Ce l'ho, uno di questi giorni quasi quasi...
Venerdì sera, invece, dall'amico Massimo al ristorante Le Giare s'è bevuto in compagnia di Guido Zampaglione di Tenuta Grillo.
Persona schietta e alla mano, agricoltore e vignaiolo con le mani nel terreno, come anche i presenti e simpaticissimi Marianna e Raffaele di Pietraventosa, neo cinquegrappoli AIS con il loro Primitivo Riserva 2010, e Cristiano Guttarolo, bravissimo e simpatico patron di Cantine Guttarolo a Gioia del Colle.
Tutti i vini di Tenuta del Grillo fanno lunghe macerazioni e sono praticamente privi di chimica in cantina, ne scaturiscono vini longevi, di non semplice ed immediata "lettura" , ma molto interessanti
S'è bevuto, in considerevoli quantità …
Baccabianca 2007 Tenuta Grillo
Cortese in purezza da lughe macerazione sulle bucce. Appena aperto faticava un po’, ma la sosta nel bicchiere gli rende giustizia e lo rende perfetto sul primo piatto, dopo ben due antipasti. Non sembra un vino del 2007, ma recentissimo, ed al tavolo lo abbiamo avvicinato a taluni friulani macerati famosi. Davvero interessante.
Igiea 2006 Tenuta Grillo
Barbera nerboruta ed esplosiva, quasi rabbiosa. Grande acidità, ma tannino ancora un pelo troppo verde ed aggressivo, ancora da smussarsi. Interessantissima.
Pecora Nera 2003 Tenuta Grillo
Il più godibile e pronto dei vini di Guido Zampaglione. Frutto di un blend di Freisa in gran maggioranza ed aggiunte di Dolcetto del Monferrato, Barbera e Merlot in piccole quantità: quanto basta per rendere il vino già (!) pronto. Vendemmia di dieci anni infatti, ma sembra averne almeno altri e tanti davanti. Gran colore, gran frutto, tannino, bella lunghezza. Ha alcune bottiglie di Freisa in purezza, di cui dice però che sarà pronta forse tra altri cinque anni minimo (!)
Pratoasciutto 2004 Tenuta Grillo
Il più ostico. Dolcetto del Monferrato in purezza, con tannino da campionato mondiale del supermassimo del tannino, e neanche molto educato. Aggredisce le gengive, anche troppo. Caratteristica anche dell’annata precisa uno schietto Guido, che dice la 2006 essere più pronta, posto che comunque il Dolcetto è tutto tranne che, appunto, “dolce”. Anche qui, vendemmia di nove anni, ma ad occhio e croce se ne può stare in bottiglia anche altri 10: colore intatto, profumi terziari inesistenti, frutto deciso, tannino (come detto) immarcescibile, ottima lunghezza. Da un lato incuriosisce tanto, dall’altro paga la scontrosità caratteriale. Da riprovare eventualmente caraffato.
Lamia delle Vigne 2009 Antonio Guttarolo
Paradigmatico. Il Primitivo di Gioia del Colle da pronta e compulsiva beva. Fa solo acciaio e risulta quindi più semplice del Riserva di Pietraventosa, diversissimo dal Contrada Barbatto di Chiaromonte che fa parte della categoria primitivi “body builder”, più simile (forse migliore) del “16” di Polvanera. Ha “solo” 14,5° ed una bevibilità assassina.
Negroamaro 2011 Antonio Guttarolo
Una nota fumé, al palato più che al naso, lo rendeva particolarmente stuzzicante, ma non fa legno. A me che il negroamaro piace più del primitivo è piaciuto tanto, anche se a voler dare voti il Lamia delle vigne merita di più.
EstRosa 2012 Pietraventosa
Curioso rosato da primitivo. In altre zone del mondo sarebbe un rosso, ma la tecnica è quella dei rosati per cui rosato è. A questo punto della serata s’era bevuto troppo, anche perché a queste serate non manca mai il perenne rabbocco del bicchiere, mai…
Champagne rosé brut Fleury
Molto speziato, anche esuberante al naso, scoppiettante in bocca. Floreale, e con una bella lunghezza. Ottimo, ma da riprovare per capire se è amore o l’avventura di una notte.