Bistecca e Sangiovese!
Pranzo nella tana del Chiaro, che ringrazio, ottima carne, ottima cottura, grande compagnia e bel pomeriggio volato in un attimo.
Come da richiesta del padrone di casa ci è stato chiesto di conferire del sangiovese, ecco il bevuto.
Blanc de blancs extra brut -
Castel NoarnaChampagne cuvée speciale brut -
Alexandre FilaineMontevertine MG 2005 -
Montevertine Giusto di Notri 2000 -
Tua Rita Fontalloro 1999 -
Felsina Monte Brullo 2008 -
Costa Archi Brunello di Montalcino 1998 -
Fattoria la Fiorita Chianti Classico Riserva 2001 -
Castello di Cacchiano Brunello di Montalcino 2006 -
Pian dell'Orino Chianti Classico Riserva Baron Ugo 2006 -
Monteraponi Brunello di Montalcino 2001 -
UccellieraI Sodi di S.Niccolò 2001 -
Castellare Brunello di Montalcino 2000 -
Poggio di Sotto Champagne Nature 2002 -
M.N- Ledru Moscato d'Asti Vinge Vecchie 2005 -
Ca d'Gal Decennale 2001 -
Poggio di Sotto Due considerazioni personali.
Bolle.
Il metodo classico trentino è una bevuta discreta, certo il paragone con gli altri due è piuttosto penalizzante, però non ha particolari pecche se non quella di avere un frutto molto marcato e maturo, che col crescere della temperatura ne aumenta la sensazione caloria. Giocato su note tostate e un pelino "cognaccose" il primo champagne, un bella verticalità, decisamente guizzante di acidi puliza in bocca, non conoscevo il produttore, a quanto pare trattasi di piccolissima produzione e difficile reperibilità. Il nature della Ledrù è asciutto, sapido con una forte sensazione minerale/calcarea, fresco e dritto, forse lo avrei preferito più cangiante al naso marcato da quella nota di mela cotta che non mi piace fino a un certo punto. Moscato d'Asti Ca d'Gal: davvero ricco a partire dal colore, un giallo dorato carico, al naso, aromatico, miele, pappa reale, agrumi canditi, e in bocca che è piena e golosa, forse un pelino troppo carica di dolcezze e con una punta pannosa nel finale, di grande interesse e purtroppo di costo non indifferente.
Rossi.
Dovevano essere i protagonisti della giornata, forse non era la giornata giusta per il sangiovese però.
Tra i miei mediamente buoni, metterei Montevertine 2005, con la solità disarmante facilità di beva, non manca la freschezza, ma più ciccia avrebbe giovato; metterei il Fontalloro, senza sbavature, buona eleganza tannino fitto e legno digerito, metterei in particolare per la sua irresistibile golosità di sorso e la dolcezza del tannino il brunello di Pian dell'Orino, un vino che purtroppo al naso non si è riuscito mai a pulirsi fino in fondo; per gli stessi motivi metterei anche il brunello di Poggio di Sotto, ancora più però impreciso al naso di Pian dell'Orino, ma con una buona e riconoscibile bocca Palmucci style. Ottima performance per la riserva di chianti del castello di Cacchiano 2001, note terrose, frutto nero, buono di croccantenzza e slancio.
A metà del guado il Giusto di Notri che però è stato penalizzato dalla mancanza di aderenza al tema sangiovese, il taglio bordolese, la toscanità e i legni e il frutto scuro, le note caffettose si sentono, ma non snaturano il vino. La Fiorita non è da buttare, ma risulta per me troppo terziario; anche se non mancano gli amanti di questo tipo di evoluzioni, evoluzioni che, a onor del vero, non si banalizzavano nelle note di minestra di verdure e dado star. Il decennale, aperto al volo a fine degustazione, è un vino che ricordavo diverso, questo è molto verticale, con una freschezza che per certi versi ricorda quella di biondi santi, e la gourmandisse è quanto di più distante associ a quella dei vini di poggio di sotto, vino che si beve, ma a bottiglia scoperta ti aspetti altro.
Non è elegante parlare degli sconfitti, purtroppo sia Il Baron Ugo di Monteraponi (con una strana nota linfatica/verde) che il Monte Brullo , che i Sodi che l'Uccelliera (

) non hanno brillato, legni, tannini che asciugano, bocche amare....
Grazie ancora Marco.