paperofranco ha scritto:l'oste ha scritto:Bevo con piacere molti sangiovese e molti pinot noir, li preferisco anche a seconda dell'abbinamento col cibo, della tipologia della bevuta o del mio trip del momento.
Non credo però si debba ideologizzare troppo la propria posizione su sangiovese, pinot noir o quant'altro.
E' abastanza normale che un'area grande come quella del Chianti possa offrire un maggior numero di produttori non commerciali o "turistici" rispetto alla stretta e corta striscia della Cote d'Or. Più che matematico direi che è catastale.
E' anche ovvio a livello commerciale che in Italia i canali di offerta sui Chianti portino ad avere vini con meno ricarichi di quelli di Borgogna. E che quelli che in Borgona paghino il giusto quei vini poi li ricarichino in Italia (a volte onestamente a volte da pirati).
Però dire che i village fanno praticamente tutti cagare e per bere bene in Borgogna devi spendere almeno la cento euri, mi pare una generalizzazione poco obbiettiva, almemo per i miei gusti.
Non ritornerei poi a fare liste di nomi sulla Langa "media" che vale, anche perchè mi sa che sono proprio in pochi a pensare che valga poco, ma anche qui il "poco" e il "tanto" sono soggettivi.
Basta eliminare i punteggi e passano le menate.
Come sai, nessuno ha detto che i village fanno tutti cacare. Parlando di bourgogne rouge, per quanto mi riguarda, dopo svariati vini bevuti e assaggiati ho deciso che il pn in quella categoria non m'interessa, non mi viene mai voglia di berlo e quindi di comprarlo. Non è una posizione ideologica, è una scelta.
Se voglio bere un pn vado sui village o sui 1er. Relativamente al citato gevrey v.v. di Fourrier, penso che sia un vino buonissimo e che 50 euro non siano pochi.
Ovviamente dicendco "fa cacare" stressavo il concetto perchè da appassionato non vorrei che si pensasse che per bere bene (concetto ovviamente relativo e soggettivo) con il pinot noir devi spendere almeno un verdone da 100 altrimenti meglio cercare altrove, dove i vini costano meno e sono buoni uguali anzi pure di più.
Questo lo dico a prescindere dal confronto (che non tu, ma alcuni forse scherzando enfatizzano ideologicamente) con il sangiovese. Oltre a bere e ad amare il sangiovese, ho scritto chiaro che se facciamo la conta dei buoni vini
entry level (10/30 €) di cui si parla nel topic, sono più numerosi quelli chantigiani anche perchè appunto -credo sia anche un fatto di proporzioni- la superficie vitata toscana è di gran lunga superiore alla borgognona.
Vorrei però aggiungere una riflessione personale non tanto ot sul tema. La Borgogna è maledettamente complicata (cit.), Nel Chianti la maggior parte dei piccoli e medi produttori imbottiglia un toscano igt (mischiato con internazionali o no), un chianti base generico, un riserva e/o (ma più raramente) un cru diciamo "monovigna".
In Borgogna questa "semplificazione" produttiva non sempre esiste, anzi direi raramente.
Ogni Domaine ha le principali parcelle nel comune della sua appellation storica. Poi molto spesso, anche i recoltant hanno magari un paio di parcelle in altri comuni e fermo restando la bravura del manico a volte da alcune parcelle o comuni (a volte anche da alcuni cru) più di tanto non si tira fuori.
Per esempio se di Roumier bevi il suo Chambolle base bevi uno tra i migliori village in assoluto, ma non si può dire la stessa cosa del suo 1er Clos de la Bussiere (quindi categoria e fascia di prezzo superiore al village), che -per carità del cielo- è un buon vino e sta migliorantdo di annata in annata, ma non è il top del comune di Morey. Questo capita con Roumier, che ho preso ad esempio perchè è uno dei grandi manici assoluti di Borgogna (e non solo), ma avviene anche con molti altri produttori meno importanti.
Il discorso volendo si farebbe ancora più complesso perchè nella Cote alcuni produttori per esempio hanno magari la cantina a Vosne con tutti i loro bei lieviti di cantina e terroiriali, ma poi in quella stessa cantina ad invecchiare ci vanno anche le due/tre piece della loro parcella a Chambolle o a Gevrey che sono terroirialmente un po' diversi.
Paradossalmente sarebbe come se nel Chianti la stessa azienda (parlo sempre di aziende medie, non "industriali") imbottigliasse contemporaneamente un Chianti di Radda, una riserva di Rufina e un cru di Castelnuovo Berardenga.
Comunque sia, ben venga una degustazione parallela (non mi piace dire sfida) tra Chianti e Village (o Bourgogne ben scelti).
Tra l'altro la grande adattabilità di abbinamento di entrambi i vitigni aiuterebbe a non fare si che il cibo possa influenzare troppo e "sbilanciare" i sensi.