Messaggioda gp » 10 mar 2014 19:31
Parliamo di un'azienda che definire "un'anima in pena" per la sua politica riferita sia alla gamma produttiva, sia ai prezzi è dir poco.
Vado a memoria, se sbaglio correggetemi: fino a una certa annata degli anni '90 i Chianti Classico con indicazione di vigneto erano prodotti in un quantitativo non trascurabile, poi c'era il base. Poi è stata fatta la scelta di ridurre molto le bottiglie di Chianti Classico con indicazione di vigneto, aumentandone fortemente il prezzo e facendo confluire buona parte delle uve nel base, aumentato anch'esso di prezzo in modo da risultare uno dei più costosi della sua categoria e ritardato di uscita di un anno.
Bene o male si è andati avanti così per anni -- direi più male che bene, perché a quei prezzi non deve essere facile svuotare le cantine, qualunque sia la fama del produttore. Poi negli ultimi anni un nuovo sussulto: con l'annata 2008, il "superbase" -- chiamiamolo così -- diventa di punto in bianco Riserva, e gli viene affiancato un base vero e proprio, tutt'altro che regalato (direi tra i 16 e i 18 euro a scaffale, che per un vino uscito dal nulla sono parecchi).
Ultima mossa rispetto alla gamma e al cd "posizionamento": la neonata Riserva si tramuta, e diventa armi e bagagli (80.000 bottiglie, almeno per il momento) Gran Selezione, nuova tipologia del disciplinare fortemente voluta dal produttore in quanto presidente del Consorzio. Quindi i Chianti Classico con indicazione di vigneto, che in teoria sarebbero naturalmente dei Gran Selezione, ma hanno forse il difetto di essere prodotti in poche bottiglie, vengono sorpassati (o tuttalpiù raggiunti, in caso di ulteriori colpi di testa) da un vino che dovrebbe stare su uno scalino più basso.
L'ulteriore aumento di prezzo dei Chianti Classico con indicazione di vigneto (come Pippuz, anche io avevo trovato decisamente supertoscaneggiante il La Casuccia 2001 assaggiato anni fa alla Leopolda) a questo punto è solo la ciliegina sulla torta.
gp