il chiaro ha scritto:Tutto molto bello. Però Ale quei clienti di cui parli ai punti qui sopra sono lo 0,0 %.
No leggi bene: ho scritto che ci sono clienti e clienti, infatti la clientela andrebbe segmentata per dare a ciascuno la propria soddisfazione. Io non sto assolutamente parlando solo degli appassionati evoluti, se permetti il marketing lo "frequento" da qualche decennio. Ho però il sopsetto che tu continui a pensare che tutti i consumatori abbiano l'anello al naso o siano solo dei "gadani" che vogliono la forma e non la sostanza (cioè un'alta qualità del servizio).
il chiaro ha scritto:Per cui per un Rinaldi che vende tutto il vino in prenotazione, anche a privati che però rappresentano lo 0,0% di cui sopra,
Questo è un dato proprio sbagliato: a me Beppe lo ha raccontato quanto rappresentano le vendite dirette nella sua "torta" delle vendite annuali. Per questo motivo adesso si può permettere di rifiutare le allettanti afferte di importatori stranieri che gli vorrebbero comprare tutta la produzione in un colpo solo. Le aziende di fascia alta (qualitativa, non di prezzo) devono avere un rapporto diretto con i consumatori finali: è fondamentale per la loro sopravvicenza nel lungo periodo ed un bene per tutto il resto del mercato. Beppe non è l'unico nelle Langhe a portare avanti questa politica commerciale: io sono cliente di almeno altre 3 cantine che puntano soprattutto sui privati. Non devono nemmeno stressarsi più di tanto per i punteggi delel guide e di Parker, hanno incassi sicuri e fluenti e non devono fare odiosi icnontri con "la forza vendita". E' un lavoro lungo periodo, servono anni, forse decenni, però poi l'azienda vive decisamente meglio.
il chiaro ha scritto:ci sono un migliaio di cantine che hanno come clientela il restante 99,99% e che difficilmente verranno mai a contatto diretto con essi. Ecco che l'enoteca serve a raggiungerli.
Dippiù: l'appassionato una volta va in cantina da X, l'anno dopo invece va da Y e poi da Z.... E l'alfabeto è lungo. Quello che invece non ha il tempo di scarrozzarsi tra Langhe & C. trova comode un paio di enoteche nella propria città.
Mai negata l'utilità delle enoteche e di tutto il settore horeca in generale. Però molti di loro si devono dare una sveglia e capire che è iniziata una trasformazione irreversibile della distribuzione che sta interessando anche loro. Molti stanno chiudendo e molti chiuderanno: solo quelli che si adegueranno (e ci sono, te lo assicuro) sopravviveranno. Non faccio esempi perchè tanto se uno ha la sensibilità per "vedere" certe cose, sa già di cosa parlo; se non ce l'ha, sarebbe tempo perso.
il chiaro ha scritto:Poi c'è il punto di vista della cantina che, avendo accontentato il privato sul prezzo di 12/18 bottiglie, scopre che quel paio di enoteche di cui sopra hanno smesso di comprare le 120/180 bottiglie annue proprio per quel prezzo "particolare" di 12/18 bottiglie al privato. I conti son presto fatti.
Qui ti contraddici
: se, come hai scritto prima, questi clienti rappresentassero lo 0.0% perchè mai l'enoteca se la dovrebbe prendere per questo tipo di vendite sporadiche? La verità, come ha già spiegato bene zillovino, è che la maggior parte delle enoteche, NON AGGIUNGE alcun VALORE al prodotto e quindi il cliente tende a non riconoscergli il ricarico. Il mercato avrà molti difetti ma è naturale come l'acqua del ruscello di montagna: va dove lo porta la pendenza. Se non c'è pendenza (leggi valore), non c'è acqua (ovvero soldi). I discorsi sul giusto-non giusto, oppure "la verità sta nel mezzo" (questo mi fa scompisciare dal ridere
) e altre simili cagate (con rispetto parlando), stanno a zero!
il chiaro ha scritto:Io, che come ben sai lavoro in questo settore, non difendo una o l'altra posizione, ma quando devo scegliere con che cantina lavorare i conti li faccio sapendo che il mio cliente principale è l'enoteca e il ristorante, non il privato.
Non difendi nessuna posizione??
Se non sapessi che scrivi seriamente, ti proporrei per una parte a Zelig...
Premesso che è pienamente legittimo che tu difenda la tua corporazione, ti assicuro che sei asserragliato su posizioni che definire "reazionarie e settarie" è quasi minimalista. Già il solo fatto che tu sostenga che "
il mio cliente principale è l'enoteca e il ristorante", è indice del fatto che non hai ancora capito come sta cambiando il sistema di distribuzione in generale. I tuoi "clienti", se non ci fossero quelli che BEVONO (o perlomeno stappano) e PAGANO IL CONTO, sai dove potrebbero metterseli tutti quei cartoni di vino?
Ma il tuo pensiero rapperesenta bene il pensiero che sta alla base dei disastri "stile anni '90" che sono stai fatti nel mondo della ristorazione e della distribuzione di vino: piccoli imprenditori che gonfiavano a dismisura i propri magazzini (molti manco avevano la cantina) riempiendoli di vini punteggiati e premiati, convinti che si trattasse di un "ottimo investimento" con cui avrebbero fatto i soldi...
(e le banche criminali che li finanziavano pure...
)
L'11 settembre 2001, insieme ai poracci che sono morti a NYC, sono crollati anche tutti i lolo sogni di "guadagno speculativo facile"....
Speravo che in oltre 12 anni, questa generazione di imprenditori horeca fosse scomparsa...