Ennesima versione magistrale del Maestro lauretano che mi ha ricordato moltissimo la 2004, aperta tempo addietro proprio all'Oasi del WWF, durante un pic-nic, in quel di Anversa degli Abruzzi... chiaramente scevro dell'evoluzione in bottiglia di quella felicissima annata!
Scaraffato in litro da osteria all'apertura, già alla mescita rivelava tutta la sua giovanile baldanza attraverso la nettezza cromatica verde-oro nel calice appannato dalla perfetta temperatura di cantina, in una giornata con 0° C esterni, e dalla naturale velatura del nettare non filtrato.
All'olfazione il solito bouquet di fiori bianchi (nettissimi la rosa e il sambuco) ed erbe aromatiche (timo e maggiorana su tutte).
In bocca il perfetto equilibrio tra freschezza ed acidità subito rimandano ad un'annata (la 2012) dall'andamento climatico semplicemente ideale. La parziale malolattica nelle grandi botti di quercia da 70 ettolitri ci restituisce il solito meraviglioso effluvio terziario di miele, vaniglia e - volendo fare il piacione - una punta cioccolatosa.
Personalmente ritengo che il potenziale evolutivo di questo vino, così come mi ha confermato l'Amico Francesco Paolo, con il quale ho condiviso alcune impressioni a freddo sulla beva, ne farà un grande classico! Egli, tra l'altro, mi riferiva che nel corso della recentissima masterclass parigina “Le Génie d’Italie”, tenuta da Enzo Vizzari e Michel Bettane, molti produttori di Borgogna si sono inchinati dinanzi alle maestà del Trebbiano 1978 e 2010 portati dallo stesso Vizzari in degustazione.
Perdonate l'entusiasmo puerile nel trascrivere questo "zibaldone" in cui note sul vino, discorsi e luoghi della memoria s'intrecciano all'unisono, ma, ogni qual volta apro una bottiglia del Maestro lauretano, soprattutto in terra d'Abruzzo, è sempre una grandissima emozione...
Chapeau, mon ami! Ah, dimenticavo il voto... non meno di




