gp ha scritto:
E’ troppo azzardata la similitudine con una giuria francese che, assaggiando alla cieca 12 bianchi di Borgogna, tra cui 2 del Maconnais e gli altri della Cote d’Or (Meursault, Chassagne ecc.), finisse per premiarne 5: tutti e due i vini della zona meno blasonata e solo 3 dei 10 della Cote d’Or?
Ho l’impressione che in questo caso ipotetico ci sarebbe un po’ di maretta oltralpe. Da noi invece non ci si meraviglia più di niente, “tutto va ben madama la marchesa".
Può darsi che tu abbia ragione, su questa e altre cose. Però, permettimi, queste fantadegustazioni virtuali da scrivania per me lasciano il tempo che trovano.
I vini vanno assaggiati e riassaggiati, coperti, scoperti, in batterie omogenee e miste, in anteprima, in bottiglia, a distanza di tempo,appena stappati, dopo qualche giorno di bottiglia smezzata, prima di poter trarre delle conclusioni: a volte le prove confermano le prime impressioni, le ipotesi "logiche" e "di buon senso", altre volte proprio no.
Ci sono vini che assaggiamo 4-5 volte prima di arrivare ad una valutazione sintetica e comunque mi/ci restano tantissimi dubbi, beati quelli che leggono una lista e hanno capito tutto. Somma invidia, sinceramente.
Le critiche, le obiezioni, le osservazioni servono sempre per crescere, specialmente quando sono argomentate ed espresse in buona fede, senza altri interessi in campo. Però ci vorrebbe un po' di equilibrio e un po' di memoria: io purtroppo ne ho fin troppa su queste cose qua e se valutassi seriamente le cose "contestate" in questi anni, non riuscirei a trovare un filo "costruttivo" che sia uno. Nella fattispecie:
- due anni fa c'erano 8 aziende su 17 premiate per la prima volta e tutti a scrivere "ma dai, e dove sono i classici, e Molettieri e Caggiano?, ecc."
- l'anno scorso c'era un solo esordiente e non andava bene lo stesso perché chiaramente "è un copia e incolla, lista uguale, ecc."
- due anni fa era premiato Quintodecimo e nessuno delle altre aziende che segue Moio e si contestava "ecco, quindi Moio ora fa bene solo i vini suoi.."
- l'anno dopo erano premiate quattro aziende che hanno Moio come consulente, ma non Quintodecimo, e tutti a ridere: "ah ah, quindi ora Moio fa meglio i vini degli altri e non sa fare i suoi?"
- fino all'anno scorso si sprecavano lamenti e indignazioni perché la lista dei premiati era troppo irpinocentrica (perdipiù col mio peccato originale di essere avellinese), quest'anno non va bene comunque perché con i premi in tutte le province si fa la democrazia cristiana
- fino all'anno scorso lo scandalo era che non veniva riconosciuto il "valore enorme e sottovalutato" (non sono parole mie) di zone come il Sannio e il Cilento, quest'anno viene da ridere perché il Fiano di Avellino vince solo 3 a 2 e comunque le "denominazioni importanti" non si staccano nel conteggio come ci si aspetta.
Va bene tutto, per carità, ma per me è la dimostrazione che un lavoro di ricognizione e racconto non può essere fatto con la teoria, bisogna sporcarsi le mani, anche sbagliare, ma andare avanti con le proprie idee, senza pensare a quel che "vox populi" potrebbe approvare, tanto è impossibile piacere a tutti e mettere tutti d'accordo.
Come detto più volte, queste liste di premi sono la cosa che mi interessa e mi diverte meno: ragionare su queste è come voler giudicare un film dal trailer e lo trovo a dir poco riduttivo, oltre che dannoso. In un gruppo di lavoro non sempre ci si trova d'accordo, è fisiologico, e ci sono dei ruoli ben precisi da rispettare. Ma sono più che mai orgoglioso del lavoro che abbiamo portato avanti in questi anni con persone preparate ed appasionate come Alessio Alexer3b, Stefania Annese, Lorenzo Ruggeri, Giuseppe Carrus, Antonio Boco, persone con cui concordiamo insieme ogni singola valutazione, fino all'ultimo igt da 72 centesimi.
Un lavoro che creerebbe molti meno mal di pancia abbassando l'asticella, giocando cencellianamente con le varie zone e i vari centri di pressione, portando magari cento vini anziché 55 in finale su quasi 1.000 assaggiati, pensando alla Campania come una "nazione" a sé e non, come proviamo a fare noi, collocandola in un contesto "europeo", come forse dovrebbe accadere sempre e come troppe volte non accade per incapacità e totale mancanza di strumenti critici.
Una Campania valutata da chi assaggia solo vini campani non è credibile, per quanto mi e ci riguarda, e soprattutto spiega perché da altre parti le maniche sono tanto larghe e perché gli scontenti sono costantemente di meno..
Sono convinto che l'unica strada percorribile nel lungo periodo resti la nostra, la politica non la sappiamo fare e la lasciamo volentieri agli altri: assaggiamo vini, cerchiamo di consigliare quelli che ci piacciono, colpiscono, troviamo significativi. Un anno saranno più le novità, un altro le conferme, un altro verranno più fuoriclasse dalle zone classiche, un anno da quelle emergenti: impossibile deciderle a tavolino queste cose, o perlomeno non ne siamo capaci. E pazienza per chi non ci trova la conferma delle proprie teorie su carta.