Messaggioda paperofranco » 15 mar 2013 12:00
La Grande Année 2002 Bollinger(sboccatura marzo 2012).
Ma che gran bello champagne. Lo avevo già bevuto poco più di un annetto fa con sommo piacere e oggi non sposto di una virgola quella che è stata la mia prima impressione. Uno champagne a suo modo perfetto: naso elegante su belle note agrumate e di crema pasticcera; in bocca è intenso, setoso, profondo, lungo.
Piacevolezza di beva estrema, sensazione di frutto giunto a perfetta maturazione, preservando al contempo la giusta acidità, indispensabile per la tensione gustativa. In poche parole un piccolo capolavoro di equilibrio; a mio modesto parere.
Coulée de la Serrant 2001.
Colore giallo oro brillante, di una luminosità sorprendente, bello davvero. Apre al naso su pietra focaia per spostarsi rapidamente verso il miele, l’arancia candita, la mela cotogna e una nota marina/iodata particolarmente accattivante, inserita in questo quadro olfattivo quasi da vino dolce, vino che dolce non è per niente, tutt’altro. In bocca è morbido, asciutto e vellutato, acidità ancora viva, a rinfrescare un bel frutto maturo; anche qui l’equilibrio è una dominante, un vino che dà il piacere fisico del sorso; chiude in allungo, succoso e sapido, alla grande.
Per me questo è un gran vino, colto forse all’apice dell’espressività, uno dei migliori Coulée che ricordi.
V.R. 1er Aux Brulées 2004 Méo-Camuzet.
Verde, più verde di qualsiasi altro 2004 fin qui sentito. Fortunatamente è solo una brutta partenza perché con l’aria il lato vegetale dapprima fastidioso a dir poco, si ridimensiona sensibilmente, e si compone un quadro olfattivo complesso, non privo di eleganza. Comunque è meglio in bocca, dove il vino ha dimensione, carattere, piacevolezza, e riesce a trovare anche una certa profondità nel finale. Buono, anche molto buono, ma qui ci si ferma, il blasone e la bravura del produttore non riescono a sconfiggere l’annata grama. Vino che ha ancora una bella freschezza, ma io non credo che possa migliorare molto con il tempo, anzi avrei paura che se cede quel poco di frutto alla fine resterà solo il verde, però magari mi sbaglio.
V.R. 1er cru Les Beaux-Monts 2006 Jean Grivot.
Produttore di cui non si parla molto, anche fra i borgognofili più incalliti, ma io ho bevuto delle belle cose. Questo in particolare non è che mi abbia fatto impazzire. Ancora molto giovane, al naso si percepisce già l’eleganza, ma il ventaglio si deve ancora aprire; in bocca ancora leggermente scontroso, comunque appagante al sorso e di ottima persistenza. Non riesco a trovargli un difetto, ma per qualche misterioso motivo alla fine ho preferito il Méo, che avrà il difetto del verde ma anche tutt’altra personalità, almeno per il momento.
Vouvray Moelleux Le Mont 1996 Domaine Huet.
Anche questo è un bel giallo oro brillante. Al naso, si va dalla perdita di gas metano alla mela cotogna, passando per un leggero tocco di burro. Pochissimo dolce, acidità che è ancora una scossa elettrica, da chenin blanc di queste parti; finale un po’ asciugante. Non sono pratico di questa roba quindi mi rivolgo ai conoscitori; secondo me è ancora da aspettare e domando, visto che è un argomento abbastanza sensibile oggi: certe caratteristiche organolettiche, almeno per come le ho sentite io potendo ovviamente aver preso una cantonata, quali la nota idrocarburica talmente intensa da essere pungente e la sensazione di secchezza finale possono dipendere dalla solforosa? Grazie.