Alcuni commenti buttati giù tra ieri sera e stamattina su una degustazione davvero fantastica! Grazie mille, Marco, per la consueta e generosa ospitalità! Una notazione generale che si può fare su tutti i vini della giornata è la constatazione di averli goduti tutti o quasi in una fase di grande spolvero, nessun vino in fase di chiusura (una bella fortuna! O forse è la bravura del selezionatore...
!!!). Ottimo anche l’accompagnamento culinario.
1)
Krug Vintage ‘98: bellissimo giallo dorato, profumi da subito aperti ed espressivi: caffè, cedro, crosta di pane, sfumature iodate, punta rancìd e molto altro; bocca magistrale per pienezza e freschezza acida trascinante, finale agrumato, di torrefazione e cacao in polvere. Davvero in grande spolvero, personalmente l’ho persino preferito al Collection ’89 bevuto un paio di mesi fa.
94/1002)
Meursault Charmes 1er cru Dom. Comtes Lafon ’06: paglierino con primi accenni dorati, vino bellissimo per espressività olfattiva, intenso con note di legno nuovo, talco, mela cotogna, accenni agrumati; la bocca è grassa, sontuosa, ma la freschezza, nonostante l’annata non proprio fortunata, c’è e regge un finale lungo. Purtroppo il fratello maggiore gli ha dato, come si dice, “due scappellotti”, ma in sé il vino è assolutamente di soddisfazione.
91/1003)
Meursault Charmes 1er cru Dom. Comtes Lafon ’99: di un dorato brillante, il vino ci mette parecchio ad aprirsi, ma dopo circa tre quarti d’ora inizia a spiegare il suo potenziale: le stesse note del fratello minore, in un quadro (è ovvio) di maggiore evoluzione, in particolare il legno nuovo vira su una tostatura leggera e gli spunti agrumati (cedro) e speziati (cannello e poi zenzero) sono più evidenti: forse meno intenso, ma più elegante e suadente; la bocca è leggermente meno grassa della precedente, ma in compenso la freschezza la fa da padrona, per un finale davvero molto lungo e di grande apertura aromatica. Una grande bottiglia, oggi al suo apice (ma non per questo non in grado di reggere ancora anni, se ben conservato).
93/1004)
Echezeaux Grand cru Renè Engel ’98: colore granato con riflessi aranciati, limpido, i profumi sono davvero belli ed ampi sin da subito: una nettissima fragola macerata, poi lamponi, arancia sanguinella, sbuffi di pepe e cannella e molto altro ancora; la bocca è distesa, leggiadra e fresca, profonda, di grande corrispondenza aromatica. Col tempo si appiattisce un po’ nei profumi, ma resta un grande vino.
92-93/1005)
Echezeaux Grand cru Domaine de La Romanee-Conti ’98: superbo, di purezza cristallina, per me il vino della giornata. Bellissimo color rubino, veramente brillante, profumi inizialmente un po’ contratti, poi esce splendidamente una nitidissima amarena, come appena colta, di incredibile freschezza considerando l’età, poi nuances floreali (rosa canina), spezie dolci e una scia minerale/iodata; ma è la bocca ad essere da vero fuoriclasse: un connubio di tannini puntiformi e setosi, un centro bocca prodigioso per presenza e, nel contempo, leggiadria, una profondità di tannini, una freschezza e una avvertibile sapidità che veicolano i rimandi olfattivi verso un finale irradiante e letteralmente interminabile. Mai sentita prima una purezza del genere. Commovente.
96/1006)
Charmes Chambertin Leroy ‘98: alla vista sembra quasi una spremuta di arance sanguinelle, è abbastanza torbido, ma senza sedimenti; i profumi sono i classici della Madame: spezie orientali, arancia sanguinella (forse è Marco che ci ha fatto uno scherzo!), melograno purissimo; la bocca è ricca, ma molto elegante, un vino eccellente, ma devo ammettere di non avere una grande predilezione personale per i vini di Gevrey-Chambertin, pur ammirandone la potenza e pienezza. E’ meno sapido del DRC, ma compensa con una freschezza quasi eccessiva, ma perfetta per l’abbinamento gastronomico con gli eccellenti salumi offerti da Marco (tra cui il culatello più buono mai assaggiato). Il finale è lungo e molto ampio, ecchevelodicoaffà!!
94/100
7)
Vosne Romanee “Le Raviolles” Emmanuel Rouget ’05: se in una sera qualunque si bevesse un vino del genere, si griderebbe al fuoriclasse. In una batteria di “mostri”, mi è sembrato solo “molto buono”. Bel granato brillante, il naso è complesso: salamoia, poi frutti rossi (ribes) e agrumi, ancora una volta una percettibile sensazione marina, anche se con alcune note di tostatura (leggera) e grafite che io personalmente non amo tantissimo (ma c’è anche tanto altro); la bocca è elegante e non eccessivamente estrattiva, nonostante l’annata, profondo il finale. Gran bel vino.
91/100 Vosne Romanee Derniere Annèe Henry Jayer ’95: il “naso” più unico della giornata. Granato intenso, i profumi offrono subito un’impronta personalissima: ostriche, sensazioni marine (quasi da sarda, se non gli si facesse un’offesa!), poi spezie dolci e, a seguire, ancora piccoli frutti rossi, infine un’avvertibile radice di liquirizia; la bocca è semplicemente perfetta, il grande borgogna che ti aspetti, molto elegante e “beverino”, il finale è lungo e sapido. Verosimilmente, mi sarebbe piaciuto di più 5/10 anni fa (i profumi primari e secondari si sono un po’ persi), ma è veramente un grande vino.
93-94/1009)
Rouchottes Chambertin Gran cru “Clos de Rouchottes” (Monopole) Armand Rousseau ’07: un vino eccellente in una bellissima fase di apertura. Rubino con unghia che già vira al granato, i profumi sono inizialmente non pulitissimi, avvertibile il “classico” sentore di pollaio. Poi però si libera con l’areazione e parte sulle consuete note borgognone, mix di frutti rossi e di sensazioni speziate e minerali; la bocca è commovente per bevibilità assassina (meno chambertin di quello che mi sarei aspettato, ma è il cru, mi dicono, che gioca molto sull’eleganza), i tannini sono rinfrescanti, il finale lungo.
92/100
10)
Rouchottes Chambertin Gran cru “Clos de Rouchottes” (Monopole) Armand Rousseau ’99: granato leggermente torbido, non è un campione di profumi, in questa fase un pò contratti, anche dopo averlo lasciato un’ora e mezzo nel bicchiere: delicato, su sensazioni di spezie dolci e frutti rossi macerati; ma è la bocca il vero portento, per profondità e “potenza elegante” (può apparire un ossimoro, ma… assaggiare per credere). Come ho già scritto, non sono un super amante di Gevrey-Chambertin, ma è veramente notevole.
93/10011)
Mosel Riesling Scharzhof Kabinett Egon Muller ’11: che intermezzo! Forse non un mostro di complessità, ma di grande precisione aromatica e giusta freschezza, perfettamente integrata ad un corpo beverino e molto dissetante. Da berne a secchi (ad avercene).
87/10012)
Romanee Saint Vivant Grand cru Domaine de La Romanee-Conti ’06: ancora una volta, bellissimo color rubino lucente, i profumi sono più sussurrati dell’Echezeaux, c’è meno frutto in evidenza e più sensazioni sapido/minerali e speziate, comunque di bella fattura e senza sbavature. Bocca di purezza e integrità disarmanti, di un equilibrio sconvolgente e di beva assassina, difficile non innamorarsene. Anche se io ero già rimasto fulminato dall’Echezeaux DRC precedente, che se possibile mi è piaciuto ancora di più per fittezza tannica e profondità. Finale comunque molto lungo, già disteso oggi, chissà cosa dirà tra qualche anno.
94/100
13)
Romanee Saint Vivant Grand cru Domaine de La Romanee-Conti ‘95: il colore è cambiato, ma non poi di molto, il vino presenta qualche residuo in sospensione (com’è ovvio che sia) che tuttavia non toglie nulla alla piacevolezza dell’assaggio. I profumi sono leggermente più complessi del “fratellino”, l’insieme è fine anche se di certo non esuberante. Ma è la bocca che, nuovamente, porta all’idillio. Oui.
94/10014)
Riesling Auslese Brauneberger Juffer Sonnenhur Golkapsel (certo che ‘sti tedeschi esagerano un po’ coi nomi… ) Fritz Haag ’10: bel giallo paglierino con riflessi dorati, il naso è tutto ciò che ti aspetti da un grande riesling tedesco: molto intenso e non per questo meno complesso, sui classici sentori di idrocarburi, pompelmo rosa, pesca bianca, ecc., solo il tempo gli saprà donare tutte le sfumature che certamente è in grado di tirar fuori. La bocca è in perfetto equilibrio tra peso glicerico e freschezza agrumata (anche se in questa fase di gioventù me ne sarei aspettata ancora di più), forse il finale non è profondissimo, ma in compenso è ampio, in cui ritornano prepotentemente tutti i rimandi olfattivi.
91/100 (solo per la gioventù)