Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

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Andyele
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda Andyele » 24 nov 2014 16:39

Biondi Santi ultimamente sta' rompendo un po' troppo i coglioni...per i miei gusti :twisted:
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda vinogodi » 24 nov 2014 17:39

Andyele ha scritto:Biondi Santi ultimamente sta' rompendo un po' troppo i coglioni...per i miei gusti :twisted:

...semplifico: di recente abbiamo bevuto due "annata" '99 da capottarsi, al Bello Carico. Diciamolo chiaramente: quella di ieri non era memorabile... 8)
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda davidef » 24 nov 2014 18:58

vignadelmar ha scritto:E' il bello del forum, abbiamo bevuto bottiglie introvabili, assolute, che giustificherebbero la sete di qualsiasi appassionato. E ci attardiamo a vedere se era o non era tappo....

.



bella questa :lol:

se era tappo non giudichi la bottiglia, se era evoluto male la giudichi in un altro modo, se il vino aveva altri problemi pure ma le considerazioni le fai considerando un difetto o meno...a rigor di logica

detto ciò mi rendo sempre più conto che il tappo che crea problemi di "deviazione" al vino non è di facile individuazione in un contesto misto, ma un tappo che ha lavorato male non è solo odoraccio di sughero

ieri mezzodì stappato 2 bottiglie di cannubi 2001 Brezza, tappi identici, stesso cartone, una vino morto, l'altra vino buono, classico caso didattico di tappo che fa evolvere male il vino...per esempio
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda davidef » 24 nov 2014 19:00

Andyele ha scritto:
Anche a me la '95 in Langa non è che mi entusiasmi troppo.


a me invece diversi 1995 oggi piacciono...certo ci son vini dal profilo più "freddo" ma gran belle riuscite ce ne sono dai
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda paperofranco » 24 nov 2014 20:49

vignadelmar ha scritto:E' il bello del forum, abbiamo bevuto bottiglie introvabili, assolute, che giustificherebbero la sete di qualsiasi appassionato. E ci attardiamo a vedere se era o non era tappo. Sicuro non era una bottiglia eccezionale.

Adesso aspettiamo le dotte elucubrazioni matematiche e statistiche di gp sull'incidenza del problema di tappo......

Ciao

.


Per me era tappo.
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda tenente Drogo » 24 nov 2014 21:54

paperofranco ha scritto:
vignadelmar ha scritto:E' il bello del forum, abbiamo bevuto bottiglie introvabili, assolute, che giustificherebbero la sete di qualsiasi appassionato. E ci attardiamo a vedere se era o non era tappo. Sicuro non era una bottiglia eccezionale.

Adesso aspettiamo le dotte elucubrazioni matematiche e statistiche di gp sull'incidenza del problema di tappo......

Ciao

.


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"Tappo è quando Kalos dice tappo"
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda Andyele » 24 nov 2014 23:23

Ormai Biondi Santi per bottiglie tappate, o se non sono tappate cmq con qualcosina che non le rende perfette, strane, ambigue, non performanti, un cazzo e un altro...sta provando a competere con Mascarello.
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda alì65 » 25 nov 2014 08:45

paperofranco ha scritto:
vignadelmar ha scritto:E' il bello del forum, abbiamo bevuto bottiglie introvabili, assolute, che giustificherebbero la sete di qualsiasi appassionato. E ci attardiamo a vedere se era o non era tappo. Sicuro non era una bottiglia eccezionale.

Adesso aspettiamo le dotte elucubrazioni matematiche e statistiche di gp sull'incidenza del problema di tappo......

Ciao

.


Per me era tappo.


anche secondo me... :mrgreen:
futuro incerto...2021 grandissima annata!!!
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda vinogodi » 25 nov 2014 08:48

Andyele ha scritto:Ormai Biondi Santi per bottiglie tappate, o se non sono tappate cmq con qualcosina che non le rende perfette, strane, ambigue, non performanti, un cazzo e un altro...sta provando a competere con Mascarello.

...quella di domenica era proprio così...
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda Andyele » 25 nov 2014 09:40

vinogodi ha scritto:
Andyele ha scritto:Ormai Biondi Santi per bottiglie tappate, o se non sono tappate cmq con qualcosina che non le rende perfette, strane, ambigue, non performanti, un cazzo e un altro...sta provando a competere con Mascarello.

...quella di domenica era proprio così...


Come lo era la ris. 99 bevuta il mese scorso con la CGT, la ris. 90 bevuta l'anno scorso a Firenze, la ris. 04 che si bevve a Vignola, la ris. 61 che ho aperto a casa mia e altre svariate bottiglie che ho dovuto lavandinare a casa. Ora quest'ultime sicuramente avranno avuto problemi di conservazione...ma se ora iniziano a deludere anche quelle che escono dalla cantina di Bue House :? :|
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda vinogodi » 25 nov 2014 11:00

vinogodi ha scritto:
Andyele ha scritto:Ormai Biondi Santi per bottiglie tappate, o se non sono tappate cmq con qualcosina che non le rende perfette, strane, ambigue, non performanti, un cazzo e un altro...sta provando a competere con Mascarello.

...quella di domenica era proprio così...

..però nei momenti di "lucidità" secondo me era veramente molto buona... e infatti,cosa rara per chi mi conosce, me la sono ingollata in un colpo solo con il roast beef di Fassona in uno dei momenti di splendore. All'inizio pure io ho avvertito sentori di humus fresco e radice un pò accentuati, ma il tappo era perfetto e , per esperienza, se Armillaria c'è nel tappo, dopo quasi dieci anni dall'imbottigliamento produce tanto tricloroanisolo da diventare fetida, soprattutto dopo ossigenazione. Invece nel bicchiere andava e veniva ed era assolutamente sottotraccia...
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda danyraffy » 25 nov 2014 11:08

bevvi l'anno scorso Giacosa Falletto 01/96 + monfortino 96
il 2001 fu quello che mi piacque di piu...
ok datemi pure del matto 8)
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda vinogodi » 25 nov 2014 11:18

danyraffy ha scritto:bevvi l'anno scorso Giacosa Falletto 01/96 + monfortino 96
il 2001 fu quello che mi piacque di piu...
ok datemi pure del matto 8)

...domenica era splendido, in pieno apice. Essendo la quarta boccia in due anni (e la settima da quando uscì), sta arrivando solo ora al vertice qualitativo di terziarizzazione . Non sono convinto se avrà parabola eterna, ma oggi è da sballo e fra i primi 5 top Nebbiolo del panorama langarolo... 8) magari non emozionale come certe annate di Monfortino o potente come CàD'Morissio , ma rasentante la perfezione in ogni angolatura ... 8)
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda danyraffy » 25 nov 2014 11:41

si paradossalmente i 2 96, soprattutto il monfortino, mi erano sembrati ancora "compressi".... il 2001 mi ricordò un borgogna x certi versi...
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda landmax » 25 nov 2014 15:42

Ecco la mia panoramica della giornata. Ringrazio come sempre Marco della splendida ospitalità: MVP della giornata un baccalà squisito (e insolitamente NON stra-salato, come si è abituati a mangiarli di solito) e spadellata di salsicce e funghi da endovena!!!

JEAN VESSELLE Champagne Brut “Réserve”: l’ho bevuto forse un pò distrattamente perchè eravamo ancora al pre-aperitivo e si stava un pò cazzeggiando. Detto ciò, mi è parso piacevole, ma non molto di più. Molto pulito al naso, non particolarmente complesso, ha una bella freschezza agrumata, ben integrata nel corpo del vino, tuttavia abbastanza esile. 86/100

EGLY-OURIET Champagne Brut Grand Cru ’04: con questo, invece, si fa veramente sul serio. Bevuto che non è tanto lo ’02, mi pare che in questo momento questo ’04 regali più soddisfazioni del fratello maggiore (che data l’importanza dell’annata ha forse bisogno di ancora qualche annetto in bottiglia). Regala bei profumi (ampi, ma non amplissimi) di crosta di pane, tostatura, caffè, cedro, la classica nota rancide e, poi, in seconda battuta, cannella. E’ la bocca però a rivelare una stoffa di prim’ordine, potente, freschissima (a dispetto di altri ’04 bevuti, Dom Perignon in testa) e molto lunga. Unico piccolo neo: una bollicina non particolarmente integrata (ma non certo grossolana), forse è solo la gioventù dell’imbottigliamento, chissà. 93/100

DOMAINE LEFLAIVE Puligny-Montrachet 1er Cru “Clavoillon” ’11 (Magnum): al netto delle valutazioni sulla gioventù del vino (del tutto evidente), risulta comunque un pochino deludente. Il naso non si apre nemmeno dopo un’ora e mezza nel bicchiere, giocando su note, molto delicate, di pera, cipria, specie dolci, leggera polvere pirica. In bocca è quasi più magro che delicato (anche in rapporto alla tipologia e, soprattutto, al fatto che si tratta di un 1er cru), ha comunque grande freschezza e un buon allungo sapido-agrumato. Ma da un manico del genere mi aspetto forse di più. Opto per un’annata non memorabile (ma non ne sono certo). 88/100

GAJA Barbaresco ’99: stappato da Marco all’ultimo in sostituzione di un 2001 tappato, rivela da subito la sua bontà e il suo carattere, tanto che per un po’ mi è parso anche migliore del Sorì Tildin ’95 (il quale però è uscito alla grandissima alla distanza). Al naso un netto lampone e una balsamicità conturbante (alloro), il rovere si sente ancora un po’ ma non è prevalente, scia sapida di salamoia e tanto altro; in bocca è veramente grande, potente ma slanciato, con un’estrazione tannica finissima, per un finale molto lungo. Darà il meglio di sé fra qualche annetto (diciamo fra il 2020 e il 2049… vedere seguito), ma già oggi davvero un grande barbaresco. 93/100

GAJA Barbaresco Sorì Tildin ’95: questo, invece, buono sin da subito, esce prepotentemente alla distanza. Il primo naso è floreale (azzardo una rosa appassita) e fruttato (marasca), poi pian piano escono i terziari (rabarbaro, cioccolato), il tutto in un quadro davvero articolato e mobile. La bocca ora è perfetta: l’estrazione tannica è puntiforme, la freschezza contrasta magistralmente la dolcezza del frutto, il finale è ampio e profondo. 95/100

GAJA Barbaresco ’87: qui, invece, sembra sentirsi l’annata un po’ debole e il vino appare in fase declinante. Naso non pulitissimo, completamente terziarizzato, la bocca è magra, anche se non diluita, comunque meglio la bocca (ancora viva) che il naso. 84/100

GAJA Barbaresco ’74: che dire, è davvero emozionante bere un vino di quarant’anni che in bocca scalpita ancora come un ragazzino! Il colore qui è molto più scarico dei Gaja che si è abituati a bere, anche al naso è praticamente impossibile riconoscere la presenza del legno piccolo (che pure già allora veniva utilizzato). Foglie secce, marasca, il naso gioca sull’eleganza e la delicatezza. Quando lo assaggi, rimani di stucco: tannini e freschezza sono talmente vivi da dare una sensazione di una tale gioventù! E non è per modo di dire. E pur essendo ormai un quarantenne ha ancora tanta pienezza, unita all’eleganza. Il finale, sa va san dir, è lungo e irradiante. 97/100

GAJA Barbaresco ’64: sembra quasi replicare il vino precedente, soltanto si invertono un po’ i fattori: il naso è più intenso, anche più articolato, la bocca, invece, pur essendo ancora di una piacevolezza assoluta, manca forse della “forza motrice” del fratello minore. Ma avercene tutta la vita! 95/100

GAJA Barbaresco ’58: si tratta di una riserva uscita nel marzo 1965 (contrassegnata dall’etichetta nera, anche se non dichiarata espressamente come “riserva”), quando Angelo Gaja aveva da poco preso le redini dell’azienda del padre Giovanni. Ha fatto un doppio passaggio in botti piccole ( :shock: ), come si apprende dalla brochure rimasta per 66 anni nel retro del fazzoletto che avvolge la bottiglia. Di un bellissimo color melograno, il vino ha cominciato il suo lento declino, al naso si avvertono i primi sentori fungini, ma, porca miseria, la bocca c’è ancora tutta! Grassa, vibrante, freschissima. Chapeau. 92/100

VIETTI Barolo Riserva “Villero” ’07: certo che dopo questa sfilata di mostri, è come un brusco atterraggio. Vino quasi invalutabile in questa fase: compresso al naso, dove oltre alla componente fruttata marca il legno (mi è stato assicurato non piccolo, ma certamente nuovo), la bocca è a “V”: apre larga, chiude stretta e amarognola. Da rivedere fra molti anni, ma forse si è trattata di bottiglia non performante (anche se senza alcun difetto). 87/100

BRUNO GIACOSA Barolo “Le Rocche del Falletto” ’01: grande. Il naso più articolato dell’intera giornata, davvero ampio: parte con un’evidente fruttato dolce (marasca, caramella al rabarbaro), poi vira su spezie dolci (curry), foglie secche, pasta di olive, e poi ancora sentori floreali (glicine) e balsamici (china). Bocca mirabile per eleganza e potenza “terrosa”, tannini finissimi, finale lunghissimo. 97/100

BIONDI-SANTI Brunello di Montalcino Riserva ’01: come ho già scritto, per me un tappo subdolo c’era eccome, con sentori di fecce e straccio bagnato che non se ne sono andati mai. Bocca altrettanto magra (per essere una riserva BS, tra l’altro in ottima annata) e irriconoscibile. Per questo, coerentemente, non esprimo un giudizio.

ALDO CONTERNO Barolo Riserva “Granbussia” ’99: grande vino anche questo, soltanto appena più prevedibile aromaticamente (il legno marca ancora un poco) e meno complesso di quello di Giacosa. Però la bocca è davvero grande: l’estrazione tannica ancora in evidenza, una freschezza viva, il lungo finale di tabacco dolce da pipa restituiscono l’impressione di un vino dal grande potenziale, ma ancora parzialmente inespresso. 94/100

DOMAINE PERROT-MINOT Charmes-Chambertin vieilles vignes ’99: vino davvero “fuori contesto”, da molti bocciato, a mio parere, perché in bocca sembrava si perdesse. Eccecredo!!! Dopo un’infilata di tannini nebbioleschi come quella di cui sopra, nessun pinot nero ne sarebbe uscito vivo (ok, quasi nessuno). Non sto parlando evidentemente di qualità, ma di percezione gustativa, i palati di tutti, a mio avviso, erano ormai “tarati” su ben altre estrazioni. Premesso ciò, a mio parere il vino era molto buono, anche se forse non entusiasmante. Il naso è da grande pinot noir di Borgogna: lampone, arancia rossa, specie dolci, leggera salamoia, sentori muschiati. La bocca, come detto, sembrava un po’ debole rispetto alle precedenti, ma ti accorgevi che non era così dal finale davvero lungo, fresco ed agrumato. 92/100

GIUSEPPE MASCARELLO Barolo Riserva “Cà d’Morissio” ’95: lo premetto subito, a me non è piaciuto. Nel senso che da una riserva di tale fama ti aspetteresti ben altro. Il naso appariva già un po’ scollinato, sentori di funghi e carne frolla la facevano da padrone. La bocca, pur elegante e fresca, appariva tuttavia un po’ esile ed anche nel finale ritornavano quelle note un po’ evolute che tendevano a prevalere. 88/100

GIACOMO CONTERNO Barolo Riserva “Monfortino” ’95: qui siamo su ben altro registro, anche se l’annata fredda si avverte anche sul Monfortino. Delicati ma piacevolissimi profumi di vaniglia, anguria, tabacco, foglie secce; bocca misurata, più elegante che potente (per essere un Monfortino), gli manca però un po’ di ciccia a contrastare la forza tannica, il finale è comunque molto lungo ed altrettanto piacevole. 92/100

COMM. G.B. BURLOTTO Barolo “Vigneto Monvigliero” ’04: dopo la complessità dei precedenti, ci si presenta di fronte un vino più semplice, ma non privo di interesse. Caramella al rabarbaro, china, tamarindo al naso; bocca energica ed elegante. Devo dire però che le mie papille gustative erano ormai sature e lo dovrei riassaggiare per valutarlo con piena cognizione di causa. 89/100 (da rivedere)

CASCINA FONDA Moscato d’Asti ’14: di bevibilità assassina, è un moscato affilato ed elegante, dai profumi intensi. 86/100

CAPPELLANO Barolo Chinato: servito bello fresco, è una vera goduria. 88/100
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda apa » 02 dic 2014 11:24

Solo ora trovo il tempo per un saluto ai partecipanti alla nebbiolata ed il ringraziamento per aver condiviso una bella giornata (se tardavo un altro pò riuscivo ad unirli con facilità a quelli della nebbiolo story del prossimo anno..). In particolare, voglio ringraziare il tenente, con cui ho fatto il viaggio; non si può desiderare di meglio per condividere un tragitto, in compagnia di una persona colta, curiosa ed interessata a tutto. Stessi apprezzamenti per Landmax che, gentilissimo, ci ha raccolto e riportati a Parma. All'andata abbiamo incontrato Vigna che ci aspettava sul Po, paziente, ha mostrato l'altra natura che gli conosciamo, oltre quella ufficale "roboante" che si libera quando è in compagnia. Ci siamo ritrovati con gli altri compagni di degustazione in un clima rilassato e piacevole. Certo, qualcuno ha avuto dei compiti impegnativi, come il nostro fotografo ufficiale che, oltre a scattare le belle foto che ci ha regalato, ha dovuto fronteggiare, in stretta vicinanza, un Vigna in stato di grazia (galvanizzato anche dalla scelta del produttore principale in degustazione, effettuata, forse inconsapevolmente, anche in suo onore). Un ringraziamento speciale al padrone di casa, ci ha accolto con la consueta cordialità e prendendosi cura di noi a cominciare dalle vivande che, questa volta in prticolare, hanno brillato di luce propria. Inoltre, voglio ringraziare tutta la bella famiglia di Marco che mi accoglie sempre con grande calore.
La parte più significativa del mio scritto è finita, adesso qualche impressione sui vini in degustazione:


Champagne Brut “Réserve”, Jean Vesselle: giallo scarico. Semplice e piuttosto preciso al naso: limone appena aperto e fiori gialli, gesso. In bocca lo sviluppo è limitato ma piacevole, con una fresca acidità che veicola un ritorno delle note agrumate, ben integrate in una struttura elementare.

Champagne Brut Grand Cru ’04, Egly-Ouriet: di colore giallo luminoso, si apre con un ventaglio aromatico di bella complessità: resina e zafferano, mandarino e cedro, pepe nero, torta di mele e uvaspina. Si sviluppa in crescendo, avvolgendo tutto il palato con la sua complessa struttura, senza eccessi acidi, con note di pasticceria e nocciola, melograno maturo e rosmarino. Molto buona la persistenza, con un ritorno retrolfattivo floreale (acacia e tiglio) e speziato (pepe bianco). Bel vino in un'annata notevole per lo champagne.

Puligny-Montrachet 1er Cru “Clavoillon” ’11, Domaine Leflaive, bottiglia 1.5 l.: Bel giallo paglierino. Apre il corredo aromatico una fresca florealità, fiori bianchi, gardenia, si fa poi strada la pesca bianca, la pera ed un lieve sentore di albicocca, con una leggera speziatura dolce ed un profumo di pan brioche. Complessivamente un bel naso che sembra mancare solo un pò nella precisione e definizione degli elementi aromatici (può essere utile ricordare che la vendemmia, in quest'annata, è stata anticipata rispetto alla consuetudine. Si dice sia stata la più precoce effettuata dal Domaine nella sua storia).. Molto giovane, in bocca ha un'acidità viva che ne caratterizza tutto il sorso. Si avverte il cedro, la pera, i petali di fiori bianchi, ed una sapidità fresca. La struttura è media, così come la peristenza. Per via retrolfattiva c'è un piacevole ritorno minerale di roccia e gesso.

Barbaresco ’99, Gaja: Rubino, concentrato. Lieve florealità, fiori appassiti, viola, frutto maturo, more ed altri piccoli frutti di bosco, erba medica, pasta di nocciole. In bocca ha un buono sviluppo a centrobocca, dove si istalla per poi proseguire in chiusura con un finale balsamico ed una persistente sapidità.

Barbaresco “Sorì Tildin” ’95, Gaja: E' il primo di quattro vini di cui posso seguire l'evoluzione, perchè già presenti alla nebbiolo story dello scorso anno.
Rubino scuro all'esame visivo; al naso si apre con dei piccoli frutti molto maturi che gli conferiscono una tonalità dolce, in cui si integrano il cuoio, il tabacco dolce ed una nota di sangue rappreso e china. In bocca è caldo, largo, sanguigno e materico. Tannini fitti, potenti ed equilibrati che lasciano la bocca pulita, grazie anche ad un'acidità sottile. Per via retrolfattiva tornano la radice di china ed il tabacco.
E' la terza bottiglia che bevo, in tre anni consecutivi ed ho l'impressione che sia la migliore, il vino stia ancora crescendo, aggiungendo complessità e ricchezza al suo equilibrio.

Barbaresco ’87, Gaja: Rubino con riflessi granato. Vino piuttosto evoluto, con note di terziarizzazione al naso, con sentori di fungo, dattero, terriccio bagnato, il tutto non definito e in un contesto aromatico povero. In bocca conserva una certà acidità che lo rivitalizza leggermente, tannino polveroso, scarsamente espressivo. Forse una bottiglia non riuscita, in un'annata in cui alcuni produttori di Langa sono riusciti a proporre vini ancora oggi apprezzabili.

Barbaresco ’74, Gaja: Rubino luminoso. Bellissimo il corredo aromatico di rosa e viola macerate, con note balsamiche di menta, alloro poi sale, castagna infornata, ruggine, tintura di iodio. In bocca è fresco, reattivo, gli strati di tannini si susseguono con una speziatura dolce che si integra con la radice di liquirizia, il fiore di cappero ed una chiusura lunghissima con un ritorno agrumato di tamarindo e bergamotto, unito a sentori di una salinità quasi marina.

Barbaresco ’64, Gaja: Bello il colore di un rubino vivo, luminoso. Grande eleganza e complesssità aromatica: viola appassita, ferro, rabarbaro, ruggine, mineralità scura, cenere. In bocca è vivo, coerente con il naso, ricco di estratto e con tannini maggiormente risolti rispetto al '74. Mineralità e sapidità in evidenza, unite ad una frescezza di lavanda e ad un misto di fiori appassiti. Impressionante per vitalità, chiude con un finale irradiante ed un ritorno retrolfattivo sapido.

Barbaresco ’58, Gaja: Rubino cupo con riflessi granato. Al naso si avvertono subito delle note di terziarizzazione, con sentori di funghi porcini ed ovoli, che preludono poi ad un contesto aromatico vivo, caratterizzato da glutammato e salsedine, note balsamiche e mentolate unite a terriccio, felci essiccate, carruba, argilla. In bocca è carnoso e severo, si impadronisce di tutto il cavo orale con una progressione che testimonia la sua vitalità persistente. Chiude lungo e con un ritorno retrolfattivo iodato.

Tra i vini di Gaja che abbiamo degustato nella verticale, la mia personale preferenza va agli ultimi tre. Vini notevoli per integrità, freschezza (il '74, innanzitutto, ma anche il '64), complessità aromatica e gustativa, con elementi di riconoscibilità, percepibili per via retrolfattiva, che rimandano al terroir. Il tempo saprà testimoniare se le annate più recenti (di cui mi auguro che Marco o Vigna abbiano un'adeguata scorta) sapranno percorrere un itinerario paragonabile.

Barolo Riserva “Villero” ‘07, Vietti: rubino luminoso. Molto giovane e si sente subito, apre con un sentore di rosa, cui si alterna la fragola ed una mineralità sabbiosa. In bocca i tannini nobili ma ancora non perfettamente integrati si fanno subito sentire insieme ad una acidità in evidenza che rende il vino vino, giovane, ancora in evoluzione ed una chiusura non memorabile ma con bel ritorno fruttato dopo la deglutizione.

Barolo “Le Rocche del Falletto” ’01, Bruno Giacosa: Bel colore di un rubino chiaro e luminoso. Molto ampio il ventaglio aromatico con note di granatina, petali di rosa, ciliegia acida, nespolo, tè bianco. In bocca si avverte l'eleganza, la struttura fine ma non priva di potenza, il tutto in un grande equilibrio e con una persistenza fuori del comune. Al retrolfatto si percepisce un insieme di ruggine e ciliegia acida. Ho l'impressione che il vino sia ancora in crescita, questa bottiglia è migliore rispetto a quella assaggiata lo scorso anno.

Brunello di Montalcino Riserva ’01, Biondi-Santi: Bel colore, rubino luminoso. Naso segnato da elementi di contaminazione (non attribuibili a TCA, come ha spiegato Marco) che non lo rendono, per me, compiutamente valutabile.

Barolo Riserva “Granbussia” ’99, Aldo Conterno: rubino concentrato. All'esame olfattivo si propongono fiori appassiti, foglie di vite cadute a terra ed un pò macerate, un richiamo al lampone, poi al rabarbaro, alle radici, alla liquirizia. In bocca è coerente nella sua complessità fatta di orzo, di cereale bruciato, di mineralità potente, si sviluppa progressivamente prendendo possesso di tutto il cavo orale con bella persistenza e ritorno retrolfativo minerale, sapido e con una nota balsamica. Rispetto alla bottiglia bevuta lo scorso anno, questa appare migliore, il vino è più ricco di complessità aromatica e gustativa.

Charmes-Chambertin vieilles vignes ’99, Domaine Perrot-Minot: Rubino luminoso. Naso di non enorme precisione, si avvertono sentori di prato fiorito e piccole more, un lieve richiamo alla camomilla e ad una dolce speziatura, propoli e radici bagnate. In bocca è evidente la differenza di estratto e tipologia dei tannini con i compagni di batteria. Sviluppa bene in bocca con un tannino fitto ed una buona acidità avvolgente, chiusura di media lunghezza, con ritorno olfattivo floreale e fruttato. Nel complesso, forse, in leggero calo rispetto alla bottiglia dello stesso vino assaggiata lo scorso anno.

Barolo Riserva “Cà d’Morissio” ’95, Giuseppe Mascarello: Rubino concentrato, cupo. Naso che si apre lentamente con un bel ventaglio di aromi che vanno dall'arancia rossa ai chiodi garofano, fino a richiamare sentori tropicali di avocado, papaja, per poi rivelare elementi olfattivi quali il catrame vegetale ed il terriccio. In bocca entra morbido per poi evolvere in progressione elegante, con i suoi tannini fini ed una chiusura sapida che ritorna anche in retrolfattiva, con una mineralità leggermente salina. Bottiglia, forse, meno brillante di quella bevuta l'anno scorso nella stessa occasione, ma vino che rimane molto interessante.

Barolo Riserva “Monfortino” ’95, Giacomo Conterno: Rubino brillante. siepe di fiori appassiti, cardo, fiore del cappero, iodio, petali di rosa macerati. Austero. In bocca è elegante, gli strati dei tannini che ne integrano la struttura insieme ad una misurata acidità conferiscono al vino uno sviluppo equilibrato che riveste il cavo orale e chiude con una buona persistenza ed un ritorno retrolfattivo sapido e iodato. Confesso il mio debole per questo vino anche in una versione non spettacolare per complessità e sviluppo strutturale.

Barolo “Vigneto Monvigliero” ’04, Comm. G.B.Burlotto: rubino concentrato. Al naso si avvertono i sentori dei fiori appassiti che si possono trovare come segnalibri in qualche diario, poi tabasco, papa reale, lavagna. In bocca ha un buon grip ed è coerente con l'esperienza olfattiva. Struttura tannica non impressionante per stratificazione, ma vino piacevole nel suo sviluppo ed anche nella sua chiusura leggermente amara.

Moscato d’Asti ’14, Cascina Fonda: giallo scarico, luminoso. I sentori sono di fiori bianchi, di aromi dolci integrati ad una piacevole mineralità che richiama la roccia bagnata. In bocca è piacevole e fresco, con un'acidità ben integrata che ne fa un ottimo abbinamento con la torta sbrisolona proposta dal padrone di casa.

Barolo Chinato, Cappellano: di un bel colore rubino cupo con riflessi granato. Molto variegato sotto l'aspetto aromatico: erbe medicinali, stelle alpine macerate in sciroppo alla menta, fichi secchi, spezie dolci e carcadè. In bocca ritorna molto pronunciata la componente erbacea medicinale (forse eccessivamente coprente le componenti fruttate, costituite da datteri, fichi secchi e frutta secca al miele) la componente alcolica riscalda la beva, resa piacevole da un'acidita rivitalizzante, utile anche all'abbinamento con dei cioccolatini all'occorrenza serviti dal nostro premuroso ospite.
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda Kalosartipos » 02 dic 2014 11:30

apa ha scritto:come il nostro fotografo ufficiale che, oltre a scattare le belle foto che ci ha regalato, ha dovuto fronteggiare, in stretta vicinanza, un Vigna in stato di grazia

Una volta ogni biennio, si può fare... :mrgreen:
Sempre un piacere leggere le tue note :wink: .
Ultima modifica di Kalosartipos il 02 dic 2014 12:49, modificato 1 volta in totale.
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda Andyele » 02 dic 2014 12:32

Grande Augusto!
Prova a cercare il tempo di scrivere più spesso, visto che ogni volta che lo fai il livello "culturale informativo" del forum fa un triplo salto carpiato in avanti.
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda zampaflex » 02 dic 2014 13:19

Augusto, avevo notato che stavi scrivendo un tema vecchio stile, quattro pagine di protocollo :mrgreen: ...adesso mi rendo conto! Complimenti per la capacità analitica e stimolo per chi (come me) sbraca dopo qualche bicchiere :D
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda landmax » 02 dic 2014 16:48

apa ha scritto:Stessi apprezzamenti per Landmax che, gentilissimo, ci ha raccolto e riportati a Parma.


Caro Augusto, grazie per i ringraziamenti, ma non ero io! Forse si tratta di Alleg (o George)...

Mi accodo invece agli altri presenti, ringraziandoti sinceramente per le belle note, anche se, a onor del vero, mi manca un po' il giudizio di sintesi: perché non mettere un punteggio finale (espresso come ti pare: faccinometro, punteggio centesimale, in ventesimi, in bottiglie o come ca... ti pare!) ai tuoi così ben argomentati giudizi? Personalmente, non ritengo avresti fatto un torto ai vini bevuti. Né devo presumere, leggendo le tue note, che tu non ti sia in grado di esprimere un giudizio di sintesi sulla maggiore/minore qualità - hic et nunc, s'intende - dei singoli vini.

apa ha scritto: Tra i vini di Gaja che abbiamo degustato nella verticale, la mia personale preferenza va agli ultimi tre. Vini notevoli per integrità, freschezza (il '74, innanzitutto, ma anche il '64), complessità aromatica e gustativa, con elementi di riconoscibilità, percepibili per via retrolfattiva, che rimandano al terroir.


Ecco, qui faccio fatica a seguirti. Per me i vini così evoluti - pur nella loro assoluta grandezza, sulla quale concordo senza meno - tendono ad assomigliarsi molto gli uni agli altri, perdendo i tratti caratteristici tipici della tipologia. In coscienza, se mi avessero servito questi vini alla cieca, avrei fatto molta fatica ad associarli ad un terroir preciso, e se mi avesse detto che erano grandi sangiovesi del passato, probabilmente ci avrei creduto. Certo, ho molta meno esperienza degustativa di te: da che cosa ritieni di riconoscere il terroir specifico di Barbaresco (o di Langa) in vini così agée?
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda Kalosartipos » 02 dic 2014 17:51

landmax ha scritto:
apa ha scritto:Stessi apprezzamenti per Landmax che, gentilissimo, ci ha raccolto e riportati a Parma.


Caro Augusto, grazie per i ringraziamenti, ma non ero io! Forse si tratta di Alleg (o George)...

Penso fosse il maroniano Zampaflex.. :mrgreen:
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda zampaflex » 02 dic 2014 18:13

Kalosartipos ha scritto:
landmax ha scritto:
apa ha scritto:Stessi apprezzamenti per Landmax che, gentilissimo, ci ha raccolto e riportati a Parma.


Caro Augusto, grazie per i ringraziamenti, ma non ero io! Forse si tratta di Alleg (o George)...


Penso fosse il maroniano Zampaflex.. :mrgreen:


Perchè credi che il resoconto di Apa sia così brillante? Perché all'andata gli ho propinato una bella audiocassetta con la top ten delle recensioni de IL VATE che lo ha galvanizzato! :mrgreen:
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda tenente Drogo » 02 dic 2014 19:49

zampaflex ha scritto:
Kalosartipos ha scritto:
landmax ha scritto:
apa ha scritto:Stessi apprezzamenti per Landmax che, gentilissimo, ci ha raccolto e riportati a Parma.


Caro Augusto, grazie per i ringraziamenti, ma non ero io! Forse si tratta di Alleg (o George)...


Penso fosse il maroniano Zampaflex.. :mrgreen:


Perchè credi che il resoconto di Apa sia così brillante? Perché all'andata gli ho propinato una bella audiocassetta con la top ten delle recensioni de IL VATE che lo ha galvanizzato! :mrgreen:
...peccato che col Tenente non abbia funzionato, lui beve e basta... :wink:


io ho fatto il vaccino anti-Maroni
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda apa » 03 dic 2014 00:48

ringraziamenti e scuse a Zampaflex, perchè ci ha aiutato, è stato in nostra compagnia ed io l'ho pure scritto male, confondendolo.
Ringrazio anche landmax e gli devo due risposte: se posso scegliere, preferisco le descrizioni ai punteggi; a volte, al termine di una degustazione facciamo dei panel ed attribuiamo dei punteggi a ciascun vino bevuto, ma spesso quest'operazione si rivela troppo schematica ed, in questo caso, non ce ne è stato bisogno. Tra le altre questioni che ha sollevato, sono contento che landmax abbia sottolineato il punto critico dell'analisi retrolfattiva e del suo valore, sarà l'unico punto su cui cercherò brevemente di dire qualcosa (lo avevamo accennato nella discussione che abbiamo fatto nel thread le bevute di maggio e, se hai tempo, dagli uno sguardo). Quì il rischio è di essere superficiali o troppo complicati e noiosi, ma proviamo: come hanno scritto diversi autori e tra questi Jacquì Rigaux (già citato nella breve discussione di maggio; se hai tempo dai uno sguardo anche a qualcuno dei suoi testi o, come primo approccio, a qualche sua intervista presente sulla rete) la retrolfazione viene messa in rapporto con il riconoscimento del terroir, riprendendo le esperieze degli antichi gourmet che, già nel XII secolo, erano soliti riconoscere perfettamente un terroir assaggiando il vino con il tastevin e, trascurando l'analisi olfattiva. Gli antichi gourmet si basavano solo sul gusto e la retrolfazione. Non potendo approfondire (e criticare), per ovvi motivi di spazio e disponibilità, tutti gli argomenti collegati a questo punto e, sopratutto, quello della riformulazione delle categorie valutative per l'analisi gustativa, elaborate da Rigaux, mi limiterò a seguirlo quando ci ricorda che nel vino sono presenti almeno trecento sostanze, molte delle quali dovute ai processi di vinificazione. Quando effettuiamo l'analisi olfattiva classica, percepiamo parte di quelle sostanze presenti nel vino e le descriviamo e valutiamo. Per via retrolfattiva, invece, ci troviamo a percepire un numero più ridotto di elementi che sono maggiormente legati al rapporto tra vino e terroir. Quì mi devo fermare perchè, a questo punto, diventa decisivo parlare dei rapporti tra percezione ed interpretazione ma è un tema (che, mi sembra, lo stesso Rigaux abbia approfondito in maniera non sufficiente) che non può essere affrontato in questa sede.
Volendo tornare alla nostra degustazione, potremmo chiederci (e landmax se lo è chiesto, sottolineando alcune informazioni che ha reperito nel corredo illustrativo di alcune delle bottiglie più vecchie presenti alla bevuta) come sono cambiate le tecniche di vinificazione per i Gaja, visto che è stato il produttore maggiormente rappresentato per numero e profondità di annate nella nostra degustazione, e come esse abbiano influito nella nostra valutazione dei vini degustati. Inoltre, potremmo chiederci di quanto si è modificata la provenienza delle uve presenti, ad esempio, nel barbaresco di Gaja (oggi, mi sembra, che provengano da almeno 14 cru diversi). Nelle descrizioni e valutazioni che ho proposto, ho cercato di dar conto di quanto mi abbia colpito l'identità territoriale delle tre annate più vecchie (da quì trae supporto, in senso generale, la maggiore utilità della descrizione rispetto al solo punteggio). Non mi sembra, poi, che con l'età il vino tenda a perdere il rapporto con il territorio di provenienza. Sono in molti a sotenere il contrario. Io posso anche non riconoscerlo (ed è molto probabile) ma l'eleganza, la complessità ed il fiato del barbaresco e del barolo rimangono i loro segni distintivi.
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Re: Nebbiolata?... no , "grande" Nebbiolata...

Messaggioda paolo7505 » 03 dic 2014 16:05

landmax ha scritto:DOMAINE LEFLAIVE Puligny-Montrachet 1er Cru “Clavoillon” ’11 (Magnum): In bocca è quasi più magro che delicato (anche in rapporto alla tipologia e, soprattutto, al fatto che si tratta di un 1er cru), ha comunque grande freschezza e un buon allungo sapido-agrumato. Ma da un manico del genere mi aspetto forse di più. Opto per un’annata non memorabile (ma non ne sono certo). [b]88/100


Gran belle note, e secondo me hai anche descritto in maniera molto precisa l'annata 2011 in borgogna bianca. Anch'io, per gli assaggi che ho fatto, penso sia un'annata con il grosso limite della magrezza, e su vini che spesso e volentieri fanno dell'acidità la loro carta "migliore", si rischia di ritrovarsi pochino nel bicchiere.
Sicuramente i grandi Terroir giocheranno una partita a parte, ma se vogliamo giudicare sulla media dei vini.......
Quindici contro quindici, e una palla ovale. Non c'è bisogno d'altro, neanche dell'arbitro.

Ci arrabbiamo se vinciamo senza stile. E non prendiamo neppure in considerazione l'eventualità di perdere.
Josh Kronfeld (All Black)

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