
Poi il momento dei grandi produttori presenti. Verticale di Trebbiano con il 14 in grande spolvero per freschezza e bevibilità, ancora da farsi al naso ma molto promettente. Il '13 più ricco ed estrattivo, intenso nel colore e massiccio al sorso. Si ritorna in alto con il '12, qualche nota boisé ancora da integrarsi al naso, bocca al centro un po' scivolosa ma convincente, allo stato attuale per me il migliore. Il 2011 è l'opera prima in annata non semplice per i bianchi, coraggiosa e fiera ma come molte opere prime ha i suoi peccati di gioventù.
Si passa al rosso e Baron'ugo 2011 mena schiaffoni come il miglior Bud Spncer, sangiovese classico di Radda con la ciccia dell'annata a supporto, intimorisce i vicini di banco per prestanza e vigore. Vicini di banco che rispondono al nome di Campitello 2012 e Baron'ugo 2012 che non è più riserva ma titolare di una IGT: entrambi accomunati dalla sottile linea verde dell'annata, sono pronti e rilassati, fanno i secchioni e seguono attentamente l'annata non certamente top. Ma la seguono bene tanto che, alla cieca, il Baron'ugo '12 fa svolazzare altrove, fino a a toccare la Borgogna. Mai forma di bottiglia fu più adatta.
Poi i vini di Enrico che non ho fotografato ma v'assicuro che ci sono: Rizzi '12 è il melting pot dei cru, prende un po' di qua e po' di là, consapevole dei propri limiti ma anche dei propri pregi. Non è affatto un compitino, diventa anzi un ottimo q/p e un ottimo motivo per bere un bel nebbiolo tradizionale senza troppi fronzoli.
Nervo '13 è una distesa di sabbia e sassi, pare un mare in tempesta e fa cavalloni in bocca che si infrangono in un finale lungo e un fil ocaldo (forse la temperatura di servizio l'ha penalizzato). Il ragazzo si farà, come disse Muccioli.