Qualche giorno fa mini-tour nelle Langhe:
era qualche anno che volevo passare da Accomasso, questa volta mi sono deciso ad attendere la conferma per l’appuntamento solamente la sera prima della partenza. Il Cavalier Lorenzo Accomasso ci attende di prima mattina in una vecchia e anonima casa in Borgata Pozzo, a l’Annunziata di La Morra, gli anni sulle spalle si fanno sentire ma sembra non voglia affatto mollare. Le annate in cantina sono molte (in vendita ci sono i Barolo 2008) e la voglia di venderle tutte c’è ancora, ma lo sguardo è anche al futuro: è arrabbiato in quanto ha estirpato una vigna di dolcetto, il terreno è pronto per ripiantare nebbiolo, ma non ha prenotato le barbatelle e non riesce a trovarle da nessuna parte… toccherà aspettare l’anno prossimo. Assaggiamo il Barolo Rocche Riserva 2008, elegante e severo allo stesso tempo, da attendere lo sviluppo olfattivo, mentre in bocca è già una bella bevuta. La Barbera Pochi Filagn 2010 è secondo il produttore la migliore degli ultimi anni, con un tratto rustico e schietto, ma anche con una bella materia ed allungo.
Seconda tappa a Serralunga, da Cappellano. Piacevole chiacchierata con Laura che si occupa dell’amministrazione e piccola intervista ad Augusto, interamente incentrata sul Chinato, della quale riferirò prossimamente… Qui di vino da vendere, ma anche da assaggiare, praticamente non ce n’è. La 2010 è andata esaurita velocemente l’autunno scorso, e la 2011 uscirà solo ad aprile. Barbera e nebbiolo prosciugati, il vigneto del dolcetto invece dopo aver subìto la grandine l’annata precedente è stato espiantato e verrà sostituito anche qui da una vigna di nebbiolo (“Problema” diffuso da queste parti quello del dolcetto: per produrlo bene necessita di vigne con esposizione ottima, le stesse che servono per ottenere un buon nebbiolo, ma è molto meno costante nella produzione e soprattutto remunera molto meno…).
Assaggiamo l’unico vino disponibile all’acquisto, il Barolo Chinato: proveniente nientemenoche dalle uve dell’annata 2010, sempre dal vigneto Gabutti che in parte darà il Barolo piè rupestris, al naso il primo impatto è con un deciso mentolato e balsamico, poi troviamo le erbe medicinali, l’arancia amara, la china ed il rabarbaro. Il sorso è pieno e deciso, un susseguirsi di sapori tra l’impatto iniziale più dolce ed il finale piacevolmente amaro, asciutto e dalla decisa tannicità. Riusciamo a strappare una magnum di piè rupestris 2010 e veniamo addirittura omaggiati di una bottiglia di 2011 in anteprima. Ancora grazie dell’accoglienza al produttore…
Da dx a sx: Lazzarito-Parafada-Gabutti visti dal Castello di Srralunga
Scopriamo che a metà gennaio, e soprattutto a metà settimana, molti ristoranti da queste parti sono chiusi… Veniamo indirizzati da Cappellano a More e Macine, a La Morra che mi sento di consiglare per un pranzo veloce, abbiamo mangiato bene, piatti abbondanti.
Primo pomeriggio da Mario Marengo, sempre a La Morra. Da poco tempo la cantina si è trasferita dal centro alla cima della collina più alta del paese, in località Serradenari, tutto nuovo e modernissimo. Piccolo produttore, sono circa 35 000 bottiglie l’anno, considerato modernista per l’utilizzo di barrique, al naso però il legno nuovo non si sente neanche nei Barolo più giovani…
Partiamo con dolcetto e barbera 2014, e qui l’annata infelice si sente tutta, con acidità vive, corpo scarso e squilibri vari, meglio il primo del secondo. Sui nebbiolo/Barolo 2014 i produttori sembrerebbero tutti invece più convinti. Vedremo. Lunga carrellata di Barolo visto i rimasugli di una verticale fatta nel week-end:
2011, da più vigneti tutti in La Morra, è fruttato e floreale, già piacevole e approcciabile, anche se il ricco tannino richiederà tempo.
2011 Bricco delle Viole, ci viene presentato come il più elegante e femminile, e così è nel bicchiere, con maggior struttura comunque del precedente e bella florealità. E’ quello che ho preferito.
2012 Brunate, sui fiori secchi e la violetta, è più profondo ma anche arcigno, quasi terroso, tannino massiccio e più caldo in bocca.
2009 Riserva Brunate, da una selezione di vecchie vigne, è il fratello più elegante del precedente, un po’ impreciso al naso.
2008 Brunate, questa bottiglia e la seguente danno l’idea di essere aperti da un po’ troppo tempo, un po’ evoluti e stanchi: è comunque elegante e compiuto, più cupo e su radici e spezie, ha una particolare nota marina intrigante.
2003 Brunate, il tannino più asciugante si fa sentire, anche lui confuso, torna però la nota marina.
1999 Brunate, nonostante sia stato stappato giorni fa insieme ai due precedenti è ancora bello fresco e pimpante, profilo autunnale e di foglie secche, bel sorso ed allungo, tannino ancora vivo e deciso.
Il terreno bianco dello scosceso Montestefano:
Ci spostiamo quindi a Barbaresco, sulla collina Montestefano: Serafino Rivella.
Micro-azienda gestita praticamente interamente da marito e moglie, un solo cru, quello che dà i nebbiolo che sono “i più Barolo tra i Barbaresco”, da un terreno bianchissimo, e due soli vini, un dolcetto e appunto un Barbaresco. Il dolcetto è fantastico, tanto più essendo frutto dell’annata 2014, fresco e floreale, con bella struttura e freschezza a un finale di mandorla di rara precisione e pulizia, dopo un sorso di Barbaresco torna perfino la voglia di riassaggiarlo. Teobaldo Rivella lo produce “solo perché piace a me”, sarebbe commercialmente antieconomico, i filari occupano la sommità del Montestefano. Ottimo anche il Barbaresco 2011, più profondo e serio, decisamente tipico nell’espressione, già con una leggera spezia, tannino deciso ma levigato, da attendere.
Bella la storiella della damigiana di “Barbaresco Chinato” (si può dire?), cuvée ottenuta da Teobaldo stappando tutte le bottiglie antiche che aveva in cantina, con l’etichetta ormai illeggibile, e trasformata in Chinato dai Cappellano… solo per “uso personale”, e terminata anni fa, peccato…