vinogodi ha scritto:...buon Merlot a prezzo non popolarissimo ma comunque contenuto rispetto alle derive che si vedono in giro. Assieme al Pix di Boccadigabbia, anzi , se la gioca come miglior Q/p . oGGI ASSAGGIARE ANNATE DATATE, FINE ANNI '90 INIZIO DUEMILA, SONO ANCORA IN ORDINE E DI bella espressione "cotarelliana" . Da giovane è di inclinazione un pò "terzomondista" in quanto lo stile è decisamente "internazionale" con poche asperità, buona concentrazione, legno dolce e note boisé abbastanza in evidenza. Diciamo che nel mondo là fuori, per il 90% degli utenti medi è una gran bottiglia, critica compresa. Da queste parti, parlo del forum GR, le proporzioni si invertono matematicamente dove il 90% lo considera una mezza cagata, impersonale e standardizzata sul gusto anglosassone, come è tipico dell'odiato Cotarella...
La percentuale del 90% di entusiasti del Montiano riferita alla critica, se fosse vera, farebbe la gioia di quelli che corrono sempre in soccorso del vincitore. Purtroppo per loro, è sbagliata. Delle otto guide dei vini uscite nell’ultimo anno in Italia (escludo come sempre Maroni), tre sono di diverso avviso. La guida L’Espresso, che aveva manifestato un certo entusiasmo nelle prime edizioni, in seguito si è raffreddata parecchio. Nelle ultime tre edizioni per due volte i vini dell’azienda non sono presenti, mentre nell’edizione dell’anno scorso il Montiano 2011 viene valutato 15,5/20 (in termini di GR, due bicchieri neri), come già il 2009: tutt’altro che “una gran bottiglia”, considerata l’ambizione del vino. Non ho sotto mano la guida Slowine, ma nella prima edizione (2011) la Falesco c’era ma il Montiano non veniva citato e l’anno dopo l’azienda non c’era proprio. E’ difficile che negli anni successivi la situazione si possa essere rovesciata: comunque nella categoria dei “Grandi vini”, che raccoglie i vini giudicati eccellenti che risultano meno vicini alla filosofia Slow, il Montiano non compare né quest’anno né l’anno scorso. Per la guida Vini Buoni d’Italia, il discorso è ancora più radicale: essendo ottenuto da uve non autoctone (ed estranee a qualsiasi tradizione locale un minimo consolidata, aggiungerei), il Montiano è semplicemente fuori dai vini che la guida reputa interessanti.
In termini di guide, il presunto 90% si riduce quindi al massimo a poco più del 60%. Considerando l’ultima edizione, lo premiano infatti i soliti tre, cioè il Gambero Rosso (YYY credo a tutte le annate salvo la 2004 e la prima, che è stata il 1993, conditi a volte da imbarazzanti manifestazioni di entusiasmo nei confronti del suo creatore: “se l’Umbria viene sempre più considerata come il pendant italiano della grande Borgogna (
) , molto lo si deve proprio all’opera di questo enologo bravissimo e dotato della rara dote della concretezza”, edizione 1997, pagina 433), “”Veronelli”” che per non farsi mancare nulla premia insieme Montiano 2012, Montefalco Sagrantino RC2 2010 e Marciliano 2011 (il vino secondo alcuni più interessante della Falesco) e infine Bibenda (Montiano 2012). Più o meno sulla stessa linea le new entry di quest’anno, probabilmente per quanto riguarda la guida Vitae dell’AIS (bisognerebbe leggere la valutazione, il loro premio comunque va al Marciliano), sicuramente per la Guida essenziale di Cernilli & Co. (in questo caso l’annata del Montiano è la 2011: forse un assaggio un po’ vecchiotto, ma qui con la scusa dell’essenzialità non si butta via niente…
). Per quest’ultima guida, il Montiano è addirittura nella top 100 dei vini italiani – veramente sono 106, ma il senso è quello.
Quindi le percentuali NON si invertono sul forum, dov’è plausibile che il 90% che dice vinogodi lo consideri semplicemente un vino privo di particolari elementi distintivi (che normalmente sono ciò che l’appassionato e il competente cercano), frutto di un progetto enologico ormai datato, proposto oltretutto al prezzo tutt’altro che confidenziale di 30-35 euro in enoteca -- quindi ben lontano dal “miglior Q/p”. Come in altri casi, la media del forum si trova tutto sommato in sintonia con quella parte della critica che non ha particolare predisposizione a premiare anno dopo anno e addirittura decennio dopo decennio gli stessi vini in modalità “nei secoli fedele”, né considera i “vini dell’enologo” (in questo caso dell’
eno-star) meritevoli a priori di una considerazione diversa da quella riservata ai vini di pinco palla. Una parte che a scanso di equivoci è in una certa misura trasversale rispetto alle singole guide, per esempio magari latita su alcune regioni o denominazioni mentre si fa sentire su altre, come dimostrano in positivo qui sul forum figure come de magistris e Francvino (dopodiché però rispetto a ogni guida “la somma fa il totale”, secondo me).