egio ha scritto:Metti un sabato a pranzo nella riserva di arrapaho...
Arrivare a Radda in questa stagione, in una giornata di fine estate in cui come ti alzi un po' da Firenze senti l'aria che cambia, l'umidità che lascia il posto a una brezza asciutta e fresca, con le vigne del sangiovese cariche di grappoli, è uno spettacolo che emoziona.
Bello davvero. Come bella, impagabile, la vista che dall'alto di Montevertine permette di spaziare appieno su questi pendii quasi nascosti, da cui sembra restare fuori ogni bruttura e ogni possibile elemento di disturbo al dolce maturare delle uve.
Ancor più bello il calore, l'accoglienza di arrapaho e della sua splendida tribù, compresi gli ultimi arrivi, Frida e Benny (dicono nulla questi due nomi...? No? La vostra musica allora non è il Pop, quello vero...), i due amici a quattrozampe, con lei casinara e festaiola, lui molto più riservato e in disparte. Il pensiero non può che volare subito al buon Ugo, che di queste lande è stato a lungo il signore incontrastato, esplorandone ogni centimetro quadrato per tanti anni, e dominandole dai dintorni della casa quando negli ultimi tempi acciacchi e età ne limitavano il raggio d'azione.
Non solo Ugo fa sentire la sua mancanza quassù, tanto immensi sono stati gli arrivederci che queste vigne han dovuto affrontare negli ultimi tempi. La bella tavolata che ci aspetta è come se avesse sempre tre bicchieri in più, destinati a chi questi vini li ha sognati, li ha voluti e li ha creati.
Nella casottina in giardino le braci fanno da tempo il loro lavoro, e l'arrosto girato è da sbavo pavloviano.
Due tiri sotto canestro, un'occhiata alle vigne, basta poco per far sentir salire la sete...si parte, il grande tavolo in giardino è pronto:
Philipponat - Reserve Royale: una magnum di uno champagne fresco e vibrante, perfetto come inizio per entrare in clima. Crostini di pane fritto e olio, il salame di Montevertine (grazie "Susanna"), sono la certificazione: siamo in Toscana!
Perrier-Jouet - Belle Epoque 2004: Piaciuto di più stavolta, rispetto a quello bevuto poco dopo l'uscita. Non nella sua annata migliore, ma ora è davvero godibilissimo e perfetto come aperitivo coi biscottini di parmigiano nelle loro mille varianti.
A tavola!
Con la panzanella di cui avrei fatto fuori l'intera zuppiera, i crostini rossi e i salumi di casa - prosciutto stagionato (grazie "Mario") e guanciale da sturbo, sempre roba di "Susanna" (sono i due ultimi maiali che onorevolemente hanno contribuito a modo loro alla realizzazione di tali capolavori...):
Montevertine - M 1986: Non sono obiettivo, considero questo da trent'anni come uno dei migliori bianchi d'Italia. La magnum di ieri rende granitica e non più scalfibile questa mia convinzione. La miglior bottiglia di M mai sentita, e ne ho bevute diverse. Highlander.
Fondo Bozzole - Incantabiss: Il Lambrusco mantovano nella sua migliore espressione. Da uve Ruberti in purezza, sa coniugare come pochi altri la polpa, la concentrazione, la ricchezza di frutto, con l'asciuttezza quasi sgarbata ma verace, la dinamicità e la vena acida dei Lambrusco di razza.
Anfosso - Rossese di Dolceacqua Luvajra 2007: Bottiglia che non va. Tappo infido, carbonica, amaro oltremodo. Peccato, si sente che sotto c'è qualcosa di notevole. Per fortuna, sarà la sola della giornata, con tutte le altre bottiglie oltre ogni aspettativa. (Per rifarrmi della piccola delusione, ne ho aperta un'altra oggi a pranzo e era perfetta...).
Montevertine 2001: Semplicemente, per me se non la migliore versione di sempre, poco ci manca.
Coi crostini toscani, brillante intuizione del nostro anfitrione:
Montevertine - Ambra dolce 1990: Un Jerez fatto con sangiovese, trebbiano e malvasia di candia, mi pare. Una di quelle gemme nascoste ai più di cui questa azienda è ogni volta una miniera inesauribile...
Basta scherzare, signori, l'arrosto girato!!! Solo i profumi bastano a causare i primi mancamenti. l pollo è di quelli che da soli spiegano quanto male ci vorrebbero costringere a mangiare gli allevatori industriali. La carne soda, tenace, gonfia di sapore, la pelle da dipendenza. Il piccione è IL piccione! I tagli del maiale hanno del miracoloso, per consistenza, succosità, golosità: Montevertine, provincia di Oristano...?!?
Baron Pichon Longueville 2000: Giovane, giovanissimo, ma talmente carico, denso, avviluppante e suadente, sia al naso che in bocca. Nessun accenno "verde", se non per i sentori balsamici che emergono con l'andar del tempo, ma tanto, tanto frutto. Sensuale e setoso come in genere Baron non è. Si tratta di un vino che dirà di sè molto, molto di più tra non meno di 5 anni.
Prunotto Barolo Bussia 1993: questo invece è pronto e tutto da godere. Ha tutto quel che deve avere un Barolo di quella zona e di quell'età, e l'annata '93 ancora una volta passa le mie aspettative. Molto apprezzato da tutta la tavolata.
Montevertine - Il Novantuno di Sergio Manetti: questo dovrebbe essere un vino non "degno" del nome PT... Non l'avevo mai bevuto, l'ho trovato meglio dell'Ottantanove; ha una freschezza e una gioventù disarmanti, verticale, teso vibrante. La classica bottiglia da finire senza accorgersi.
Questi sono stati i giovanotti che hanno accompagnato l'arrivo sul tavolo dei senatori:
Montevertine - Le Pergole Torte 1981: Avevo accennato "sottilmente" a arrapaho della mia delusione per la bottiglia andata, che non avevamo quindi potuto gustare insieme, al mitico pranzo di fine maggio a casa dello Stefano Zaccarini, ed ecco che fa la sua comparsa sul tavolo la magnum dei sogni. Non so e non mi interessa disquisire sulla componente psicologica e sulla suggestione del luogo e del momento nella degustazione dei vini. Dico solo che questo è il mio vino del giorno e con l'85 e l'88 bevuti a maggio sale là in cima alla classifica dei miglior PT della mia vita. Ed è un vino in crescita costante, sia ieri nel bicchiere, col passare delle ore - cosa inusuale per i vini di qua - sia secondo me in bottiglia per diversi anni ancora, per chi ha la fortuna di averne. Infinito.
Montevertine - Chianti Classico Riserva 1977: Cambio totale di registro rispetto al precedente, ma un vino altrettanto se non ancor più affascinante. Le espressioni forti di frutto ancora integro, di sangue, di ferro, ben presenti nel PT, qui lasciano il posto a sentori più terrosi, di sottobosco, radici, rabarbaro e chiodi di garofano. Una sinfonia, una cavalcata inarrestabile. Un vino però tutt'altro che avanti, anzi. Per alcuni questo il vero vino della giornata, e sotto il profilo emozionale posso concordare.
Torniamo fuori, qualcosa di dolce, millefoglie e torta d'uva.
Chateau Rieussec - Sauternes 1999: Il Sauternes come deve essere, con naso e bocca da didascalia della tipologia. Se solo avesse quel poco di acidità in più, ma all'annata direi che è il meglio che si potesse chiedere.
La Grappa Riserva di Montevertine ci predispone ai saluti, è quasi l'imbrunire; nella discesa in mezzo a queste vigne vien da chiedersi che vini avremo da quei bei grappoli tra una cinquantina d'anni, ripensando a quel giovinotto che portava in etichetta la scritta "Riserva 1977". La strada qui è tracciata, non resta che seguirla.
........complimenti,per la descrizione,di tutto,e sana invidia......