dei giudizi e delle aspettative sugli ordini, mentre i giudizi sull'andamento degli affari sono in miglioramento. L'indice rimane sotto quota 100 (il livello del 2010) da tre mesi.

Nel commercio al dettaglio, infine, il miglioramento del clima di fiducia è la sintesi di un'evoluzione positiva, tanto per i giudizi quanto per le attese sulle vendite, diffusa a entrambi i circuiti distributivi analizzati (grande distribuzione e distribuzione tradizionale); il saldo dei giudizi sul livello delle giacenze aumenta.
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 28 feb 2019 12:57

Il mattone italiano lascia, quello tedesco raddoppia

Gli andamenti esuberanti del mercato immobiliare tedesco sembrano un assurdo economico se li confrontiamo con quelli del nostro paese, malgrado l’Italia condivida con la Germania i lineamenti generali della politica monetaria che implicano un costo assai ridotto del credito e nonostante certe somiglianze negli andamenti demografici. Gli ultimi dati pubblicati da Istat infatti, relativi al terzo trimestre 2018 sono poco esaltanti.

Immagine


https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2019/02/26/mattone-italiano-tedesco/
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Re: Diario economico

Messaggioda pippuz » 28 feb 2019 14:32

Per forza le case le vendono solo qui

https://notizie.tiscali.it/cronaca/arti ... -crescita/
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 28 feb 2019 15:05

pippuz ha scritto:Per forza le case le vendono solo qui

https://notizie.tiscali.it/cronaca/arti ... -crescita/


Non conosco la situazione delle case a Milano, ma posso immaginare che il "vecchio" sia stato oggetto di un'attenta riqualificazione e che i servizi, in genere, siano migliori, a differenza di Roma che, escludendo pochi quartieri e zone, e una vera suburra. Cosa ancora più penosa è che i dissociati proprietari di casa sparano prezzi come se fossero a Manhattan.
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Re: Diario economico

Messaggioda pippuz » 28 feb 2019 15:41

harmattan ha scritto:
pippuz ha scritto:Per forza le case le vendono solo qui

https://notizie.tiscali.it/cronaca/arti ... -crescita/


Non conosco la situazione delle case a Milano, ma posso immaginare che il "vecchio" sia stato oggetto di un'attenta riqualificazione e che i servizi, in genere, siano migliori, a differenza di Roma che, escludendo pochi quartieri e zone, e una vera suburra. Cosa ancora più penosa è che i dissociati proprietari di casa sparano prezzi come se fossero a Manhattan.

Si esatto, l'Isola ad esempio che faceva cagare fino a 10-15 anni fa è diventata richiestissima.
Per quanto riguarda Roma temo sia proprio come dici.

Anche qui sparano prezzi Manhattan style (non dappertutto ovviamente), però le vendono. La mia zona ad esempio è passata dal caro all'inaccessibile.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 01 mar 2019 10:37

Tra Italia e Germania sono molto diverse la percentuale di proprietari (alta qui, bassa e storicamente più propensa all'affitto là); e il costo sul mercato (stellare negli anni del boom qui, ancora alto in certe zone - vedasi sopra - e molto più onesto in Krukkia).
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 01 mar 2019 10:51

L'attività manifatturiera italiana si è contratta per il quinto mese di fila a febbraio e al ritmo più rapido dal 2013, anche se gli analisti si aspettavano un calo peggiore.

Il 'Purchasing Managers Index' elaborato da Ihs Markit è sceso a 47,7 a febbraio da 47,8 di gennaio, restando ben al di sotto della soglia di 50 che separa crescita da contrazione.

Il consensus Reuters prevedeva un calo più pronunciato a 47,2.

Alla fine del 2018 l'Italia è scivolata in recessione tecnica.

Per quanto riguarda l'indice dei nuovi ordini il mese scorso si è registrato un calo a 46,1 da 46,5 del mese precedente, al di sotto della soglia di 50 per il settimo mese di fila.
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 06 mar 2019 16:38

Interessante articolo del Sole24 sul disallineamento tra le discipline di studio scelte dai giovani e le esigenze del mercato del lavoro.

".....la Germania registra una percentuale di laureati nettamente più bassa della media europea e inferiore di 10-15 punti percentuali rispetto a quella di Francia e Spagna, ma la composizione per disciplina è completamente diversa da quella italiana. La Germania laurea molti più giovani in informatica, ingegneria ed economia e management, mentre l’Italia doppia la Germania per laureati in scienze sociali e in discipline artistiche e umanistiche"

https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-02-25/perche-italia-si-fabbricano-laureati-inutili-le-imprese-e-quanto-pesa-scelta-scuola-e-universita-111949.shtml?uuid=AB8dNwXB
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 06 mar 2019 17:05

harmattan ha scritto:Interessante articolo del Sole24 sul disallineamento tra le discipline di studio scelte dai giovani e le esigenze del mercato del lavoro.

".....la Germania registra una percentuale di laureati nettamente più bassa della media europea e inferiore di 10-15 punti percentuali rispetto a quella di Francia e Spagna, ma la composizione per disciplina è completamente diversa da quella italiana. La Germania laurea molti più giovani in informatica, ingegneria ed economia e management, mentre l’Italia doppia la Germania per laureati in scienze sociali e in discipline artistiche e umanistiche"

https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-02-25/perche-italia-si-fabbricano-laureati-inutili-le-imprese-e-quanto-pesa-scelta-scuola-e-universita-111949.shtml?uuid=AB8dNwXB


Vallo a spiegare ai paladini della cultura umanista, nonché agli stagisti a vita...
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 06 mar 2019 19:06

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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo 2 » 06 mar 2019 19:19

tenente Drogo 2 ha scritto:facciamo un pronostico sulla crescita del PIL italiano nel 2019?

comincio io: -0.2% (a lettere: meno zero virgola due percento)

a metà gennaio 2020 proclamazione del vincitore


l'OCSE mi ha copiato il dato!

https://www.corriere.it/economia/19_mar ... eb53.shtml
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 08 mar 2019 11:02

Timido cenno di risveglio da parte dell'economia italiana, narcotizzata ed impaurita dall'azione governativa.

La produzione industriale italiana ha registrato nel mese di gennaio un aumento dell'1,7% su mese (-0,7% a dicembre rivisto da -0,8%) e un calo dello 0,8% su anno (da -5,5% nel mese precedente).
Lo comunica Istat, aggiungendo che la variazione congiunturale è la prima positiva dopo quattro cali conseucitivi.
Il dato è nettamente superiore alle attese degli analisti che si aspettavano in media un incremento dello 0,1% su mese e un decremento del 3% su anno.
Istat sottolinea che, nonostante il balzo congiunturale, "la variazione su base trimestrale (nov18-gen19 su ago18-ott18) rimane ampiamente negativa, mentre su base annua si attenua la caduta registrata negli ultimi mesi".
Il miglioramento sia tendenziale sia congiunturale, spiega ancora Istat, "è avvenuto anche grazie al rilevante contributo positivo del settore energetico. Limitandosi al settore manifatturiero, infatti, il segnale congiunturale positivo si ridimensiona (da +1,7% a +1,2%) e si registra su base annua una flessione molto più ampia (da -0,8% a -2,6%)".
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 08 mar 2019 12:54

Il promemoria che arriva dal Fmi, nell’ultimo staff report dedicato all’Italia, ci illustra in alcuni grafici i cambiamenti del paese.

Negli ultimi anni il numero degli emigrati ha oscillato intorno ai 160 mila, che è all’incirca il livello dei primi anni ’70, e anche il livello di povertà, rapportato alla fascia di età, ha subito sostanziali variazioni negli ultimi 15 anni

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Ultimo grafico sulla diminuzione dei redditi reali, fatta come base l’anno 2000; diminuzione che è stata molto pronunciata per i più giovani rispetto agli anziani, e anche la suddivisione del reddito per categoria di percettori lo mostra con chiarezza. Tutti comunque soffrono di una condizione che è decisamente patologica per il paese: ossia il crollo dei redditi reali complessivi che sono anche un 5% sotto il livello del 2000. E che sia patologica, questa situazione lo si ricava dal confronto internazionale.

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Come sempre, tante buone notizie :lol:
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Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 08 mar 2019 14:35

harmattan ha scritto:Ultimo grafico sulla diminuzione dei redditi reali, fatta come base l’anno 2000; diminuzione che è stata molto pronunciata per i più giovani rispetto agli anziani, e anche la suddivisione del reddito per categoria di percettori lo mostra con chiarezza. Tutti comunque soffrono di una condizione che è decisamente patologica per il paese: ossia il crollo dei redditi reali complessivi che sono anche un 5% sotto il livello del 2000. E che sia patologica, questa situazione lo si ricava dal confronto internazionale.

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E io che mi ero fidato ciecamente degli 80 €uro ...
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 09 mar 2019 00:51

Lunga intervista a colei che per vent'anni ha gestito mirabilmente il nostro debito pubblico

http://amp.ilsole24ore.com/pagina/ABTqnsbB
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 09 mar 2019 00:57

maxer ha scritto:
harmattan ha scritto:Ultimo grafico sulla diminuzione dei redditi reali, fatta come base l’anno 2000; diminuzione che è stata molto pronunciata per i più giovani rispetto agli anziani, e anche la suddivisione del reddito per categoria di percettori lo mostra con chiarezza. Tutti comunque soffrono di una condizione che è decisamente patologica per il paese: ossia il crollo dei redditi reali complessivi che sono anche un 5% sotto il livello del 2000. E che sia patologica, questa situazione lo si ricava dal confronto internazionale.

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E io che mi ero fidato ciecamente degli 80 €uro ...
:D :mrgreen: :D

Gli 80 euro sono stati una forma di redistribuzione del reddito. Pensa come sarebbero stati i poveri e i meno abbienti senza quella misura di sinistra.
Non progredi est regredi

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