Ieri sera bevutINA prenatalizia
Bolla di apertura, uno splendido
Duval-Leroy, Femme de Champagne 1996 che ha saputo mescolare sapientemente i toni da champagne classico maturo (rancio, pompelmo, frutta secca, caffé) con delicati toni floreali e fruttati come mela, caprifoglio, susina. Telaio forte, con bolla oramai evanescente eppure ben vivace sul palato, pulito da una acidità un po’ grezza e animato da una forte sapidità. Grande persistenza. 93/100
Prima batteria di rossi.
Chateau Mouton-Rothschild 1996 emblematico dell’eleganza del terroir bordolese, naso mobile, affascina per la prima ora, spaziando nel consueto repertorio tra pirazine, cenere, cipria, un fruttino dolce e delicato, del cassis. In bocca è velluto, accarezza e solletica. Il limite dell’annata si legge nella limitata potenza, nello sfinarsi più del lecito a centro bocca, nel mantenere la PAI su proporzioni omeopatiche. Ma nel complesso della bevuta è stata una digressione molto ben gradita. 91/100
Giacomo Conterno – Barolo Cascina Francia 2005 vaso di coccio in mezzo alle altre due bottiglie della batteria, viene premiato più per l’olfazione mobile e progressiva, alla fine marcata da bei toni balsamici e di golia, che emergono su un fondo più “scuro” del consueto e dove la frutta (anguria inclusa) sembra coperta da una mano di inchiostro. Al contrario del naso, in bocca il percorso è in discesa, da una spinta iniziale dotata di forza e completezza lentamente le componenti smettono di dialogare, l’acidità se ne va un po’ per i fatti suoi e la beva si appesantisce. 88/100
Soldera – Brunello riserva 2006 (no lotto, sorry). Eh, che spettacolo. Grande interpretazione di una grande annata. Reticente al naso dove si concede gradatamente ma senza mai esplodere, è in bocca dove dimostra di che pasta è fatto. Frutto talmente chiaro all’inizio da ricordare arancia e melograno, si estende progressivamente fino a marcare il finale con il contrappunto di una ciliegia candita squisita. Charmant, vigoroso eppure lieve come un merletto, eleganza da campagna inglese. 94/100
Seconda batteria di rossi.
Giuseppe Mascarello – Barolo Monprivato 2010 la maledizione di famiglia imperversa, la bottiglia appare sofferente per un mix di volatile, carne cruda, toffee, e un po’ di straccio bagnato. Peccato perché si sente che la materia c’è, la bocca è tonica anche se un po’ rustica (giovanerrima) e che sia scomposta si vede da una didascalica chiusura sul sapore dell’alcool buongusto (primo corso AIS docet
). NG
Rousseau – Gevrey Chambertin Clos 1er cru St. Jacques 1999. Vincitore della serata, forse anche perché preso in un momento di grande fulgore e facilità di beva disarmante. Naso variegato e luminoso: ribes, fiori, arancia tarocco, thé alla pesca, china, ginger, rosa canina. Bocca armoniosa, molto lunga, animata da una freschezza fin troppo pimpante che ne scandisce il confine alla crescita. La RVF gli diede 15/20, fu una cantonata? Si direbbe. 95/100 per il piacere di lasciarsi cullare dalla semplice emozione, anche se tecnicamente e razionalmente (scheda di valutazione alla mano diciamo) ne varrebbe di meno, direi 92.
Roagna – Barbaresco Asili V.V. 2008 Una bombetta in divenire, giovane e compresso come una molla, tipico per il suo essere il fratello minore della Langa, già dal colore più scarico, e con una base aromatica più minerale e vegetale; ma con una trama piena, carnosa, completa, robusta. 91/100
Chiusura con il
Moscato di Ca d’Gal, sempre molto buono, e una a quel punto incongrua boccia di
Selosse Extra Brut 1996 che il padrone di casa ha stappato preso da fregola natalizia, e che si è dovuta purtroppamente districare tra panettone, torta Barozzi e cuneesi al (tanto) rum, ma che ha però mostrato degli inaspettati limiti caratteriali sfociati in un eccesso di acidità e troppa poca ciccia a bilanciarla.