Ciao Flavio,
complimenti per la neonata!
rispondo velocemente a qualche punto...
Oggi, promuovere i nostri vini all’estero è indispensabile alla sopravvivenza del settore visto che
il mercato che si prospetta per i prossimi anni sarà sempre più dipendente dall’export.
Qui stai parlando della sopravvivenza del tuo business e del business di alcune aziende vinicole che girano attraverso certi circuiti, non certo del sistema "Vino Italia".
dove manca quella cultura del vino che anche noi speriamo possa globalizzarsi presto.
Io preferirei che prima si facesse un pò di cultura del vino in Italia per poi pensare all'estero... se no si finisce sempre per vendere fuffa.
Ma oggi solo gli “Icon Wine” assieme all’alta moda, ai gioielli, alle auto
ed in generale ai prodotti del lusso possono essere gli strumenti per far
conoscere e far “innamorare” dell’Italia popolazioni lontane che del
nostro paese...
E’ gente che ha lavorato fino a ieri a testa bassa e che oggi si vuole
godere le cose semplici della vita e mostrare la propria ascesa sociale
ed è a loro che dobbiamo parlare.
Se volete fare il vino fashion ganzo fate la vostra comunicazione specializzata in quel settore e territori come preferite, ma non venite poi a parlarmi di cultura per l'amordiddio... ste minchiate di esclusività, lusso e amenità varie vanno in direzione contraria a quel che é cultura.
A questo tipo di pubblico servono poche informazioni e chiare, il tuo
suggerimento di classificare ogni zona, peraltro con criteri diversi
va nella direzione opposta, duplicando le attuali denominazioni.
A parte che non ho detto di duplicare le denominazioni, ma eventualmente affiancare la DOC ad una scala qualitativa e ad un'indicazione comunale/vigneto.
Però si le due cose vanno in direzione opposta, infatti abbiamo due visioni diametralmente opposte... tu vuoi spingere un prodotto per aprirlo a nuovi mercati e sostenere il tuo business, io vorrei che ci fosse più informazione e cultura vera sul vino.
Quanto alla tua critica sul prezzo quale metro di giudizio: non è assolutamente convincente quando tu
stesso confermi che il prezzo determina la qualità nello Champagne (anche se si tratta del prezzo delle
uve) e che la Classificazione di Bordeaux è stata basata proprio sul prezzo.
io non ho assolutamente detto che il prezzo determina la qualità nello Champagne, e ripeto per l'ultima volta, si può tenere conto del prezzo ma come parametro soppesato non come unico ed esclusivo parametro perché troppo relativo a infinite variabili non legate alla qualità.
Quindi sarei molto cauto a svilire il lato commerciale, compreso il prezzo, nel mondo-vino.
Io infatti ne ho tenuto conto, il problema sei tu che ti ostini a voler vedere solo quella parte trascurando altri fattori più importanti, ma per carità lo capisco, é il tuo lavoro.
l’analisi dei prezzi ha messo sul podio i 3 vini simbolo delle
3 denominazioni italiane più apprezzate dai più e questo
a nostro avviso è una conferma importante che il metodo
è corretto
CLAP CLAP CLAP
Io fossi in voi brevetterei questa rivoluzionaria formula che mi conferma che i vini più rinomati e cari d'Italia sono anche quelli che vengono venduti di più e più cari nelle aste... il PageRank di Google vi fa na sega a voi!
Dal punto di vista semantico, forse sarebbe stato più “esatto” chiamarla:
Classificazione degli Icon Wine d’Italia, ma visto che l’obiettivo è la
promozione, il termine Grand Cru fa sicuramente più presa.
Eh già... la cultura non fa mai presa, quindi creiamo questi surrugati e diciamo minchiate giusto per spingere il prodotto!
Grazie per questa grande opera di diffusione che fai al nostro amato Vino Italiano!
In merito ai punteggi delle guide: Parker, Tanzer, Suckling a meno di non
voler immaginare l’esistenza di una Spectre del vino va riconosciuto che
le critiche, in particolare di questi tre, raramente si discostano molto
l’una dall’altra e pertanto una certa attendibilità gli va riconosciuta.
Come per il tuo algoritmo, utilizzi metodi di validazione delle tue teorie alquanto bizzarri.
Tre critici, per caso tutti e tre americani, che hanno gusti simili e fanno valutazioni che non si discostano più di tanto diventano tutti automaticamente attendibili per questa ragione, il ragionamento non fa una piega!
Se hanno un'attendibilità non gli deriva certo dal fatto che non si discostano più di tanto.
In conclusione ci spiace che tu sollevi la questione di un presunto conflitto di interessi da parte nostra
Beh un conflitto di interessi palese.
Chi vende vino, deve vendere vino e basta. Chi giudica il vino, deve giudicare il vino e basta.
quando ci siamo limitati ad analizzare il nostro database di aggiudicazioni d’asta che siamo pronti a
mettere a disposizione delle autorità qualora servisse a contribuire alla creazione di una
classificazione Ufficiale dei Grand Cru d’Italia.
Ma veramente credi a sta cosa che il vostro database possa essere utilizzato per fare sta classificazione? Sinceramente...
SE: “La classificazione (...) deve essere fatta da un
pool di persone che hanno competenze in materia come agronomi, geologi, storici, enologi,
produttori, critici e così via...” L’Italia non avrà MAI una Classificazione Ufficiale.
Meglio, io sono della teoria del: "meglio non fare una cosa che farla alla cazzo"
più democratica di quella che suggerisci tu, che definirei “oligarchica”
Eh già, il principio che regola le aste é proprio la democrazia!