Un grazie di cuore ad Ivo per la bellissima giornata, è sempre bello rivederti e stare in tua compagnia, sei, come sempre, un magnifico e generoso padrone di casa! Ed è sempre bello rivedere tanti brutti ceffi la cui compagnia apprezzerei più volte nel corso dell'anno ma purtroppo i mille impegni di tutti ci impediscono tutti i ritrovi che vorremmo fare!
Avete apprezzato gli uccelli eh? Siete proprio la solita banda di frocioni

... io invece di dico "qualcuno benedica lo Squacquerone con le crescentine fritte" e la mano di Ivo provvista di fucile, quando mangi un capriolo in salmì così buono io sto a posto !
Veniamo ai vini ...
Magnien Echezeux 2005 ... Vino dal profilo nordico, naso reticente di ciliegia e poco alto, in bocca è tesissimo ma poco vibrante, un vino giocato sulla freschezza ma senza sapidità, quasi assente la parte fruttata, corpo sussurrato, tannino cesellato e un leggero ritorno amaro nel finale. Echezeux può dare di più, la 2005 pure, pessima interpretazione del produttore
Darmagi 2003 ... Naso di grafite, mora in confettura, leggermente erbaceo, sicuramente poco intenso. In bocca vince la staticità, pronta beva per un vino tecnico per eccellenza, sotto assoluto controllo in ogni parte senza spunti emozionali. Grande potenza al sorso, scarsa l'acidità e inesistente il lato sapido, particolarmente caldo e legnoso, tannino amarognolo che ritorna nel finale. Dai Angelo che costa caro ...
Kurni 2003 ... Ho sempre apprezzato molto lo stile di questo produttore che asseconda in maniera fantastica le stagioni e l'andamento climatico, limitando quanto più possibile l'aspetto tecnico nei suoi vini. Vini che hanno sempre diviso soprattutto qui nel forum, frutto di discussioni bibliche che mai hanno trovato un accordo. Kurni resta un vino che ha una sua interpretazione e io l'apprezzo per quella che è. Forse questa non è una delle migliori versioni che ho assaggiato, gli preferisco di molto quelle più fini ed eleganti dal 2001 in giù, ma da quest'annata calda mi aspettavo un vino più spento e scarico, invece mi ha sorpreso. E' ancora in forma, senza particolari spunti di miglioramento (anzi è al suo apice a mio modesto parere). Il suo color inchiostro tinge sempre il bicchiere, il naso di ciliegia in confettura, vaniglia e cioccolato è inconfondibile, la bocca è possente ma leggiadra, il sorso è impegnativo ma teso. Vino di un peso specifico superiore, dall'acidità un po' spenta ma con un lato sapido ancora intrigante, tannino fitto e ben integrato, glicerico ma mai molle. Nel finale ti avvolge con quella spinta di calore e quel frutto, qui purtroppo un po' cotto.
Tignanello 1994 ... Scusate ho detto una cazzata, non è stato fatto da Tachis ma già da Cotarella (ha iniziato a gestirlo personalmente già dal 93 compreso) ma si vede che non gli è stato permesso fare completamente di testa sua ...

Un Tignanello old style, un naso che sussurra frutta rossa matura, balsamico, terroso, con sfumature di cuoio e pelliccia. Bocca leggiadra, sorso elegantissimo, non di un corpo eccezionale, non particolarmente largo e profondo ma sicuramente vivo e vibrante, con un bel frutto a corredo. Pecca di corpo e di sapidità ma ha ancora una bella acidità del frutto e un tannino dolce, cesellato e perfettamente integrato. Finale di medio corpo senza quelle sgradevoli note amarognole tipiche del legno di oggi.
Sociando Mallet 2003 ... E' sempre stato uno dei miei bordeaux a basso costo preferiti, con un capacità di invecchiamento straordinaria, grazie ad una materia prima sicuramente mai banale e ben gestita. Questo l'ho trovato un po' anonimo, con un naso molto pirazinico, erbaceo e inchiostrato. Nelle vecchie annate ha sempre avuto un profilo molto nordico, quasi austero, questo è molto mediterraneo e solare, dal sorso potente ma poco vibrante, ancora ricco di acidità e tannino ma non ben integrati. Ci ho trovato una punta di legno in più e un finale monocorde senza particolari spunti di emozione
Château Latour 1975 ... Quando vai ad una degustazione con Latour in campo e Sbrega accanto, uscirà sempre la famosa frase "nel dubbio bevi Latour e non sbagli mai ... " Ormai è stra assodato che in un buon 90% dei casi, in una deg. bordolese Latour si incula tutti a dovere, qui non c'erano solo bordolesi ma se li è inculati tutti lo stesso
Anche se non è una versione monumentale, figlia di un decennio che per me è sempre stato molto pragmatico, rivela una classe superiore, a partire dal naso (non stratificato e assoluto come ci ha abituato in grandi annate) di frutta rossa matura, grafite, goudron a go go, balsamico e speziato. In bocca entra sussurrato, quasi in silenzio, per poi esplodere col botto (non la solita bomba atomica, ma sempre un buon petardo ... ). La classe di questo vino si nota sempre nella sua grande definizione, è cesellato nei particolari, è largo e profondo allo stesso tempo, è sempre ricco di acidità (qui un po' in calo) e di sapidità, a distanza di 40 anni ha ancora il suo bel frutto, il tannino è un velluto e il finale lungo e balsamico.
Vin Santo Diletti 1884 ... Vino della giornata, sarà il 10mo che bevo, tutti in annate diverse, e sono tutti assurdi. Questo si gioca il primo posto tra tutti quelli che abbiamo bevuto con l'ultimo (mi pare fosse il 1904). Colore irreale, questo oro scuro brillante con rimandi aranciati, al naso è un tourbillon di frutta esotica prima fresca e poi secca, zafferano, miele di corbezzolo, cera d'api e il tanto adorato incenso che è quasi il marchio di fabbrica di queste bottiglie. In bocca sembra un passito di 10 - 15 anni, estremamente elegante, perfettamente fuse e in combinazione la parte glicerica che gli dona morbidezza e la parte acido/sapida che lo rende fresco ed estremamente pericoloso nella beva. Ha un gran carattere, è dolce ma mai stucchevole, è largo e profondo e finisce di stupire nel finale, lunghissimo e sapido, peccato che il bicchiere finisca subito !
Che dire ... grazie Ivo come sempre e speriamo che le scorte di casa Diletti non finiscano mai !
Alla prossima