il chiaro ha scritto:paperofranco ha scritto:gianni femminella ha scritto:Da un po' mi gira per la mente come, e soprattutto perché, mi sono avvicinato al vino a metà degli anni '90. Ne parlavo con un amico il quale mi chiedeva come sia possibile influenzare il gusto dei consumatori e come si possano creare nuove mode, o se preferite tendenze.
Ecco la domanda; mi è sempre rimasta l'idea che all'epoca ci sia stata una campagna pubblicitaria poco percettibile, ma molto efficace, che ha cambiato i numeri nel mondo del vino e forse anche aumentato in certa misura la consapevolezza di alcuni consumatori. La mia idea è fondata o è solo una sensazione personale in quanto collegata alla nascita della mia personale passione per il vino?
grazie a chiunque mi risponda
vanno bene anche clamorose smentite

Secondo me è molto semplice: nessuna pubblicità occulta, è colpa dei forestieri che indotto i nostri poveri produttori ad uscire dal seminato e intraprendere una pericolosa strada di imbarbarimento dei loro eleganti vini, per andare incontro alle richieste di un mercato rozzo e grossolano che chiedeva soltanto colori scuri e impenetrabili, profumi dolciastri e sapore marmellatoso e alcolico..........

....Con il supporto, forse anche involontario, delle guide che hanno influenzato il mercato.
Adesso l'influenza è decisamente minore, ma io ricordo ai tempi che entrando in un'enoteca potevi trovare i vini YYY segnalati in modo molto efficace. Purtroppo, forse per voglia di qualcosa di nuovo, che le mode bisogna crearle per cavalcarle e poi cambiarle quando la loro spinta è ormai esaurita, siam dovuti passare attraverso i supertuscan, le barrique e le iper concentrazioni piemontesi, i vitigni migliorativi (???????) e la cosa è durata più di un decennio. Adesso mi sembra che la moda sia diversa e a mio modo di vedere decisamente più apprezzabile di allora. Appena il bio-sticazzi vedrà la sia spinta esaurirsi si inventeranno qualcos'altro, che il vino bisognerà venderlo ancora.
A me questa cosa delle guide, innegabile da un lato, mi sembra anche un tantino ossessiva dall'altro. Ma soprattutto è diventato un paravento dietro il quale si nascondono oggi una serie di figure chiave per una comunicazione sul vino completa ed equilibrata, slegata da mode e tendenze.
Se i tre bicchieri hanno assunto un'importanza sproporzionata rispetto al loro ruolo, è anche perché mancava (e manca ancora) una capacità autovalutativa da parte di chi fa il vino, una sua idea stilistica che nasce da cultura e conoscenza, slegata o perlomeno parallela alla ricerca di consenso e promozione "facile" attraverso i premi.
Ma soprattutto niente di questo circo distorto sarebbe potuto accadere se gli acquisti nella enoteche e nei ristoranti fossero stati gestiti allora da gente appassionata, curiosa e preparata. Troppo più facile e veloce fare le carte sulla base di punteggi e premi e troppo facile fare gli enotecari e diatributori antisistema oggi. Perché all'epoca si sono arricchiti proprio grazie a questo giochino, gente che vendeva con tutto il rispetto saponi o bibite gassate e che in un anno si sono fatto casa e cambiato due volte Mercedes prendendo la rappresentanza di Banfi e ca' del bosco, firriato e feudi.