Messaggioda fly666 » 16 ago 2023 05:01
Il dirigibile.
La striscia di asfalto che portava ai garage era nera e regolare, ben fatta da sembrare quasi liscia.
I ragazzi del parco vi trascorrevano i pomeriggi quando era bel tempo, con un pallone o le racchette da tennis. I confini erano alte mura cementate e grigie, separavano la proprietà da una palazzina più piccola e popolare.
Quel mattino la scuola era chiusa, per lavori di pulizie, e uscito da casa attraversai i sotterranei per le rimesse interrate e fui all’aperto.
Ero solo, con la busta di plastica grigia che avevo acquistato all’edicola contenente il piccolo dirigibile, giocattolo da pochi spiccioli che mi era sembrato un affare da non perdere: le istruzioni riportavano che, esposto ai raggi solari, avrebbe preso forma alzandosi in volo.
L’aria era fresca e tirava poco vento, il sole illuminava per tre quarti la porzione di asfalto. Scartato dall’involucro il dirigibile, della grandezza della fodera di un cuscino da letto, lo distesi per terra e aspettai.
Subito si rigonfiò lentamente, grigio e tetro come il cielo della città nei giorni di pioggia, e prese a sollevarsi lentamente dal suolo.
L’attesa di un gioco simile all’aquilone era divenuta una sensazione di angoscia e paura, quel grosso topo sembrava prendere la forma del tempo che scorrendo mi portava via con sé, lontano da mia madre, da mio padre, verso una ignota destinazione che però sapeva di polvere e nulla.
Neanche pensai di fermare il piccolo oggetto che, adesso libratosi, si alzava in volo e trattenerlo legandolo con la sua funicella. Lo guardai allontanarsi verso l’alto e sparire tra i palazzi, chiedendomi se fosse più solitario il suo primo ed ultimo volo o la mia prima fanciullezza.
Tornai in casa senza passare per i garage ma uscendo prima per strada, e la paura calò e quasi scomparve dinanzi al traffico d’auto e gente per la via.
take a sad song and make it better