Messaggioda apa » 02 dic 2013 00:11
Non sono riuscito a rispondere prima d'ora all'invito di scrivere qualche riga rivolto ai partecipanti da Patatasd e Symbolic, me ne dispiace. Ogni volta che prendo una giornata per me, ne devo affrontare le conseguenze in quelle successive. Prima di tutto voglio ringraziare i partecipanti all'incontro di domenica scorsa per il clima di tranquilla e piacevole condivisione che si è creato e che, per quanto mi riguarda, è iniziato già dal tragitto tra Bologna a Viadana, con Tiziano, Nicola e Marco. Con Tiziano, poi, stiamo costruendo una fraterna amicizia e siamo arrivati al punto di progettare epiche bevute (che in linea di massima lui fa comunque ed io no..). Ritrovo il fotografo dei nostri incontri, gentile e discreto, scopro di non aver mai adeguatamente valorizzato le sue notevoli doti di riconoscitore di vini alla cieca (Sauzet, Giacosa e Monfortino riconosciuti immediatamente). Marco, infine, era in ottima forma, non solo ha organizzato tutto con la solita perfezione ma era più loquace e tecnico, portato a spiegare e divulgare le esperienze enologiche acquisite con un percorso personale non comune. Il padrone di casa è un maestro nell'arte di far star bene i suoi ospiti e nell'elaborare percorsi unici di degustazione (accompagnati da vivande preparate con eccellenti materie prime ed in adeguato abbinamento) come quello quì sotto delineato:
Pol Roger Winston Churchill 1999
Giallo scarico, elegante, con acidità e mineralità in evidenza a rivestire un cuore di fiori gialli,sentori agrumati, roccia bagnata, crosta di pane. In bocca è di un'acidità che rinfresca la bocca e la prepara ad una lunga persistenza sapida. Per gli stoici che riescono a farlo permanere nel bicchiere un tempo sufficientemente lungo, mostra una buona evoluzione con un arricchimento del corredo floreale (fiori di campo e lilla) e minerale (gesso).
Degna introduzione ad una giornata memorabile.
Bonneau du Martray Corton Charlemagne 1999
All'esame visivo esibisce una tonalità giallo oro, luminoso; al naso rivela molte sfaccettature, da quella fruttata espressa con sentori di pompelmo giallo e buccia di limone grattato, all'evidente florealità orientata verso la ginestra ed i fiori bianchi, con una percepibile componente balsamica che richiama l'eucalipto, inoltre si avverte il rafano ed il tartufo bianco. Assaggio meno riuscito che altri precedenti, la ricchezza olfattiva non è particolarmente equilibrata ed anche in bocca non trova una perfetta integrazione, con un'acidità evidente e ritorni di elementi che richiamano il tartufo ed una mineralità quasi marina che gli conferiscono un buona persistenza. Il vino continua ad evolvere nel bicchiere, migliorando con il passare del tempo, anche se permane l'impressione di un insieme che deve ancora trovare una migliore connessione.
Etienne Sauzet Chevalier Montrachet 2006
Giallo oro con tonalità verdastre. Bel naso di grande espessività e complessità, dopo la rapida scompara di una leggera nota solforosa, si apprezzano fiori bianchi, gardenia, agrume ed un tocco speziato cui si accompagna un sentore di crema pasticcera ed una mineralità calcarea. In bocca è minerale e si apprezza il ritorno di una nota di crema di nocciola, la struttura è potente con una lunga persistenza. Un rappresentante emblematico della denominazione in questa annata. E' piaciuto anche al nostro fotografo, noto amante dei bianchi ma fortemente critico verso l'annata in questione. Tale apprezzamento conferma la riuscita di questa bottiglia.
Prima Batteria
Bruno Giacosa Barolo "Le Rocche del Falletto" 2001
Colore Rubino chiaro, luminoso. Ci comunica subito una nota fruttata tipica di fragoline di bosco in gelatina, un più lontano richiamo ai petali di rosa, ai fiori secchi, alle spezie dolci, balsamico con un sentore mentolato. In bocca è armonico, entra lieve e si espande nel cavo orale con buona corrispondenza con l'olfatto, lascia in bocca un'acidità ed una mineralità fresche e persistenti. Non ha un grande sviluppo nel bicchiere e dopo più di un'ora tende a ridurre la sua espressività.
Aldo Conterno Barolo Riserva “GranBussia” 1999
Rubino concentrato. Fruttato con sentori di lampone maturo, lieve balsamicità mentolata che diventa più evidente con il tempo trascorso nel bicchiere, insieme a china, terra bagnata, radice di liquirizia, cenere. In bocca è potente, l'estratto è notevole e si fa sentire, avvolge il cavo orale in una lunga persistenza in cui si alternano note sapide e minerali. Finora, le mie esperienze con il Granbussia nella decade in oggetto, non sono mai state memorabili, ma questa bottiglia mi ha fornito il miglior assaggio di Granbussia 1999 fatto finora. Per me e per diversi altri partecipanti è stata una sorpresa degna di nota.
Perrot Minot Charmes Chambertin 1999
Rubino chiaro, luminoso. Subito riconosciuto per la sua particolarità rispetto agli altri assaggi, con le sue note dolci di frutti scuri di sottobosco maturi, rosa appassita, legna bagnata, bacche. In bocca si avverte un diverso peso specifico rispetto ai suoi compagni di batteria, di consistenza più lieve lascia una nota di noce di cola in una persistenza non memorabile.
Roagna Barbaresco Crichet-Pajè 1999
Un fazzoletto di terra a Barbaresco, viti così vecchie che costituiscono un esempio ed una memoria storica per tutte le Langhe, piante vecchissime con una resa bassissima (che rende onore al produttore) danno un vino di un rubino tenue e luminoso, un naso che tende a chiudersi ed a rimanere meno espressivo rispetto ad altri assaggi precedenti, ma i sentori che riescono a liberarsi e ad essere percepiti sono cristallini: viola, tabacco dolce, agrumi a polpa rossa, con mineralità in evidenza (che non riesce ad essere trattenuta dal carbonato di calcio presente nel terreno ed invade la vite) con lontani sentori di ruggine e ferro, sorprendenti in un contesto in cui il frutto e gli aromi floreali sono ugualmente percepibili e definiti. La bocca è conquistata da tannini finissimi ed una sapidità ferrosa unita ad un'acidità esuberante e rinfrescante. E' un vino che può lasciare perplessi ed essere non semplice da comprendere, sopratutto in questa fase espressiva, ma è di grande interesse.
Gaja Langhe Nebbiolo Sorì Tildin 1995
Rubino concentrato, cupo. All'inizio si percepisce un po' di volatile che scompare quasi subito, lasciando il posto ad un corredo aromatico composto da piccoli frutti scuri in confettura, spezie dolci, tabacco dolce, china, muschio, radice di liquirizia. Al gusto è corrispondente, se ne avverte la morbidezza ed il calore, unità ad una sapida nota minerale e speziata che permane a lungo. Bottiglia ancora più riuscita di quella assaggiata lo scorso anno nella stessa occasione, è una giornata fortunata.
Giuseppe Mascarello Barolo Monprivato Riserva "Ca Morissio" 1995
Rubino concentrato con nuances granato, frutti di bosco, mirtilli, more, lampone maturo, poi, rabarbaro, china, muschio, bastoncino di liquirizia, balsamicità con note mentolate ed un sentore di anice di sottofondo. In bocca il sorso è inizialmente vellutato per poi espandersi rivelando la complessa trama tannica di cui è composto il vino con strati di tannini che si sovrappongono nel determinare una lunga persistenza in cui prevale un ritorno sapido e piacevole. Prima annata del Ca Morisso e bella bottiglia, anche migliore di quella dello scorso anno bevuta nella stessa occasione.
Giacomo Conterno Monfortino 1999
Il colore rubino con riflessi luminosi introduce ad una dimensione diversa (per me) da quella in cui ci siamo mossi finora, la profondità del corredo aromatico si muove su un registro più ampio, all'inizio è molto discreto nella sua espressione olfattiva, per poi aprirsi con sentori di petali di rosa appassiti, fragoline di bosco, ribes, ciliegia matura, viola ed una speziatura costituita da foglie di menta lasciate essiccare e bacche. In bocca è elegante, riflette l'equilibrio olfattivo in una trama di tannini la cui finezza non ha rivali e che racchiude un accenno di miele e cera. La mineralità è pronunciata ed altrettanto fine con richiami alla roccia bagnata ed alla pietra focaia. Persistenza lunghissima. Grande annata, grandissimo vino.
Seconda batteria
Giacomo Conterno Monfortino 2006
Rubino chiaro di grande luminosità, ritroso all'inizio a liberare i suoi profumi di un'ampiezza ed una purezza espressiva notevoli, con i suoi sentori di di viola e fiori di campo, i suoi richiami olfattivi al ribes ed al mirtillo, alla liquirizia fresca, alla pietra, alla roccia riscaldata dal sole. In bocca ha un tannino serrato, di una finezza da manuale, chiude con una persistenza enorme, espressione emblematica di un'annata felice. Vino dal grande futuro.
Cereto Barolo “Bricco Rocche” ’85
TCA, peccato.
Giacomo Conterno Monfortino 1974
Rubino cupo con riflessi granato. Quadro aromatico dominato da percezioni di fiori secchi, poi viola, giacinto, bacche, sentori di liquirizia, iodio ad impreziosire un insieme impressionante per varietà e profondità. Al sorso si percepisce equilibrio e calore che invade il cavo orale in un ritorno della viola unita al cacao amaro, con una sapidità minerale che pulisce la bocca e le imprime il suo timbro in una persistenza impressionante
Giacomo Conterno Monfortino 1961
Granato con riflessi luminosi, vino che già al naso si presenta di un'integrità ed una ricchezza che lasciano sconcertati, comunica declinazioni di profumi agrumati, uniti ad ananas, pesca, note di pasticceria e ad una rinfrescante balsamicità con un tocco iodato ben definito. Anche in bocca fa sentire una sinfonia di elementi accordati in un equilibrio sublime e sostenuti da un'acidità ancora particolarmente viva, si avvertono toni esotici di dattero ed albicocca matura, in una trama tannica ancora fittissima che lascia trapelare una salinità definita con una persistenza fuori dal comune. Grande vino e grande bottiglia.
Giacomo Conterno Monfortino 1952
Granato. Il vino comunica la sua vitalità all'olfatto con i suoi aromi fungini, i suoi nobili toni terziari in cui il dolce e l'amaro si alternano, insieme ai toni ematici, ale radici, alla terra umida, alle componenti saline. In bocca entra con la sua piena integrità, in un morbido abbraccio conquista il palato e tutto il cavo orale, con la sua grande struttura, il suo potente estratto e tornano gli elementi dolci e sapidi, di tabacco e iodio. Bellissima prova per questo vino, stella che brilla di luce propria in una batteria che sarà difficile da dimenticare.
Giacomo Conterno Monfortino 1926
I miei compagni della degustazione odierna mi devono perdonare perchè pur condividendo pienamente la valutazione che il 1961 è stato il Monfortino che oggi si è rivelato il migliore, nella mia mente torna insistente, prepotente, invincibile, per quanto cerchi di controllarla, l'immagine di un vino: ha un colore granato rischiarato da riflessi luminosi (come immortalato con felice intuizione da Kalos), al naso è vivo comunica aromi di foglie d'autunno cadute e l'odore della terra su cui si poggiano, c'è anche una nota dolce di petali di rosa lasciati appassire, di tè nero, di torrone, alternati a sangue rappreso e note fungine. In bocca è avvolgente, conserva una sua acidità che sostiene un corpo in cui i tannini risolti consentono di percepire un'alternanza di note dolci e speziate che unite ad elementi nobili di terziarizzazione conferiscono al vino una leggerezza, una piacevolezza ed una persistenza veramente notevoli. Questo vino, anche grazie ad un tappo che ne ha garantito una perfetta chiusura e ad una conservazione incomparabile, ha vinto la sua battaglia contro l'ossidazione ed il tempo. Rimarrà per sempre impresso nella mia memoria. Dovrebbe essere la prima annata del Monfortino messa in commercio, anche se esistono delle prove di produzione precedenti. Una di queste è un cimelio unico, non presente nemmeno nella cantina del produttore, rischierebbe di essere un'immagine onirica se non fosse stata immortalata da Kalos (ed in immagini precedenti comparse sul forum). Tale immagine è costituita da un sacchetto di una plastica trasparente che lascia intravedere al suo interno una bottiglia dal livello e dal colore perfetti, come la 1926 descritta in queste note, una sola cosa sembra distinguerla, l'ultima cifra dell'anno, in cui compare un 4...tale cimelio è in cima ai desideri di molti appassionati (ed io sono tra questi)..
Domaine Zind-Humbrecht Alsace Grand Cru Riesling Vendage Tardive “Brand” ’06
Con il mio bagaglio di emozioni esaurito dall'ultima batteria mi avvicino a questo grande vino dal colore giallo carico, di bella luminosità e dal profilo olfattivo di una ricchezza mirabile: si avverte il tocco della botrytis cinerea, insieme al miele, al confetto alla mandorla, alla scorza d'arancia amara candita e ad una speziatura esotica su un sottofondo di mineralità marcata. In bocca è profondo e complesso, il miele si appropria del centro del palato per poi espandersi in tutto il cavo orale con le percezioni di buccia d'arancia e di pesche candite, di cardamomo e spezie dolci che emergono da una fine struttura in cui la crema di cioccolato bianco è perfettamente sostenuta da una piacevole acidità. La piccola quantità di vino che il bicchiere conteneva si volatilizza tra le mani di un degustatore che vorrebbe fermare per sempre l'intenso bilanciamento tra tutte le sue componenti.
Rinnovo i miei ringraziameni a tutti i partecipanti a questa degustazione difficilmente ripetibile ed, in particolare, al padrone di casa, maestro nell'arte di creare sogni e memorie enologiche