De rerum biologica et biodinamica

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De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda Sibballatore » 16 giu 2014 16:02

Tema più complesso di quanto si voglia credere.
Io, per parte mia, nin zò!

Allora vi propongo uno spunto interessante di Alessandro Dettori pubblicato sul suo sitoweb.
Non so bene se abbia totalmente ragione.
Sicuramente il tema che pone merita attenzione.

http://www.alessandrodettori.net/2014/0 ... nsabilita/
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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda vinogodi » 16 giu 2014 16:45

...io sono assai polemico con il "mondo bio" perchè sono fortemente convinto della sostenibilità obbligatoria dell'agricoltura. Quindi , ritenendo il mondo bio una necessaria svolta"ideologica" di chi opera nel settore, vedendolo mercificato a piè sospinto da cani e porci per avere visibilità commerciale ... vado in bestia tutte le volte che ne subodoro l'abuso. Per fare bio , vero , dovremo tutti lottare per un mondo "bio" , senza contaminazioni "convenzionali", altrimenti lo sforzo sarà vano. Almeno, chi si sforza in tal senso abbia un riconoscimento oggetiivo o , perlomeno,di terza parte ... ecco , la terza parte, in questo caso , dev'essere diversa assai, costituzionalmente, da quella che certifica i sistemi di qualità aziendali ISO & Similia , dove il filo del rasoio del compromesso è sempre ben affilato. Cosa voglio dire? Che fin quando a pagare l'ente di terza parte è il cliente stesso e quest'ultimo ha diritto di scelta fra gli enti certificatori, l'occhio sarà sempre pronto a socchiudersi pro domo il "mantenimento del cliente" , perchè anche quella della certificazione è attività commerciale , checchè se ne pensi. Meglio sarebbe un ente superpartes pagato dal privato ma che fosse completamente indipendente economicamnete dal cliente richiedente . Perchè insisto molto su questo punto? ... mò ve lo spiego a discussione dipanata...
PS: sottolineo, per "chi non sa", solo un passaggio fondamentale: la separazione ideologica necessaria della certificazione del sistema o del processo rispetto alla certificazione di qualità del prodotto che sono cose assolutamente disgiunte ... quindi pure io " Invito tutti a non confondere la certificazione di conformità alla normativa sul metodo biologico con una attestazione di qualità del vino: la rispondenza formale a una norma non ha nulla a che vedere con la capacità di chi produce a fare anche un buon prodotto" .... 8)
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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda alì65 » 16 giu 2014 17:52

oltre alla certificazione (sacrosanta anche se dovrebbe essere così, come dice giustamente Marco) bisognerebbe che chi si approcciasse alla biologica/biodinamica in primis imparasse a spiegare per bene cosa succede quando i vini vengono commercializzati, spediti e a volte non ben stoccati
il rischio di una rifermentazione, una alterazione del prodotto è un problema che andrebbe risolto altrimenti rischierei di non avere quello che mi è stato promesso; come primo passo lo scriverei in etichetta, " il vino è un prodotto vivo, naturale, senza conservanti e per questo potrebbe avere piccole alterazioni".....ma così si rischierebbe la non vendita.....allora cosa fare, cosa fare quando mi ritrovo un vino che anche il lavandino non vorrebbe, dovrei contattare l'azienda, spiegargli cosa è successo, spedirgli le bt incriminate e l'azienda rispedirne altre.....e se anche le successive avessero lo stesso problema?????
direi che in tutto questo ci vorrebbe del sano buonsenso, da parte del produttore e del consumatore che, da parte sua, vorrebbe bere un prodotto sano, che abbia tutte le sue caratteristiche al posto giusto.......questo non sempre è possibile
il mio approccio alla biodinamica è sempre stato aperto per i primi anni, poi dopo vari assaggi, ho un senso di ripulsione; avrò bevuto sempre quelli sbagliati?? forse, ma quando sento biodinamico mi si arricciano le papille
ho provato, ho discusso con vari produttori locali e non, ho provato a dirgli che esistono i vini biodinamici o nche solo biologici buoni, anzi, ottimi ma non c'è stato verso, la tara mentale non venne scalfita.....a questo punto penso che o sono io noioso ( e questo è assodato) o sono tarati in modo diverso tante persone
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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda Sibballatore » 16 giu 2014 18:27

vinogodi ha scritto:...io sono assai polemico con il "mondo bio" perchè sono fortemente convinto della sostenibilità obbligatoria dell'agricoltura. Quindi , ritenendo il mondo bio una necessaria svolta"ideologica" di chi opera nel settore, vedendolo mercificato a piè sospinto da cani e porci per avere visibilità commerciale ... vado in bestia tutte le volte che ne subodoro l'abuso. Per fare bio , vero , dovremo tutti lottare per un mondo "bio" , senza contaminazioni "convenzionali", altrimenti lo sforzo sarà vano. Almeno, chi si sforza in tal senso abbia un riconoscimento oggetiivo o , perlomeno,di terza parte ... ecco , la terza parte, in questo caso , dev'essere diversa assai, costituzionalmente, da quella che certifica i sistemi di qualità aziendali ISO & Similia , dove il filo del rasoio del compromesso è sempre ben affilato. Cosa voglio dire? Che fin quando a pagare l'ente di terza parte è il cliente stesso e quest'ultimo ha diritto di scelta fra gli enti certificatori, l'occhio sarà sempre pronto a socchiudersi pro domo il "mantenimento del cliente" , perchè anche quella della certificazione è attività commerciale , checchè se ne pensi. Meglio sarebbe un ente superpartes pagato dal privato ma che fosse completamente indipendente economicamnete dal cliente richiedente . Perchè insisto molto su questo punto? ... mò ve lo spiego a discussione dipanata...
PS: sottolineo, per "chi non sa", solo un passaggio fondamentale: la separazione ideologica necessaria della certificazione del sistema o del processo rispetto alla certificazione di qualità del prodotto che sono cose assolutamente disgiunte ... quindi pure io " Invito tutti a non confondere la certificazione di conformità alla normativa sul metodo biologico con una attestazione di qualità del vino: la rispondenza formale a una norma non ha nulla a che vedere con la capacità di chi produce a fare anche un buon prodotto" .... 8)




Innanzitutto sottoscrivo il tuo Post Scriptum:
dovremmo assumerlo come punto di partenza, come postulato da cui dedurre il resto.

Quanto al tema di dibattito, se guardo dal mio punto di vista, cioè da quello del consumatore mediamente informato, il problema non si pone:
per ciò che mi riguarda, chi produce il vino è la mia garanzia!
Non ho bisogno di certificazione alcuna ma scelgo, nei limiti del possibile, prima il produttore e poi il suo vino.

Il problema nasce quando il consumatore poco informato( la maggior parte) pretende in enoteca il vino certificato.
E' qui, osservando dall'ottica del produttore, che riesco ad immaginare le sue difficoltà:
Il post di Dettori, mi sembra chiaro, porta alla luce la difficoltà di chi ha sempre posto molta attenzione alla genuinità del vino e che, da un lato sente asfissiante la costrizione di muoversi entro stringenti vincoli burocratici, dall'altra rischia di rimanere tagliato fuori, paradossalmente, da un discorso commerciale e di spendibilità su un mercato 'poco informato'.
Lui stesso, infatti, pur aderendo alla certificazione ne sottolinea le ambiguità, ricordando che spesso chi certifica non conosce le pratiche di vigna.
E allora?
Chi deve certificare? E cosa esattamente? E chi paga?
La mia sensazione, confidando poco nella lungimiranza italiana, è che il rischio che si finisca a tarallucci e (pessimo) vino sia inevitabile.
O salta il banco del tutto oppure, per accontentare tutti, si concederà a chiunque la certificazione, con l'unico effetto di incrementare inutilmente il costo finale per il consumatore, senza garantire alcunché a nessuno.
La seconda che ho detto, visto che ci sarà da spolpare un bel po'!

Quindi, mi rispondo da solo, forse sarebbe il caso di lasciar perdere da subito, limitandosi ad imporre di riportare gli ingredienti in etichetta:
questo si, potrebbe aiutare molto, a patto di controllare bene la corrispondenza tra quanto dichiarato e quanto effettivamente presente nel vino.
E torniamo al solito problema: chi controlla? e chi paga?

Ecco perché avevo esordito dicendo 'nin zò'!
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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda alì65 » 16 giu 2014 21:04

ma se non controlla nemmeno chi deve controllare come potrebbe essere una cosa seria!!!
dovresti SOLO fidarti del produttore e scusa, a parte qualche eccezione, non mi fido, visto che le frodi sono continue e anche se in modo leggero sempre di fregata si parla
dopo tutto quello che è successo credi che all'estero si fidino ancora del produttore italiano senza un foglio di carta??? già sarebbero malfidenti con il foglio, figurati senza

ribalto la cosa; dici di essere un consumatore attento ed informato, sai SEMPRE quello che compri? o prendi solo quello che conosci bene, dico non solo enoteca ma anche carne, verdure, frutta, pane, farina, uova, ecc......, sei sicuro di sapere tutto quello che compri da dove viene? conosci bene i disciplinari delle varie DOC, DOP e DOCG? conosci i controllori?

viviamo in un mondo marcio e o si vive nel proprio orticello oppure prendi quello che c'è, e l'acqua che usi per innaffiare l'orticello da dove proviene? e l'aria che respiri.......

parlo al singolare ma è come se fosse plurale, questi produttori che si ritengono puri li vorrei vedere per bene fino a dove sono disposti ad arrivare per questo prodotto supernaturale

per me è vera utopia....
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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda bpdino » 17 giu 2014 11:39

Ma poi, scusate, che senso ha parlare di vino biodinamico, biologico, naturale? Mica nasce sulle piante, spunta da sottoterra o pascola nei prati? Serve sempre l'intervento dell'uomo, quindi è necessariamente un prodotto artificiale. Se si parlasse di bistecche allora forse l'eventuale attribuzione avrebbe senso. Già con la marmellata avrei delle difficoltà.
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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda alì65 » 17 giu 2014 12:21

bpdino ha scritto:Ma poi, scusate, che senso ha parlare di vino biodinamico, biologico, naturale? Mica nasce sulle piante, spunta da sottoterra o pascola nei prati? Serve sempre l'intervento dell'uomo, quindi è necessariamente un prodotto artificiale. Se si parlasse di bistecche allora forse l'eventuale attribuzione avrebbe senso. Già con la marmellata avrei delle difficoltà.


non ti ho messo a fuoco.... :?
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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda bpdino » 17 giu 2014 12:34

alì65 ha scritto:
bpdino ha scritto:Ma poi, scusate, che senso ha parlare di vino biodinamico, biologico, naturale? Mica nasce sulle piante, spunta da sottoterra o pascola nei prati? Serve sempre l'intervento dell'uomo, quindi è necessariamente un prodotto artificiale. Se si parlasse di bistecche allora forse l'eventuale attribuzione avrebbe senso. Già con la marmellata avrei delle difficoltà.


non ti ho messo a fuoco.... :?


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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda il chiaro » 17 giu 2014 12:50

Sono stato giusto ieri in Toscana da Stefano Amerighi (biodinamico). Ecco, andate a trovarlo e ascoltate cosa ha da dire sull'argomento, qualche dubbio verrà risolto.
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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda Mauro qv » 18 giu 2014 11:45

Ho bevuto pessimi vini biologici o biodinamici (certi lambruschi quasi da tortura) alcuni molto buoni (alcuni Trebbiano di Valentini) altri eccellenti (roba d'oltralpe). Una cosa che ho notato nei biocaserecci è stata la grande incostanza del risultato, alternavano bottiglie buone, pulite, prive di puzze e riduzioni ad altre quasi imbevibili.
Penso che molto dipenda dalla zona, le zone umide ed argillose di pianura dove si fa Lambrusco sono luoghi ricchi d'insetti ed altri nemici dell'uva forse non si prestano all'agricoltura biologica, il discorso è diverso per luoghi più secchi, dove anche con basse quantità di verderame riescono ad avere uve sane. Ma forse sarebbe meglio sentire cosa dice un agronomo.
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Re: De rerum biologica et biodinamica

Messaggioda diamonddave » 18 giu 2014 15:16

bpdino ha scritto:Ma poi, scusate, che senso ha parlare di vino biodinamico, biologico, naturale? Mica nasce sulle piante, spunta da sottoterra o pascola nei prati? Serve sempre l'intervento dell'uomo, quindi è necessariamente un prodotto artificiale. Se si parlasse di bistecche allora forse l'eventuale attribuzione avrebbe senso. Già con la marmellata avrei delle difficoltà.

Vero, ma l'intervento dell'uomo può essere di diverso tipo: e questo sia nel processo di coltivazione (prima) che in quello lavorativo (dopo): se ci metto tanta chimica otterrò un risultato che sarà tutto fuorché "biodinamico" o "naturale" o quello che si vuole.
Io ho bevuto tanti vini biodinamici nell'ultimo anno e raramente ho trovato porcherie, anzi vini ottimi e spesso anche a prezzi civili: mi sono imbattuto invece in compagni di bevute assolutamente preconcetti, ma la cosa non mi ha meravigliato più di tanto ... :?
Purtroppo proprio i vini di Alessandro mi hanno deluso in due occasioni, ma mi hanno anche entusiasmato a gennaio all'evento parlano i vignaioli, dove insieme a quelli di Augusto Cappellano, Stefano Amerighi e De Franco di 'A Vita, mi sono risultati i più buoni e di molte lunghezze spesso anche sui "tradizionali".
Purtroppo il discorso di Marco sulle certificazioni è drammaticamente vero (in qualunque campo, peraltro) ...
... per intenderci: la differenza fra me ed un sommelier è la stessa che passa fra un porno attore ed un ginecologo. © diamonddave 8)

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