...Con il regime speciale dell'IVA vi potete portare in compensazione un'aliquota fissa indipendentemente da quanto comprate (IVA degli acquisti): quindi anche nei mesi in cui non fate acquisti scalate sempre un'aliquota fissa. Quindi siccome l'IVA non è un costo ma una partita di giro (un mero giro finanziario), avete dei vantaggi di pianificazione finanziaria che le altre imprese non possono avere...
No. Non funziona così. Mi farebbe piacere proprio sapere da dove hai estrapolato sta minchiata.
In regime forfettario (e bada bene che le aziende agricole possono optare a scelta per il regime "normale") accade questo e te la spiego bene.
L'IVA sui prodotti che cedi ha diverse aliquote, ti faccio alcuni esempi:
Grano: aliquota 4%
Frutta: aliquota 4%
Uva: aliquota 10%
Vino: aliquota 22%
L'IVA sui prodotti che acquisti segue le leggi merceologiche relative ad essi stessi, ad esempio:
Gasolio: 10%
Concimi: 4%
Fitofarmaci: aliquota 10%
Mezzi agricoli: 22%
Ora, per ogni fattura emessa l’aliquota va applicata in base alla normativa vigente.
A questo punto, c’è da specificare una cosa: l’IVA che paghi NON la recuperi (se, ad esempio, compro un trattore da 25.000 euro, quei 5.500 € di Iva sono un costo irrecuperabile) e quindi, formalmente quello che alla fine il trattore mi viene a costare è in realtà 30.500 €.
In caso di vendita, l’IVA che viene applicata in fattura la recupero, ma non tutta.
Su una fattura di prodotti come frutta e grano l’Iva al 4% applicata è un tuo “guadagno”; ma se vendi uva l’Iva è appunto al 10% ma allo stato va versato il 6% dell’imponibile; se vendi vino, l’Iva è al 22% ma allo stato versi il 9,5% mentre il restante 12,5% è un tuo guadagno.
I versamenti vanno fatti trimestralmente e, non c’è mai un recupero, perché l’IVA sugli acquisti è appunto un costo e alla fine non la metti mai in conto da “scalare”.
Quindi la storia del “quindi anche nei mesi in cui non fate acquisti scalate sempre un'aliquota fissa” è una panzana enorme, perché non è così. Non si scala proprio una beneamata mazza.
C’è da aggiungere un’altra cosa: il vino prodotto è tutto controllato al litro tramite gli appositi registri di cantina (ora cartacei, ma che passeranno telematici), chi opera in regime forfettario, in caso di vendita a privato consumatore, non deve (per legge) emettere scontrino o ricevuta fiscale, ma quello che percepisce, va annotato nell’apposito registro dei corrispettivi. Ma attenzione, di “nero” non se ne può fare, perché va annotata ogni uscita di litri di sfuso o di bottiglie nel registro di cantina di “carico e scarico”. Anche perché se avviene (come è successo a me) che passi la repressione frodi in cantina e ti controlli i registri ed essi DEVONO combaciare con le tue giacenze, se hai fatto del “nero” e non tornano i conti ti fanno un verbale con delle sanzioni che tuonano, e per certe cose c’è sia la sanzione amministrativa che il penale (evasione).
Quindi occhio a dire “chi fa vino fa un sacco di nero” perché è la più gran balla che uno possa inventare.
Penso di essere stato abbastanza chiaro.
Su tutto il resto sorvolo, perchè dopo tanto tempo se non hai ancora capito come funziona una catena commerciale che si rispetti e che sia seria, io francamente non so proprio più cosa farci. E sostanzialmente, di lottare contro i mulini a vento, mi sono un pò rotto.