Alcune delle cose bevute in rilassatezza fra amici, in questo fine settimana. Note molto sintetiche perché ce la siamo fatta prendere bene con il mangiare, il dialogo e le risate, oltre al bere.
Champagne “Efflorescence” extra brut 2008 Marie-Courtain.
Ottimo champagnino da pinot nero, vinificato in legno. Molto equilibrato, in bilico fra note ossidative e fresche al naso, bollicina fine e cremosa, di bella presa al palato, con un leggero tocco rustico. Ha personalità.
Meursault “le chevalier” 2009 Buisson Vadot.
Avevo sentito parlare molto bene di questo piccolo produttore, quindi ero molto curioso di bere qualcosa, devo dire però che non mi ha particolarmente colpito. Forse, complice l’annata un po’ tonda e matura, mi sembra che il vino manchi di tensione: una nota di vaniglia evidente e un goccio di cognac al naso, preludono ad una certa grassezza gustativa. Buona sapidità e discreta lunghezza, ma non mi prende.
Volnay 1er cru “Les Mitàns” 2005 Michel Lafarge.
Di incredibile freschezza, anche “cromatica”, con un bel riflesso porpora a contorno del solito rubino luminoso. Siamo ancora indietro nello sviluppo, il nocciolo dei profumi si deve sciogliere, al momento se ne può solo cogliere l’intensità, le leggere sfumature floreali e ferrose, che con il tempo comporranno un bouquet elegantissimo. In bocca è affilato e penetrante, gioca tutto in verticale, sulla finezza tannica e sulla mineralità dell’affondo. Il più “volnay” dei 1er di Monsieur Lafarge, e come al solito, un grande pinot noir. Da aspettare ancora qualche anno, senza patema.
Barbaresco riserva Rabaja 2006 Cortese.
Un grande nebbiolo, volendo in beva già adesso, ma dal futuro radioso. Cercando nei miei ricordi gustativi lo trovo superiore alla riserva 2004, più peso specifico, più profondità, più definizione e pulizia aromatica, di superiore qualità tannica. Complimenti.
Chianti Cl. Riserva 2006 Valdellecorti.
Ne ho già scritto almeno altre due volte negli ultimi due anni. Un grande sangiovese di Radda, un vino di classe, ancora giovane, già ad un significativo grado di espressività. Forse non siamo all’apice, ma berlo adesso è un piacere irrinunciabile..
Barolo Monprivato 2004 Giuseppe Mascarello & Figlio.
Grande vino, punto. Mi sono riconciliato dopo l’ultima bottiglia aperta, che risultò fallata, a causa dell’influsso negativo dei miei amici Meursault e Gabriele Succi
. Uno stupendo classico Monprivato da 13,5 alcolici.
Etna Rosso “Musumeci” 2007 Tenuta di Fessina.
Mai bevuto prima. Leggermente smaltato al naso, un po’ statico; nel complesso è meglio in bocca, lo trovo solo un po’ magrino, ma comunque piacevole.
CdP Les Cailloux 2007 André Brunel.
Già bevuto dal mitico Alì65 nella giornata rodanesca. L’ho riapprezzato molto volentieri, confermando la mia prima buona impressione. Certo, va detto che un conto è bere questi vini in mezzo ad altri della solita tipologia o territorio o livello, altro conto è berlo con nebbioli, sangiovesi e pn buoni.