de magistris ha scritto:il Vulture è in grossissima crisi, sotto tutti i punti di vista, altroché..
Non posso che sottoscrivere, a malincuore, queste parole.
Che fanno male, nella loro verità.
La realtà è che il Vulture un'identità non l'ha mai avuta.
Se in langa i vini di stampo moderno si sono scontrati con la storia e la tradizione, nel Vulture non c'è stato spazio per il confronto, per mancanza quasi totale di uno storico.
Scoppiata la bolla...il vuoto.
Che a dirla tutta, la grande attenzione sul Vulture è scoppiata in seguito alla nascita di Cantine del Notaio(1998 primo anno di produzione).
Prima di allora le cantine all'attenzione nazionale erano davvero pochissime(Paternoster e d'Angelo su tutti, poi poco altro).
La quasi totalità delle cantine produce vini troppi giovani, mortificando un vitigno votato all'invecchiamento.
Ovviamente qualche realtà buona, fatta di gente seria che ci prova c'è.
Penso a Carbone, che fa buoni vini, lavora in silenzio lontano dalle guide ma a cui, forse, manca il coraggio di provare ad uscire con un vino più territoriale, allungando magari i tempi di affinamento e/o provando ad utilizzare legno grande.
Penso a Musto Carmelitano, guidata da 2 ragazzi giovani ma con poca esperienza: il loro vino migliore, il Serra del Prete, è un vino sicuramente territoriale ma presenta evidenti problemi di longevità, problemi figli sicuramente di annate recenti non propriamente eccelse ma anche di scelte di vinificazione e affinamento da rivedere: il Serra del Prete non fa legno e i 2007 e 2008 hanno un profilo marcatamente ossidativo già oggi.
Problemi ci sono anche col Taurasi ma lì, a mio avviso, le cose vanno un po' meglio:
la storia di Mastroberardino parla chiaro. Un modello a cui ispirarsi, per intenderci, c'è. Ecco che alcuni produttori illuminati hanno investito, rischiando e rinunciando ad introiti immediati, preferendo puntare su vini con qualche anno sulle spalle.
Penso a Perillo, ad esempio, che oggi è in commercio con la 2006.
Mi rendo conto che è poco ma qui un punto d'appoggio su cui sollevare il mondo c'è.
Questa dovrebbe essere, a mio avviso, la strada maestra anche nel Vulture.
Purtoppo manca la conoscenza e anche il palato, in una zona dove "il cantante non ascolta mai la musica, se non la sua in ogni istante".
"Una sola cosa mi meraviglia più della stupidità con la quale la maggior parte degli uomini vive la sua vita: l'intelligenza che c'è in questa stupidità." (F.Pessoa)