Gli interventi di Vinogodi e di Wineduck sono quanto di più chiaro e propedeutico abbia letto riguardo alle diverse modalità di accostarsi al mondo del vino.
A mio parere le due categorie, se cosi si possono definire, dei cosiddetti 'sovranisti' e 'globalisti' rispecchiano fondamentalmente, oltre che due diverse sensibilità sensoriali, una differenza di età.
Mi spiego meglio: non so quanti anni abbia Wineduck, non lo conosco (purtroppo), ma credo che finora abbia avuto il tempo di degustare vini a migliaia, così come Vinogodi, che conosco (purtroppo, perché con la Borgogna mi ha rovinato ...

).
Entrambi, con pochi altri frequentatori del forum, hanno sicuramente sviluppato delle capacità degustative superiori rispetto alla media. E non è per sminuire i gggiovani che preferiscono, per semplificare, la bevibilita' alla complessità: ci vuole tempo e assaggi, assaggi, assaggi per affinare il proprio gusto. Ma bisogna avere la mente (e le papille) libere, umili, aperte, senza fissarsi su dogmi inespugnabili.
Porto il mio esempio: ho 67 anni, ho iniziato ad accostarmi al vino e a bere 'bene' molto tardi, circa 25 anni fa, dopo una "gioventù" molto più orientata ai superalcolici. Sono stato accompagnato in questo da un mio grande enoamico, Augusto Massif, che mi ha fatto gradualmente scoprire il meglio del vino italiano, con degustazioni con gruppi di amici, visite alle cantine, bellissimi viaggi in zone tutte da scoprire (Trentino, Alto Adige, Toscana, Langhe, Puglia, Marche, Veneto). In tal modo ho affinato il mio sapere e la mia sensibilità, la terminologia per poter descrivere ciò che provavo, degustando i vini più diversi e riuscendo a iniziare a costruirmi un mia capacità sensoriale, senza preconcetti, spesso trovandomi anche in disaccordo con l'amico Augusto molto più esperto di me. Ma ci sta, ci deve stare !
Poi, mi sembra 10 anni fa, ho conosciuto Marco Vinogodi e qui c'è stato un ulteriore grande passo in avanti. Ma ero pronto a farlo, perché il mio bel numero di vini italiani li avevo bevuti e soprattutto "pensati".
Altre degustazioni, Francia, Champagne, Borgogna, top dell' Italia, Germania, Spagna (

) e via, come sappiamo. All'inizio solo ascolto di commenti, note, descrizioni di storie, luoghi, personaggi del vino. Poi pian piano partecipazione alle pacate discussioni con i miei pareri, su vini che mi parevano (e tuttora sono ...) dei vini supremi.
Adesso non mi ritengo certo un grande esperto, ma almeno su un vino posso dare un mio parere, frutto dell' esperienza di tante bottiglie aperte.
Sempre più con la ferma idea che il vino è un "alimento", creato per essere quasi sempre abbinato al cibo e viceversa. Dico 'quasi sempre' perché ci sono vini talmente alimenti eccezionali che possono essere bevuti nella loro solitudine (e qui, secondo me, la meditazione non è tanto nell' accezione di migliorare le nostre capacità mentali in senso lato, bensì nella nostra concentrazione su quanto il vino stesso ci trasmette come piacere in sé).