harmattan ha scritto:Non è proprio così, Andrea. Parti dal presupposto che l'informazione ufficiale tende ad assolvere la moneta unica per mille interessi. Il seguente articolo dell'Inkiesta
http://www.linkiesta.it/blogs/mercato-e-liberta/italia-e-spagna-due-crisi-confrontoillustra sinteticamente le dinamiche delle due crisi (Italia vs Spagna) conducendo sul banco degli imputati sempre lui: l'euro.
...I primi dieci anni della moneta unica hanno prodotto un crollo dei tassi di interesse (spread), fino ad arrivare all’assurdo che il debito greco costava meno di quello inglese. Ciò ha provocato un ingente flusso di capitali verso la Spagna, che ha a sua volta prodotto una bolla finanziaria e immobiliare che ha provocato, esplodendo, la crisi fiscale, e ha pesantemente influenzato le dinamiche del mercato del lavoro. Solo su una cosa non si può essere d'accordo nell'articolo, ossia sul fatto che in Italia non esiste una bolla immobiliare. Ma questo è un altro lungo argomento.
Questo articolo è una coglionata scritta in sinistrese. Da quando in qua l'afflusso di denaro in un paese provoca la spesa da parte dei suoi cittadini? La tesi di fondo dell'autore è che
non esistono le decisioni economiche individuali, ma che sono eterodirette dai flussi di capitali esteri.
Ma a provocare la bolla immobiliare spagnola sono stati i cittadini spagnoli presi da euforia di fronte al denaro a basso costo: c'è chi ha fatto un mutuo colossale per comprarsi una casa troppo bella per i propri redditi e chi si è improvvisato costruttore; la stessa cosa è successa negli USA (mutui alternate-A e subprime, jumbo loans, ma anche Home Equity Loans sulla crescita di valore), Irlanda, Islanda; stanno crollando i valori in Olanda; siamo in piena bolla in Danimarca e Australia. In tutti questi paesi il comune denominatore è la disponibilità di credito abbinata al desiderio quasi competitivo dei cittadini di comprare una casa più nuova, più bella; e in molti di questi paesi il desiderio di Banche Centrali e governi è stato quello di non fare esplodere la bolla ma cavalcarla.
"La Spagna ha avuto un forte deficit commerciale: gli altri paesi hanno investito in Spagna grosse somme, mentre in Italia il deficit commerciale è stato contenuto. Una volta collassata la fiducia nella Spagna, sono venuti a mancare questi fondi, e quindi gli investimenti ne hanno risentito."
L'autore confonde lo sbilancio della bilancia dei pagamenti (che comprende gli investimenti esteri nel paese) con quella commerciale (che è stato il vero problema spagnolo, con punte del 10% annuo di PIL di disavanzo). Il saldo negativo della bilancia commerciale comporta la creazione di un debito netto verso l'estero, che va finanziato prendendo a prestito dall'estero una somma corrispondente. Se la Spagna non avesse accumulato un passivo di trenta punti di PIL in pochi anni non sarebbe messa così.
Le bolle immobiliari in questi paesi non sono MAI state provocate da investimenti stranieri, ma da acquisti interni. Le uniche città al mondo dove è la domanda estera a fare il prezzo sono Londra, Ginevra, New York e forse Singapore e Hong Kong.
"La crisi spagnola ha colpito il mercato del lavoro. Del resto la Spagna ha un mercato del lavoro ancora più rigido del nostro (si veda l’employment protection index di OECD)."
Palle. La Spagna ha SEMPRE avuto il più alto tasso del pianeta di contratti flessibili o a tempo determinato. Pre-crisi, la cifra era sopra al 30% quando la media europea stava attorno al 12% (Italia compresa). Forse da loro i contratti a tempo indeterminato sono più rigidi che da noi, ma proprio per questo l'utilizzo di forme più flessibili è stato massiccio.
Mi stupisce molto che l'autore scriva per l'Istituto Bruno Leoni, paladino del liberalismo spinto; tesi risibili, affermazioni non supportate dai fatti, anzi, fatti che dipingono una realtà diversa. MAH!