Doverosa premessa: non sono tra i fortunati che bevono certi mostri frequentemente. Anzi, molti vini bevuti ieri non li avevo mai assaggiati prima e credo che difficilmente mi capiterà l'occasione di risentirli (vedi, per esempio, la "chicca" iniziale Vigorello...). Di conseguenza, l'emozione è stata veramente tanta... Ma non cerchiamo prima di tutto questo, nel vino? Emozioni. Per cui perdonatemi se le note di seguito non saranno "da manuale", ma spero di trasmettervi almeno una piccola parte delle sensazioni straordinarie che mi ha regalato la bevuta di ieri.
La giornata è cominciata bene: ottima compagnia durante il viaggio (i miei conterranei romagnoli Landmax e Vinobonum ed il romano-ma-non-momanista Tenente Drogo
) ed arriviamo in anticipo a destinazione (ma non abbastanza in anticipo: siamo tra gli ultimi!).
Finalmente conosco personalmente Vinogodi, di cui avevo letto una marea di commenti a bevute strepitose, e si parte!
Pre-aperitivi
Le Mesnil: è quel che voglio nel bicchiere prima di pranzo. La bella freschezza di un Blanc de blancs ben fatto, senza troppi fronzoli. Magari un pelo cortino, ma bene così.
Jean Yves de Carlini: un altro buon pre-aperitivo, altrettanto interessante. Anche qui, la freschezza dello Chardonnay regala una bevibilità notevole, ma il Pinot Noir aggiunge quelle note di piccoli frutti rossi che me lo fanno preferire. Non ne chiedo un altro bicchiere solo perché sono conscio della montagna che ci aspetta...
Aperitivi
Madame Martis 2004: la "riserva delle riserve" di un produttore che ho conosciuto relativamente di recente, ma che ho subito apprezzato. Premesso che per quanto mi riguarda avrei potuto tranquillamente confonderlo con un buono champagne, la gioventù di questo spumante non ne riduce la complessità. Anche qui, frutti rossi in evidenza, con una mineralità splendida a conferirgli grande struttura. Grazie, George!!!
Philippart RD 1995: uno champagne inusuale, almeno per quanto mi riguarda. Per certi versi, mi ha ricordato l'NPU di Paillard, che quando mi capitò per la prima volta nel bicchiere mi fece pensare a qualche problema di ossidazione. Anche in questo caso, il pain d'épices incornicia un concentrato di sapidità e mineralità, che evolve nel bicchiere in modo sorprendente, ricordandomi dopo un po' di tempo al naso la dolcezza quasi graffiante di certi rum agricoli. Lo riproverei volentieri!
Krug 1995: per quanto i precedenti bicchieri mi avessero impressionato, qui si cambia decisamente passo. Un vino strabordante, che associa potenza a finezza con grande armonia, il tutto accompagnato da un perlage di estremamente fine. C'è davvero tutto, in questo vino, che fa della tridimensionalità la sua cifra: evoluzione in bocca ed evoluzione nel bicchiere ne variano continuamente le note. Meriterebbe, lui da solo, un'intera giornata. Ma siamo solo all'inizio...
Primo tempo
Vigorello 1975: una sorpresa che Marco ci ha voluto riservare, per "colpa" del sottoscritto, che il giorno prima festeggiava esattamente 40 anni, come il gioiellino versato nel bicchiere. In una parola, lo definirei commovente. Pensare di avere tra le mani un pezzo fondamentale dell'enologia italiana mi dà i brividi. Ma, indipendentemente dall'aspetto "romantico", le vere sorprese le regalano naso e palato, che scoprono un vino inaspettatamente vivace, nella sua terziarizzazione. Aggiungo un particolare: portato a casa e riassaggiato stasera, si è confermato clamorosamente integro, senza la minima nota di ossidazione.
Angelus 1999: si parte da questo Saint Émilion ricco, dal tannino evidente, rotondo. Ma ancora prima del naso e del palato, ad essere colpita è la vista: una densità ed una intensità cromatica che personalmente (essendo piuttosto ignorante in materia) mi sorprendono, pensando ai 16 anni di questo vino, che magari non saranno molti in relazione alla tipologia, ma neppure pochissimi in termini assoluti. Lo so, sono ripetitivo, ma anche in questo caso, considerando l'evoluzione nel bicchiere, si potrebbe passare l'intera giornata solamente con lui.
Trinoro 1999: un'altra "chicca" didattica, che non sfigura affatto tra i cugini d'oltralpe. Anzi, per il mio modesto gusto, associa ad una potenza non inferiore all'Angelus, anche una finezza notevole, che lo rende estremamente piacevole.
Cheval Blanc 1999: l'ho tenuto nel bicchiere per un'ora e mi pare di avere bevuto dieci vini diversi. La differenza tra Cheval Blanc ed i vini precedenti, per me, sta principalmente nella sua impressionante multi-dimensionalità, oltre che in una suadenza impressionante.
Le Pin 1999 e Miani 1999: li commento insieme, perché insieme li abbiamo iniziati ad assaggiare (ma il mio Le Pin è rimasto nel bicchiere praticamente fino al momento di bere Yquem). Per quanto mi riguarda, quello di Miani è un grande Merlot, di cui mi ha impressionato la persistenza. Ma, sempre per i miei gusti, è un pelino troppo "muscoloso". Ma forse la vera "sfortuna" (si fa per dire!
) è di averlo bevuto di fianco a Le Pin, a cui ha comunque tenuto fieramente testa. Descrizione sintetica su quest'ultimo: ne avrei bevuto un barile! Un vino di una sensualità esagerata (aggettivo che Marco/Vinogodi aveva usato per Cheval Blanc, ma che credo di non fare peccato a trasferire su questo fuoriclasse), che gioca tra piccoli frutti rossi e note speziate, tra vellutato tannino e strepitosa acidità... insomma, veramente indimenticabile.
Secondo tempo
Cos d'Estournel 1995: saltiamo sulla rive gauche, con questo ventenne che pare un ragazzino (molto tosto!) già solo a guardarlo nel bicchiere, col suo rosso quasi impenetrabile. In bocca è vivace, erbaceo e speziato, con un tannino imponente ma pure finissimo.
Margaux 1999: a causa dell'imprevisto sul '94, è l'unico versato senza stagnola e quindi è anche l'unico che riconosco immediatamente!
Mi impressiona l'immediata gradevolezza che rivela, nonostante i pochi secondi passati tra l'apertura della bottiglia e il passaggio al bicchiere. Detto questo, forse non sarà il vino della giornata (parlo per me, ma non mi stupirei se per altri presenti lo fosse stato), ma a mio avviso è l'esempio più clamoroso di eleganza: un naso delicatissimo, un tannino di pura seta. Ma a questa grande finezza, Chateau Margaux affianca uno spessore enorme, con evidenti note "terrose", che si affiancano al tabacco, ma anche ai piccoli frutti rossi, alle spezie. Siamo saliti sull'Olimpo.
Lafite 1991: da un gigante all'altro. Ho fotografato i miei tre bicchieri, che in quel momento contenevano Le Pin, Margaux e Lafite, e conserverò per sempre quell'immagine. Tre mostri con personalità totalmente diverse (in particolare Le Pin, per ovvi motivi), ma di dimensioni ugualmente enormi. Alla sensualità di Le Pin ed all'eleganza di Margaux, Chateau Lafite risponde con un'austerità quasi imbarazzante.
Mouton 1974: pensare che fino a due anni prima di questa vendemmia, il Mouton Rothschild non era annoverato tra i 1er Grand Cru è sorprendente. Qualche anno fa, bevvi con tre amici un Mouton 1970 notevolissimo, di cui conservo ancora la bottiglia vuota, che ovviamente sull'etichetta non poteva riportare (non essendolo) il titolo di 1er Grand Cru, dovendosi accontentare di un'opera appositamente realizzata da Chagall (l'etichetta 1974 fu invece realizzata da Robert Motherwell). Forse non raggiunge l'eleganza del Margaux, forse non raggiunge l'austerità del Lafite, ma le rare volte che ho assaggiato un Mouton mi ha sempre entusiasmato. E questa volta non fa eccezione: prevale una nota floreale a fare da contorno ad una complessità di sapori che vanno dai piccoli frutti rossi al tabacco, dalla liquirizia alle spezie. Rimane anche in questa annata uno dei miei vini preferiti.
Sassicaia 1978: la poesia della bottiglia storica deve fare i conti con il tempo, che con questo vino è stato meno galantuomo che con gli altri bevuti con lui. Il naso è a mio parere tutt'altro che piacevole e anche in bocca mi dà l'idea di essere arrivato al capolinea. Probabilmente, in un altro contesto, avrei insistito un po' di più, alla ricerca di note apprezzabili. Ma avendo a disposizione assaggi di livello esagerato, abbandono dopo poco la sfida...
Haut Brion 1974: spesso mi sono chiesto perché qualche amico più avvezzo di me in tema di Bordeaux mi nominasse sempre come vino-emblema di questa regione l'Haut Brion. Ieri, avendolo provato per la seconda volta in vita mia (ed in una situazione certamente più favorevole della precedente), ho cominciato a capirlo: mi è sembrato un vino praticamente perfetto, tanto al naso, profondo e complesso, quanto in bocca, dove sprigiona una quantità ed una qualità di sapori strepitosi e lunghissimi, mantenendo un'eleganza spettacolare, grazie ad un tannino di trama finissima e una freschezza che per me è un mistero, considerando i 41 anni trascorsi dalla vendemmia (ma questo discorso si potrebbe allargare a quasi tutti i vini bevuti in questa occasione). Vino della giornata? Sì, ma per me con Le Pin e Mouton Rothschild.
Latour 1974: a mio parere, un po' meno piacevole dell'Haut Brion. Sarà colpa del litro (più o meno...) di vino ingurgitato precedentemente (io non butto via niente!
), ma mi ha lasciato qualche perplessità. Ovvio che in altre situazioni sarei rimasto in ginocchio ad adorarlo per un'ora, ma in questo caso mi sono potuto concedere il lusso di non lasciarmi impressionare.
Chiusura
Yquem 1994: partiamo da un presupposto. Ci saranno Riesling Trockenbeerenauslese che lo surclassano, ci saranno Tokaji Eszencia che lo fanno dimenticare, ci sarà una mezza tonnellata di solforosa e chi più ne ha più ne metta, ma io quando ho un Yquem nel bicchiere, sono sempre stracontento! E stavolta il piacere è stato amplificato da un abbinamento perfetto. Detto questo, il caso ha voluto che recentemente avessi bevuto con alcuni amici lo stesso vino nella medesima annata, ma in mezzina. Risultato: due vini con un'evoluzione completamente diversa. Quello in mezzina pareva che avesse il doppio degli anni di questo e paradossalmente mi è sembrato che avesse anche guadagnato in complessità. Ad ogni modo, il 1994 non è stato un anno particolarmente entusiasmante per Yquem, ma forse anche per questo lo trovo tra i più pronti della sua decade (per non parlare di quella successiva, che per me è da lasciare in pace per un pezzo). Colgo l'occasione per lanciare un appello: se qualcuno ha in casa un po' di Yquem da buttare perché lo trova banale, eccessivo, "finto" (tutte cose che negli anni mi è capitato di sentire), mi candido a fare io la raccolta differenziata!
Mi fermo qui... Generalmente partecipo poco attivamente alla vita del forum, ma mi sembrava il minimo dare il mio piccolo (e sicuramente anti-autorevole!) contributo, condividendo un po' delle emozioni che mi sono state regalate da questa splendida giornata.
Ci tengo a ringraziare nuovamente il mio omonimo Vinogodi, che mi ha permesso di tornare a casa molto più ricco (e anche con un bel ricordo!), e tutti i presenti per la splendida accoglienza (temevo veramente di viverla da pesce fuor d'acqua!).