Eccomi qua!
Mi scuso con Ivo per il ritardo con cui scrivo, sono giorni veramente intensi, motivo per cui sarò un pò più stringato del solito.
Prima però un grazie ENORME al Padrone di casa, che ci accoglie sempre con cordialità e generosità: grazie, Ivo, vero Gentiluomo romagnolo!
Passando ai vini, questa volta mi voglio cimentare anch’io nel faccinometro!
Pierre Moncuit bdb 2004: in tutta onestà, non mi ha entusiasmato. Poco profumato per essere un blanc de blancs (gran cru di Le Mesnil sur Oger, per giunta), non particolarmente profondo per freschezza (questo forse dovuta all’annata non eccelsa), seppur di buona mineralità. Uno champagne “abbastanza”.
Chavignol Sancerre "Les Monts Damnes" 2014: bello e di bella evoluzione nel bicchiere, di buona pienezza e profondità. Da rivedere in piena maturità, ma già molto godibile.
Krug Vintage 1998: potenza e complessità. Sua maestà.
Duplessis Chablis G.C. Le Clos 2010: bel vino sicuramente e sicuramente giovane (più giovane di un’altra bottiglia bevuta qualche mese fa), ha tanta materia, ricca, ma gli manca un po’ di allungo e forse anche di mineralità per essere tra i top. Comunque si lascia bere con piacere ed è un ottimo alleato della tagliatella al burro e tartufo bianco.
Magnien Echezeaux 2005: vino ancora chiuso, molta materia imbrigliata, anche se, in tutta sincerità, non so se potrà diventare veramente grande. Intendiamoci: un gran bel borgogna, anche di bella evoluzione nel bicchiere, ma non ho percepito quella “vibrazione” che solo i grandi sanno dare.
Rousseau Mazy Chambertin 2007: come, ad esempio, lui. Ammetto di non essere un estimatore incondizionato di Rousseau, ma questo vino sa essere grande anche in annata difficile come la 2007, che il Nostro sublima con delicatezza. Chapeau.
Avignonesi Capannelle 50&50 1999: reperto (prei)storico dei (non) bei tempi andati, glicerico, pesante, privo di dinamica.
Somontano Blecua 1998: parte bene, ma si spegne subito su note piraziniche abbastanza monocordi. Poco meglio del precedente, col quale condivide lo stile agè.
Pio Cesare Barbaresco Bricco di Treiso 2006: servito dopo i due precedenti, non poteva che farci una bella figura, anche se col tempo, specie in bocca, la dinamica del vino risulta un po’ frenata da un legno piccolo ancora avvertibile. Non male, ma nemmeno da strapparsi i capelli.
Bertani Recioto della Valpolicella Amarone 1985: peccato, davvero amaro e radicoso.
F. W. Prum Wehlener Sonnenhur Riesling Auslese 2013: la solita bevibilità teutonica. Giovane e non particolarmente complesso, ma certamente moolto godibile.
Birra artigianale finale: davvero ottima nella sua (pseudo) semplicità, da berne letteralmente a secchi!