Ieri sera serata Onav tematica sul negroamaro di Severino Garofano.
Come sempre ben organizzata, bicchierini perfetti, Stefano Garofano ospite a spiegare perché e per come del vitigno pugliese più grande ed affascinante, con l’eleganza che contraddistingue i loro vini, senza mai far risuonare troppo, come sarebbe stato giusto fare a mio parere, un nome che in Puglia è storia del vino e della viticultura di qualità: Severino Garofano.
Molti dei presenti infatti, a mio parere non avevano idea di cosa e chi avevano dinnanzi ieri: semplicemente non il figlio del proprietario dell’azienda, ma il figlio del Padre-del-grande-negroamaro-pugliese nelle migliori declinazioni possibili, Graticciaia, Patriglione, Le Braci.
Dove ha messo mano ha creato vini bellissimi.
Girofle 2012 – Severino Garofano / Azienda Monaci
Insieme al Rubeus di Nicola è il miglior rosato pugliese. Non riesco a dire, bevuti a distanza, quale preferisco, posto che uno viene da bombino nero e nero di troia, mentre il Girofle da solo negroamaro.
Spiega Stefano Garofano che la scelta del rosato nasce da una volontà storica di produrre un vino da tavola in una terra, la Puglia, che produceva fondamentalmente vini da taglio. Loro scelgono di produrre un rosato di qualità, non come “seconda scelta del rosso”, ma proprio partendo da uve che vengono selezionate appositamente, per produrre un grande rosato che sostituisca il bianco, cui la terra pugliese è poco vocata.
Il colore è tenue, ma vivo, il naso è di rosa e fragoline e poi erbe aromatiche a volontà. Bocca sapida e di grande mineralità. Piaciuto, nonostante la mia poca predisposizione ai rosati.
Eloquenzia 2008 – Severino Garofano / Azienda Monaci
Qualche mese fa la stessa annata mi era piaciuta meno, questa ieri ha meritato qualche punto in più. Solito colore dei vini di Severino Garofano: un granato con sfumature rubino, trasparente, pulitissimo. Bel naso, pulito anche esso, ricchissimo in erbe della macchia mediterranea, di rosmarino, liquirizia ed anche un accenno di cuoio. Non fa legno, ottimo se si vuole spender poco e bere Pugliese e bene.
Qui si inizia a far sul serio ...
Non che con gli altri si scherzi, però mica son andato a pettinar le bambole...
Le Braci 2006 – Severino Garofano / Azienda Monaci
Il colore è bellissimo nella sua classicità ed eleganza. Trasparente, unghia scarica che non denota nulla, visto che sino alla 2000 che berremo alla fine saranno tutti simili. Vino che sembra già compiuto ed arrivato … poi arriveremo alla 2000 e sarà come se fosse ancora lì, coerente ma diverso o diverso dal fratello più giovane ma coerente, fate voi. Il primo impatto nasale mi lascia un pelo perplesso per una nota smaltata che presto però svanisce e lascia il campo ad una bocca meravigliosa, fatta di amarene sottospirito che dalla bocca risalgono su sino al naso e avvolgono il palato insieme a sapidità, erbe aromatiche: fa solo un anno di barrique nuove di allier francese, per poi farne diversi di vasca di cemento e almeno uno di bottiglia prima della commercializzazione. Tannino vellutato ed uniforme. Gran dama in abito lungo.
Le Braci 2004 – Severino Garofano / Azienda Monaci
Per me sino alla fine sarà la bottiglia (limitatamente all’eccellenza del Le Braci) meno performante della serata. Sembra più giovane della 2006, e quasi fatto con altra uva cicciotto com’è: più caldo, più dolce, anche più tannico e con una nota leggermente vanigliata (al naso) e poi evidente nota di china: sia chiaro, ne berrei a litri, anzi forse è il più moderno, quello un pelo più “tacchi a spillo e minigonna” in un consesso fatto di abiti lunghi, però rispetto agli altri quattro perde il confronto.
Le Braci 2003 – Severino Garofano / Azienda Monaci
La sorpresa. Si dice sempre che il grande enologo lo vedi nelle annate difficili. Stefano Garofano, ad una mia richiesta di chiarimento sulle annate non commercializzate (2002 e 2005 ad oggi) spiega che la torrida 2003, alla fine li ha fatti tribolare ma sono riusciti a cavarne fuori un gran prodotto, a differenza della maledetta 2002 e della 2005 che ha avuto altri problemi.
Questa 2003 mi lascia di stucco: appena più alcolico al naso (ma non sarà la suggestione dell’annata?, mi dico …) e poi chiodi di garofano (nomen omen) e spezie, china e liquirizia, in un equilibrio complessivo che ritrovi poi al palato, dove è morbido, con una carica acida rimarchevole.
Dimenticavo il colore: anche qui poche le differenze con la 2006, a riprova che quell’unghia scarica e quella trasparenza è un segno di eleganza ricercato, voluto.
Le Braci 2001 – Severino Garofano / Azienda Monaci
Lo si vede subito: l’annata perfetta. Nel 2001 hanno fatto tutti grandi vini, quindi non poteva essere diversamente anche qui.
Le Braci 2000 – Severino Garofano / Azienda Monaci
Per me la migliore. Suggestione da prima annata del nuovo vino del più grande enologo di Puglia (anche se lui è campano), suggestione da vino più diverso da tutti gli altri ma ugualmente buonissimo. In un accesso "joyciano" mi appunto: colore integro, più scuro della 2006, ingresso dolce gran tannino ancora ben presente liquirizia rotondità al palato cuoio rosmarino gradevolmente amaricante nel ritorno grande persistenza. madonna nella settimana santa, altro che sepolcri.
Meraviglioso. Il padre del negroamaro pugliese è lui, il più elegante anche quando Stefano ricorda con grande tatto il nome di Mino Taurino, che con il papà Severino hanno avuto il sogno di cambiare la storia del vino pugliese.
Bravi e grazie a nome di tutti.