beluga ha scritto:Continua a sconcertarmi il morboso interesse mediatico
....
i media li vedo soprattutto interessati al fenomeno "ultra'" o ultra-ultra (insomma quella minoranza violenta di ultra)
se quello che scrive Repubblica e' vero (ma la mia sign esprime comunque un sano scettiscismo verso la stampa), e' inquietante la situazione
stampa a parte pero', chi vive a Roma le scritte sui muri le legge
"Onore a Liboni" e' una di queste ad esempio
e ben prima che scoppiasse 'sto casino
-------------
Dalla curva all'eversione
"20mila violenti contro il Sistema"
di CARLO BONINI
ROMA - Prigionieri di un equivoco rassicurante, il Paese e la sua classe politica hanno raccontato e continuano a raccontare a se stessi i violenti da stadio come un'appendice purulenta ed endemica del gioco del calcio. Una sua manifestazione velenosa. Un affare da tornelli, steward, trasferte vietate. Le cose, purtroppo, non sembrano stare così. Non più, almeno.
Le note interne redatte nell'ultimo anno dal Dipartimento della Pubblica sicurezza raccontano una nuova forma di eversione. "I gruppi - si legge - perseguono una contrapposizione al "Sistema". Il che si traduce in una accentuazione dello scontro violento con le forze dell'ordine, considerate i primi nemici, perché braccio armato della "repressione" e "al soldo" delle pay-tv e degli interessi economico-finanziari del calcio".
Eversione al Sistema. Le due parole, il concetto che esprimono, non sono semanticamente neutre. Spiega un alto funzionario dell'Antiterrorismo: "Ho abbastanza capelli bianchi in testa per dire che se guardiamo a come definisce il "Sistema" questa gente che ha dichiarato guerra al Paese e andiamo indietro con la memoria a un'altra stagione, si ripropone, mi si passi la semplificazione concettuale, il canovaccio del "Sim", lo "Stato Imperialista delle multinazionali". Perché assai simile è il triangolo che definisce il perimetro in cui iscrivere il nemico: istituzioni, profitto, repressione".
Può apparire un'iperbole. Ma se i numeri e le analisi del Dipartimento della Pubblica sicurezza sono corretti, l'analisi rischia di essere persino sottostimata. In uno dei suoi ultimi censimenti, la nostra polizia di Prevenzione (che da sette anni, vale la pena ricordarlo, dispone presso ogni sezione delle Digos di "squadre tifoserie", unità interamente dedite al controllo e alle indagini sulle frange violente del tifo) stima in poco più di 80 mila i tifosi organizzati.
I cosiddetti "ultras", per usare un termine generico che ormai nulla dice davvero di quel che si muove nelle curve. Perché è in questo numero indistinto - segnalano le note del Dipartimento - che si manifesta il grumo eversivo che non si vuole vedere. Parliamo di "almeno 63 gruppi di estrema destra e 35 di estrema sinistra". I primi, capaci di raccogliere intorno alle proprie sigle "14.630 "sostenitori"". I secondi, "5.275". Ventimila persone in tutta Italia.
"Sufficientemente poche - osserva un funzionario di una delle Digos delle piazze più complicate del Paese - per far dire agli addetti ai lavori del calcio che questa gente è una minoranza che non può uccidere lo spettacolo più bello del mondo. Tantissime, dal nostro punto di vista, considerando quali meccanismi emulativi e che tipo di reazioni a catena possono scatenare dentro o fuori da uno stadio solo cento di questi soggetti".
Torniamo dunque al "Sistema". Che sia grazie a un collante di natura "eversiva" che si è andata saldando e definendo la geografia e la natura del "tifo" violento è una circostanza dimostrabile - ad avviso del Dipartimento - documentalmente, quanto empiricamente. "Il dato che si pone in assoluta evidenza - si legge nelle analisi del Viminale - è l'esistenza di una "teoria dell'opposizione violenta" contro "il sistema istituzionale"" assunto nella sua manifestazione materiale e soprattutto simbolica.
Non è un caso, insomma (ma è al contrario rivelatore), che nella domenica da cani di Roma e Milano, l'assalto sia alle caserme, ai commissariati, al palazzo del Coni, agli operatori delle televisioni. Non è un caso che d'incanto la tradizionale lettura delle "curve" con le categorie politiche della "destra" e della "sinistra" risulti un ferro vecchio. Non è un caso che la domenica di Roma e Milano abbia dimostrato con quale facilità "tifosi" di squadre diverse, divise da rivalità secolari (Roma e Lazio su tutte), si possano ritrovare a impugnare coltelli e spranghe sullo stesso lato della barricata.
Del resto, che l'elaborazione di una "teoria dell'opposizione violenta" sia diventato bagaglio comune a quello spettro politico tradizionale (destra/sinistra) con cui ci ostiniamo a leggere con pigrizia le curve degli stadi, neanche fossero l'emiciclo del Parlamento, trova conferma proprio quando la fotografia delle frange violente del tifo diventa di dettaglio. Ancora le note del Dipartimento: "Anche nelle tifoserie orientate verso l'estrema sinistra e l'antagonismo, comprese le frange anarchiche e quelle cosiddette dell'Autonomia di classe, si osserva lo sviluppo di una lotta contro la repressione esercitata dallo Stato attraverso le forze di Polizia. Come dimostrano iniziative assunte nelle curve di Livorno, Torino, Venezia, Terni, Ancona, Pisa, Taranto, Massa Carrara, Savona sui temi della "repressione" del "carcerario", della "lotta all'imperialismo"".
Secondo dunque una dinamica formalmente di segno politicamente opposto, ma di identica sostanza, a quella dei gruppi di destra, ormai nel pieno controllo delle curve "del nord-Italia, del Triveneto", ma anche di "Roma, Ascoli, Napoli, Salerno, Cava dei Tirreni, Catania".
L'iniziativa, sin qui senza precedenti, della Procura della Repubblica di Roma di contestare l'aggravante delle "finalità di terrorismo" agli arrestati per le violenze di domenica segnala che l'analisi del Dipartimento è forse destinata ad aprire una breccia, quantomeno nella percezione del fenomeno. Che quella parola - "eversione" - forse non è un'iperbole. Che accettare di misurarvisi significa anche comprendere chi abbiamo di fronte e cosa ci attende.
"Forme di violenza oggettivamente eversive, ma che dell'eversione non hanno sciaguratamente la progettualità", per dirla con le parole di un funzionario della nostra Antiterrorismo con lunghi anni di esperienza nell'ordine pubblico negli stadi. "Negli anni '70 - dice - nessun corteo, di neri o di rossi che fosse, avrebbe mai neppure concepito l'assalto a una caserma delle volanti, dove sai che troverai gente in divisa che nelle macchine ha le armi. E questo è un problema. Anzi, è il problema. Lì dove esiste una forma di eversione senza progetto, hai una notte vera, in cui tutto diventa drammaticamente possibile e tu non sei più in grado neppure di immaginare le mosse di chi ti è di fronte".
(13 novembre 2007)