Mi sembra che si stia un po' travisando quel che scrive Cogliati; almeno da quel che ho capito io, non lancia accuse di inquinamenti occulti, sversamenti di sostanze chimiche notturni e nascosti o comunque di pratiche che dice di aver scoperto con qualche indagine particolare e sconosciute sin qui.
Ricorda solamente come nella Champagne per decenni si sia fatto, soprattutto da parte delle grandi Maisons ma non solo, un uso esagerato e a volte dissennato di prodotti chimici comunque consentiti in agricoltura, con un approccio intensivo esasperato, alla ricerca esclusivamente delle rese più elevate possibili, al tempo stesso disboscando e estendendo a dismisura le vigne (e anche allargando il territorio rientrante nella denominazione), per poi rendersi conto di aver impoverito e inquinato il terreno; a questo punto, per un po' di anni, la trovata per "nutrire" il terreno è stata quella di trasformare le vigne in...discariche a cielo aperto, cospargendole di rifiuti, inizialmente organici, ma non solo, anche quantità enormi di rifiuti solidi urbani sono finite in mezzo a chardonnay e pinot... Poi sono rinsaviti e queste pratiche sono state abbandonate da un po', e anzi in molti produttori hanno sposato la via opposta del biologico ecc.
Nessun avvelenamento nascosto, dunque, né accuse complottistiche. Solo il ricordo di qualcosa che nella Champagne sanno tutti, ma che son stati bravi a non pubblicizzare o a far cadere nel dimenticatoio.
Confermo che lo scrittore adora lo Champagne e non si sogna certo di smettere di berne, anzi...
Cosa che si racconta abbia deciso di fare la regina Elisabetta all'epoca quando,in visita nella Champagne, inorridì vedendo quelle specie di discariche, che le venivano presentate come il nuovo metodo di concimazione...